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Julia Butterfly Hill - Ognuno può fare la differenza

Julia Butterfly Hill - Ognuno può fare la differenza - Consigli pratici e storie esemplari per difendere l’ambiente, Corbaccio, 2002, Milano.  

Piccoli e semplici gesti quotidiani ci possono aiutare a fare la differenza nell’essere consumatori consapevoli. Julia Butterfly Hill, già autrice di La ragazza sull'albero, ci accompagna nel corso di  una nostra giornata tipo e ci destina  a tutte le possibili risoluzioni alternative a quei prodotti che alterano inevitabilmente la Terra, indicandoci, ancora esperienze edificanti di gente comune che ha voluto e potuto fare la differenza. Una lezione di vita estremamente attuale. E’ questo il tema trasversale che attraversa il libro, spiegando in modo concreto come possono cambiare i consumi in modo sostenibile: con una diminuzione di risorse primarie  come le materie prime, tra le altre soprattutto, di acqua ed energia, senza privarci del nostro stile di vita. L’uso del cesto della spesa leggendo l’etichetta dei prodotti, riconoscere la qualità dei beni naturali nell’uso quotidiano può portarci anche ad una svolta economica compatibile. Può indirettamente portare le aziende ad implementare il know how verso prodotti più sostenibili, più attenti all’impatto dopo che hanno terminato la loro funzione. E’ un libro di una chiarezza estrema che con dati alla mano dimostra che certi stili di vita non sono più accettabili, ma basta un semplice adeguamento di abitudini e di prassi quotidiane per rendere più vivibile il nostro ambiente che non è descritto solo come casa propria, ma come uno spazio condiviso. Un altro mondo è possibile, ma sono determinanti le nostre scelte, che possono rendere il mondo migliore. Poi, emerge un consiglio costante valido per tutti: di documentarsi perché il sapere ci aiuta ad essere cittadini e consumatori più consapevoli con tutti i mezzi di cultura ed informazione .   UN BRANO       "La capacità di cambiare il mondo sta nelle nostre mani, nelle nostre menti, nei cuori, nei corpi e negli spiriti, rivolti all’azione. Non solo possiamo fare la differenza, la verità è che la facciamo veramente e a noi spetta stabilire quale tipo di cambiamento operare. Ognuno di noi ha il potere di guarire o ferire, di essere l’eroe o il distruttore, in ogni momento, a ogni respiro. La mia preghiera per voi, per la Terra, per questo libro è che una volta girata l’ultima pagina, avrete trovato le informazioni, l’ispirazione e gli stimoli utili per essere una persona che fa la differenza. Che il vostro cuore sia aperto al coraggio, alla compassione, al rispetto e, cosa più importante, all’amore che alberga nella parte più elevata di voi stessi, e che possiate trasformarvi nel guaritore o nell’eroe che già vive in voi."      www.corbaccio.it

Presentazione del libro cinque nomi di dire Liberia

Il 27 novembre presentazione del libro   «Cinque nomi per dire Liberia»   di Padre Mauro Armanino  

per sensibilizzare sulle tematiche ambientali e sociali di un continente che non vuole smettere di sperare.  

