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Guida di Trani

Sac. Salvatore Carlo Capozzi- Guida di Trani Vecchi e C. Trani ,1915,ristampa con riproduzione dall’originale a cura dell’associazione Traninostra,progetto grafico: Francesco Petrarota.Info cell: 3478355164.


Con grande ammirazione mi è capitato di avere tra le mani questo libro. Il canonico Salvatore Carlo Capozzi, sacerdote tranese, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento, aveva colmato la carenza di una guida agile sulla città di Trani.

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La speranza non è in vendita

Luigi Ciotti –La speranza non è in vendita - Giunti /Edizioni Gruppo Abele, 2011 Prato-Torino, Euro 10     L’ultimo libro di don Luigi Ciotti è un focus di strettissima attualità,riflette, declina un lessico e i valori, al centro del dibattito culturale e politico di questi ultimi anni. In un mondo d'ingiustizie sempre più intollerabili, la speranza rischia di diventare quasi un lusso, un bene veramente alla portata di pochi. Ma,una speranza “d'elite”, una speranza che esclude, in realtà è una speranza falsa. Per fermare questa compravendita di speranze di seconda mano, bisogna trasformare la denuncia dell'ingiustizia,in un impegno concreto per costruire la giustizia. Questi sono i presupposti da cui nasce “La speranza non è in vendita”, l'ultimo libro di don Luigi Ciotti, un lavoro composto in quarantacinque anni di faccia a faccia,gomito a gomito, con le persone, incentrato su incontri, di strada fatta a fianco degli ultimi, prima nel Gruppo Abele, poi, in Libera,un movimento inclusivo di oltre un migliaio di realtà sociali del nostro Paese,tra cui fa parte anche Legambiente. Un testo “per non cedere alla rassegnazione, al cinismo e all'indifferenza. E per ricordarci che la strada dell'impegno è scandita da tre parole: corresponsabilità, continuità, condivisione”. Le categorie “dell’etica della corresponsabilità “  che consistono “nel vivere in modo generoso il proprio ruolo di cittadini”.La “continuità “è “trasformare l’indignazione in un sentimento stabile “. La condivisione “è sapere che da soli non andiamo da nessuna parte”.Le disuguaglianze, partendo dal Vangelo di Luca(6,21-25), riflette su due aspetti fondamentali: la flessibilità ( ma il mercato non è flessibile )e la prassi fagocitante che vive di un sistema di sfruttamento, di morti bianche sul lavoro, della tratta degli esseri umani. Il dogma del libero mercato ha creato” disuguaglianze e povertà anche in Paesi dall’economia tradizionalmente solida”. Questo sistema ha provocato anche ulteriori conseguenze di insostenibilità di “devastazione di risorse ambientali”; la “globalizzazione” diventa “la riduzione di tutto a valore di mercato”. In questo contesto, il carcere diventa una discarica sociale. La privatizzazione è “l’usurpazione dello spazio pubblico”, “l’egemonia della finanza “ha realizzato “la dissipazione delle ricchezze reali”, “l’eclissi dell’etica”ha provocato “la perdita del legame sociale e del senso di responsabilità”.A