Dacci oggi la nostra acqua
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- Pubblicato Lunedì, 04 Luglio 2011 00:00
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Luis Infanti della Mora Dacci oggi la nostra acqua quotidiana
Un vescovo in Patagonia a difesa del Creato EMI Bologna 2010 Euro 10
E’ un libro di grandissima attualità e il titolo non deve trarre in inganno.
Il vescovo Luis Infanti della Mora di origine italiana , operando nella Patagonia cilena, riscontrando un processo di privatizzazione dell’acqua e dell’aumento economico di questo bene, si adopera in un processo di studio ,analisi socio culturale, ma anche morale e spirituale di questo bene comune. La problematica relativa al bene naturale più prezioso - solo il 3% dell’acqua del mondo è potabile, e di questo appena lo 0,7% è accessibile all’uso umano . Il libro è articolato su tre attività: VEDERE, GIUDICARE ED AGIRE. Su questi tre pilastri si muovono le analisi che hanno un approccio multidisciplinare,che non rendono il libro come un semplice documento pastorale o morale,ma uno sviluppo culturale sul valore dell’acqua, non solo sulla privatizzazione. Il libro è molto ben documentato sia su dossier internazionali per dimostrare come il bene comune acqua è sottoposto ad una dilagante speculazione da parte di grandi trust e multinazionali che hanno individuato una nuova forma di speculazione economica che porta nuovi e costanti utili,vista la strategicità del bene in tutti i processi e le attività umane. La preoccupazione per la ripercussione economica e sociali della privatizzazione dell’acqua ed addirittura della spinta nella privatizzazione degli stessi ghiacciai ha spinto il pastore anche a coinvolgere le comunità cristiane di base a dare il proprio contributo nella ricerca e nell’analisi di questo bene comune. Ad un certo punto , monsignor Luis Infanti della Mora propone modelli di gestione della risorsa sostenibile, coinvolge l’aspetto pastorale nella tutela del Creato e di come la Chiesa istituzionale in vari documenti ha indicato un percorso di sviluppo condiviso e di come può portare un beneficio condiviso a livello locale. Il testo si legge con molta facilità ed utile per riflettere sui beni comuni. Giuseppe Faretra