Il circolo Legambiente Corato per il giorno 27 p.v. organizza con altre realtà associative la presentazione del Volume “Cinque nomi di dire Liberia” di Mauro Armanino, edito dalla EMI. Sono molteplici le motivazioni, che hanno spinto l’associazione ambientalista a promuovere questo evento culturale, che ha un carattere divulgativo nel far parlare un testimone che ha vissuto cinque anni in Liberia (2002-2007), in una situazione geopolitica “molto calda” della zona, la promozione della pace e dello sviluppo in un’area martoriata da conflitti intestini, dove la vita molto spesso vale molto meno del legname e dei diamanti presenti in quella nazione. Mauro Armanino, dopo aver prestato servizio in Costa d'Avorio, Argentina, Liberia, ha condiviso la vita del popolo liberiano per cinque anni,per accompagnarlo, per ascoltarlo e per porre attenzione alle storie di ciascuno, perché le aspirazioni di un popolo non vadano mai smarrite. La Legambiente vuol dare voce ad un testimone oculare dell’Africa che sarà accompagnato da padre Vito Girotto. Lo sviluppo sostenibile parte da una consapevolezza comune e diffusa, perché si accenda in tutti i paesi Africani la lampada della PACE, della promozione umana contro i seri abusi di violazioni dei diritti umani ed umanitarie leggi dalle due parti in conflitto, compresi uccisioni, torture, stupri che ledono direttamente i civili, con i forzati reclutamenti di bambini e dei rifugiati nei campi profughi tra i combattenti. Vogliamo promuovere un nuovo modello di società in cui ci possa essere un mondo migliore per tutti, nessuno escluso. «I diritti alla pace, alla vita ed al futuro - commenta Aldo Fusaro, Presidente Legambiente Corato - passano indissolubilmente attraverso le questione ambientali. Del resto, le crescenti migrazioni dai paesi poveri ci raccontano di un pianeta assolutamente diseguale dove il 20% sfrutta l’80% delle risorse disponibili, dove i cambiamenti climatici stanno scaricando i loro effetti più nefasti, dalla desertificazione alla scarsità di risorse alimentari, creando una nuova tipologia di profughi ambientali, dove si consumano le guerre più sanguinose sotto l’egida dei Paesi occidentali. In questo contesto quindi, è assolutamente necessario costruire un fronte comune nella convinzione che solo insieme sia possibile sperare in un altro mondo è possibile».      Presto sarà divulgato il programma definitivo.       L’ufficio Stampa

L'uomo che piantava gli alberi

L'uomo che piantava gli alberi Un libro di facile lettura di Jean Giono      

Questa volta vi illustriamo un breve brano del libro "L'uomo che piantava gli alberi"di Jean Giono.E' una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta "come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione".   Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane.  Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest'uomo stava compiendo una grande azione, un'impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. :" Una quarantina circa di anni fa stavo facendo una lunga camminata, tra cime assolutamente sconosciute ai turisti, in quella antica regione delle Alpi che penetra in Provenza... ... Mi parve di scorgere in lontananza una piccola sagoma nera, in piedi. La presi per il tronco di un albero solitario. Ad ogni modo mi avvicinai. Era un pastore... ... Il pastore che non fumava prese un sacco e rovesco sul tavolo un mucchio di ghiande. Si mise ad esaminarle l'una dopo l'altra con grande attenzione, separando le buone dalle guaste... ... Il pastore fece uscire il suo gregge e lo portò al pascolo. Prima di uscire, bagnò in un secchio d'acqua il sacco in cui aveva messo le ghiande meticolosamente scelte e contate. Notai che in guisa di bastone portava un'asta di ferro della grossezza di un pollice e lunga un metro e mezzo. Feci mostra di voler fare una passeggiata di riposo e segii una strada parallela alla sua. Il pascolo delle bestie era in un avallamento. Lasciò il piccolo gregge in guardia al cane e salì verso di me. Temetti che venisse per rimproverarmi della mia indiscrezione ma niente affatto, quella era la strada che doveva fare e mi invitò ad accompagnarlo se non avevo di meglio. Andava a duecento metri da lì, più a monte. Arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli apparteva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? Non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale, o forse proprietà di gente che non se na curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura" Scheda:  L'Uomo che Piantava gli Alberi di Jean Giono   Prezzo € 10,00 Salani Editore Libro - Pagine 52 Formato: 13x19   Chi è l'autore ?  Jean Giono è nato il 30 marzo 1895 a Manosque, nella Haute Provence. Il padre, d’origine italiana, era calzolaio e sua madre stiratrice. Leggerà da solo la Bibbia e Omero, tra l’officina del padre e l’atelier della madre. La sua cultura, immensa, è quella di un autodidatta con una curiosità universale. Ha pubblicato oltre trenta opere. È morto nel 1970.

Mauro Armanino- Cinque nomi per dire Liberia

Mauro Armanino- Cinque nomi per dire Liberia

Promise Surprice Gift Sweet Miracle –EMI, 2008,Bologna.  