questo punto,citando il cardinale Anastasio Ballestrero, ricorda al lettore che :”….con il Vangelo non si bara!”e don Ciotti aggiunge anche il valore sociale della Costituzione italiana,perché entrambe con un frasario differente, esprimono “dei diritti ,di valori delle diversità”,evidenziando che la Carta costituzionale, manifesta le differenti espressioni culture sociali, “da il senso dello stare insieme all’interno di una società ormai plurale….in cui si valorizza una pedagogia della libertà”. Su questo tema, il libro dedica un capitolo sul ruolo delle Chiese che “interferiscono “, nel dare dignità,libertà, cultura e democrazia,riferendosi,in modo particolare,ai discorsi di Benedetto XVI, nel corso dell’ultima visita a Palermo e di Giovanni Paolo II, che dalla Valle dei Templi nel 1993, urlò il suo anatema contro la mafia, indicando senza se e senza ma, una vera e profonda conversione. Tuttavia, don Luigi Ciotti delinea nuove forme di mafia:il clientelismo, l’evasione fiscale e la corruzione. Il rischio concreto è di un analfabetismo etico,qui la Chiesa ha un ruolo fondamentale, come lo dimostra anche il documento della CEI del 26/09/2011,in cui ha denunciato anche  la corruzione dei costumi pubblici. A questo punto, si deve vivere una fase dell’impegno sociale in cui:”…la legalità è uno strumento….il buon uso,l’uso corretto implica la presenza di altri due elementi: la responsabilità individuale,la giustizia sociale”. Il futuro non è nell’economia, negli spread,nei PIL,nell’euro tout court, ma nella cultura della responsabilità per generare la speranza ,non come utopia,ma come un futuro possibile. I destinatari siamo tutti, se vogliamo saldare Terra e Cielo e citando don Tonino Bello,don Ciotti conclude il libro, con le seguenti parole:”Sono convinto che il senso della morte,come quello della vita,dell’amicizia,della giustizia,e quello supremo di Dio,non si trovi in fondo ai nostri ragionamenti,ma sempre in fondo al nostro impegno”.     Giuseppe Faretra   Dal volume pag.50 Cap.4: La democrazia   Doni impegnativi La democrazia si fonda su quei due doni:giustizia e dignità. Si tratta di doni impegnativi ,che esigono da chi li riceve di non tenerli solo per sé ma di diffonderli e moltiplicarli, affinché diventino universali. Essendo “beni relazionali “,acquistano valore quanto più toccano la vita di tutti. La giustizia riguarda l’intera comunità: nessuno può esserne escluso ,come nessuno ci può sottrarre. La dignità è una prerogativa di ogni singola vita,e a maggiore ragione se è una vita “diversa”,”straniera”non ancora inclusa nella comunità,non ancora riconosciuta dalle sue leggi. Accanto a giustizia e dignità,allora, bisogna  mettere una terza parola,senza la quale la democrazia non potrà mai stare in piedi: impegno. La democrazia è il più giusto ma anche il più difficile e faticoso dei sistemi per governare uno Stato ,perché ha bisogno del contributo e della responsabilità do tutti. Tutti devono darsi da fare perché la dignità e la giustizia continuino a essere i cardini delle relazioni umane.

La storia si fa con i piedi

Mauro Armanino –La storia si fa con i piedi-Diario di missione a Genova,Emi ,Bologna 2011 Euro 10.

Abbiamo incontrato Padre Mauro a Corato lo scorso marzo per la presentazione del suo volume.

Il missionario genovese è una figura molto ricca di esperienze di vita. Il circolo di Legambiente ha promosso una manifestazione che poteva aprire nuovi orizzonti in cui l’integrazione,la tolleranza e l’intercultura potevano arricchire il nostro bagaglio esperienziale. Il libro raccoglie testimonianze che ci hanno arricchito ed aperto squarci di un nuovo mondo possibile. Il missionario genovese Mauro Armanino nel suo ultimo volume descrive la sua esperienza nel centro storico di Genova. Nel corso di un triennio dal 2008-2011,ha condiviso la vita sociale e umana, nel porto più importante d’Italia, nei vicoli e nei paesaggi eternati dalle celebri canzoni di Fabrizio De Andrè con i suoi attuali cittadini, e residenti ovvero, in  gran parte, extracomunitari,alcuni clandestini per la legge,e gli ospiti della Casa circondariale di Marassi,ma soprattutto di tanta gente invisibile per necessità. I vari capitoli brevi ed intesi narrano i differenti incontri con le suggestioni,in un uno stile scarno ed essenziale, evidenzia,in modo particolare, la ricchezza che ciascun uomo porta con sé con il proprio bagaglio esperienziale. Il missionario della SMA (Società Missioni Africane) ha vissuto in varie parti del mondo in tre Continenti :Europa, America ed Africa,le contraddizioni della nostra società occidentale luogo apparente dei diritti civili, talvolta, insidiati nei principi e nei valori, di una società dove l’economia, talvolta piega e immola l’uomo all’altare del benessere materiale. Mauro Armanino con le sue esperienze vive nelle strade del centro storico di Genova, ha condiviso da missionario le inquietudini dell’uomo, che mostra le ferite ricercando un approdo non solo come arrivo, ma come una ripartenza di un futuro migliore e sostenibile. La parte centrale del libro è una riflessione personale sugli aspetti fondamentali di un’esistenza che si sta decontestualizzando in modelli di vita che sono altri,ma molto spesso che non corrispondono alla vita reale.  Il messaggio chiaro e sottile è quello che bisogna farsi carico degli altri:dei poveri ,dei carcerati ,degli ultimi,con le loro lacrime e il loro sangue molto spesso si fa la storia,che si fa appunto,con i piedi sulle strade del mondo e della vita.  Il compito  può essere quello di ciascuno di noi, laico o cristiano,credente o neofilantropo,  è quello di essere compagni di strada di chi ci sta accant deve interessarci la vita in ogni forma e dimensione,non per pruderie dell’interesse della notizia di consumo del fatto di cronaca,ma come un interesse autentico del bene dell’altro. Il libro è ricco di episodi e di contesti,  di nomi che hanno volti e storie, di tante persone che anonimamente ci passano accanto. Per i cristiani è il segno di una fede viva ed incarnata, che usa il “potere dei segni “come diceva don Tonino Bello,per dare la speranza,non solo nella liturgia,ma vivendo pienamente sulle strade del mondo. Il libro di padre Mauro ci spinge implicitamente ad essere ad ogni livello ad essere cristiani più impegnati,laici più responsabili dei beni comuni,perché non è il momento di stare alla finestra o davanti ad uno schermo a vedere una fiction o un reality,ma vivere pienamente:per  acquisire una nuova consapevolezza collettiva che superi le piccole pratiche dell’egoismo,dell’ edonismo più smodato,del materialismo più sfrenato che rincorre modelli e stili di vita di soli consumi, che talvolta violano la dignità dell’uomo. Dalle pagine del libro si sente la necessità di nuove forme di cittadinanza attiva che vadano verso i bisogni più profondi ed autentici dell’uomo. Non è possibile tollerare forme marcate di emarginazione,di degrado, di sfruttamento, dove il vulnus è permettere queste  forme di situazioni. Servono nuovi spazi,ambienti, economie sociali condivise dove l’incontro con l’altro,l’alterità siano una prospettiva per tutti. A questo punto,l’etica della responsabilità civile può aiutarci a superare ogni difficoltà sociale, in cui può emergere un rinnovamento della nostra società. E’ un libro, dove la vita si mescola alla riflessione dell’autore,in cui il lettore più distratto può vedere le realtà che si vedono agli angoli di ogni grande città, autostrade o semplicemente di tante porte accanto di un Paese occidentale.Giuseppe Faretra

Dacci oggi la nostra acqua

Luis Infanti della Mora Dacci oggi la nostra acqua quotidiana

Un vescovo in Patagonia a difesa del Creato EMI Bologna 2010  Euro 10

  E’ un libro di grandissima attualità  e il titolo non deve trarre in inganno.

Il  vescovo Luis Infanti della Mora di origine italiana , operando nella Patagonia cilena,  riscontrando un processo di privatizzazione dell’acqua e dell’aumento economico di questo bene, si adopera in un processo di studio ,analisi socio culturale, ma anche morale e spirituale di questo bene comune. La problematica relativa al bene naturale più prezioso - solo il 3% dell’acqua del mondo è potabile, e di questo appena lo 0,7% è accessibile all’uso umano . Il libro è articolato su tre attività: VEDERE, GIUDICARE ED AGIRE. Su questi tre pilastri si  muovono le analisi che hanno un approccio multidisciplinare,che non rendono il libro come un semplice documento pastorale o morale,ma uno sviluppo culturale sul valore dell’acqua, non solo sulla privatizzazione. Il libro è molto ben documentato sia su dossier internazionali per dimostrare come il bene comune acqua è sottoposto ad una dilagante speculazione da parte di grandi trust e multinazionali che hanno individuato una nuova forma di speculazione economica che porta nuovi e costanti utili,vista la strategicità del bene in tutti i processi e le attività umane.  La preoccupazione per la ripercussione economica e sociali della privatizzazione dell’acqua ed addirittura della spinta nella privatizzazione degli stessi ghiacciai ha spinto il pastore anche a coinvolgere le comunità cristiane di base a dare il proprio contributo nella ricerca e nell’analisi di questo bene comune.  Ad un certo punto , monsignor Luis Infanti della Mora propone modelli di gestione della risorsa sostenibile, coinvolge l’aspetto pastorale nella tutela del Creato e di come la Chiesa istituzionale in vari documenti ha indicato un percorso di sviluppo condiviso e di come può portare un beneficio condiviso a livello locale. Il testo si legge con molta facilità ed utile per riflettere sui beni comuni.   Giuseppe Faretra

Protezione Incivile

Messina Piero- Protezione incivile.

Un dipartimento nato per fronteggiare le catastrofi, trasformato in una macchina mangiafondi, fatta di illeciti, sprechi e nepotismo 2010, 313 p.,  Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli       

Il dipartimento della Protezione Civile è un settore dipendente direttamente dalla Presidenza del Consiglio . Si occupa delle emergenze e dei grandi eventi ,con un budget praticamente illimitato .   

L’autore Piero Messina con una documentazione approfondita ottenuta anche  da colloqui con funzionari ed addetti. Il giornalista  descrive con dati,informazioni e fatti,  la storia indecorosa di una struttura che ha mostrato diverse falle, ma tuttavia attento e puntuale alla spartizione dei soldi,di materiali di magazzino. Le risorse umane all’interno del dipartimento sono state organizzate ,non sempre secondo le competenze e le qualità professionali degli addetti,ma ,secondo un sistema di cui si può facilmente immaginare….. L’autore si sofferma su diversi fatti, in modo particolare, gli ultimi eventi come il terremoto in Abruzzo e il G8 che hanno dimostrato i problemi di organizzazione, l’efficacia molto relativa degli interventi …. In modo particolare , Piero Messina si sofferma sulla figura di Guido Bertolaso,l’ex capo della Protezione civile,descrivendo il curriculum,ma soprattutto le frequentazioni e gli affari che ruotano intorno ai Grandi eventi. La magistratura è intervenuta più volte su diversi eventi e situazioni. Celebre l’intercettazione in cui due imprenditori , dopo il terremoto nel capoluogo abruzzese ,ridevano al telefono fiutando il giro di affari. L’Aquila e l’Abruzzo stanno appena cominciando a contare i loro morti: sono le 15,34. Al telefono ci sono gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli e suo cognato, Gagliardi: Piscicelli dice: «...si». Gagliardi risponde: «...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c’è unterremoto al giorno». Piscicelli: «..no...lo so (ride)». Gagliardi: «...così per dire per carità...poveracci ». Piscicelli: «..va buò ciao». Gagliardi: «...o no?». Piscicelli: «...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto». Gagliardi: «...io pure...va buò...ciao». Nonostante, sia passata l’epoca Bertolaso, il libro rappresenta un 'analisi di un sistema che dovrebbe garantire l'aiuto nelle grandi emergenze e l’organizzazione dei grandi eventi.

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