Padre Mauro Armanino ,missionario della SMA (Società Missioni Africane) in quest’ultimo libro riflette sulla realtà liberiana in cui ha vissuto per quattro anni nella sua attività missionaria in uno dei Paesi più  Infatti,riporta nelle prime pagine del volume :” Quando si torna non si è più se stessi. E i ricordi si mescolano /con il vissuto di adesso. I nomi e le storie,ormai passate, si interpretano o ci interpretano. Forse colui che riordina i fogli sparsi  delle frontiere attraversate e dai confini mai superati/è perfino differente da colui che li ha scritti./ La vita sono frammenti legati assieme/dal tempo e dalla memoria. Si riscrive con volti,nomi e talvolta tradimenti. Ci sono cinque nomi che possono offrire gli occhi e lo sguardo per interpretare questi scritti e forse anche per interpretare colui che da essi è stato “riscritto” “. Il libro è strutturato come una raccolta di lettere dal forte contenuto sociale della quotidianità liberiana ,che il missionario Mauro Armanino :osserva,annota,descrive  la realtà che lo ha circondato in un Paese martoriato dai conflitti: la Liberia.    Tuttavia, Padre Mauro Armanino capovolge la prospettiva di un popolo come se fosse un binocolo rivolto perché riesce a trovare : la bellezza , la prospettiva ,il futuro di un Paese martoriato. L’autore non le fa con le chiavi e i codici dell’ utopia ,ma le accompagna nella quotidianità come un percorso possibile,non solo per il popolo liberiano , ma per tutti. Le trasformazioni partono da quali prospettive ciascuno di noi si pone nel suo percorso,non mollando,ma operando fattivamente per diventare,appunto:     promessa,sorpresa,dono,dolcezza e miracolo. Queste  parole rappresentano una speranza profonda a cui ciascuno di noi; può essere per l’altro nell’essere certezza ed utopia,offerta e dono,gioia e sorriso. E’ un volume che va al di là della Liberia interroga e stimola la riflessione del lettore in uno stile scarno ed asciutto nell’essenzialità delle singole parole, facendo emergere che ciascuno di noi può essere per l’altro dono nella gratuità e nelle singole epistole emergono spaccati della quotidianità della missione.    Il missionario Mauro Armanino è un acuto osservatore nel leggere la storia di un popolo e di un Paese,vive, opera e spera , fotografando la realtà con la  passione di Annunziare il Vangelo nella condivisione di vita, di cultura e di percorsi con gli stessi liberiani. In questo senso, il missionario è inviato  a rendere ovunque testimonianza nel mondo a Gesù Cristo, sia la pratica di questa testimonianza. Padre Mauro Armanino lo fa con la dedizione di sempre come lo ha fatto da operaio sindacalista e, poi, come missionario tra le Afriche e il sud America con l’impegno di non fermarsi mai, come la Parola che cerca nuovi orizzonti e inediti volti dove poter aver dimora.     Giuseppe Faretra   Links : http://www.erga.it/sma/index/editoria/diamanti.htm   http://www.ilcittadino.ge.it/portal/page/categoryItem?contentId=490938                Cittadini ed Immigrati nel mondo globale odierno:qualche cambiamento?                                                       di Saskia Sassen    Introdotta dalla professoressa Laura Balbo (Universita’ di Padova), la dottoressa Sassen ha offerto alcuni elementi di riflessione sul tema anche alla luce della sua personale esperienza. Olandese,ha vissuto in Argentina,Italia e attualmente sposata negli Stati Uniti,dove insegna sociologia alla Columbia University. Attualmente e’ impegnata in uno studio sulle citta’ ed il loro ruolo in questi processi di globalizzazione.                                     Destabilizzazioni e nuove possibilita’ per convivenze ‘cittadine’                  1-La globalizzazione, comunque essa venga interpretata e’ un elemento di DESTABILIZZAZIONE.,una maniera di ‘aprire il discorso’. Occasione per aperture possibili,di cui i migranti sono segno particolarmente eloquente. 2-Il sistema politico formale e’ sfidato dall’informalita’politica (ex. Le Multinazionali…) 3-Stiamo assistendo ad una re-nazionalizzazione politica delle appartenenze.   L’Europa ha sempre avuto problema con gli ‘outsiders’! E le citta’ europee hanno preso molto sul serio l’integrazione/assimilazione/incorporazione dei nuovi arrivati. Negli Stati Uniti la tendenza invece e’ stata quella di far convivere realta’ diverse senza preoccuparsi troppo di ‘incorporarle. La lezione delle citta’ europee, fin dal Medio Evo,si puo’cogliere in questo tentativo,spesso doloroso e conflittuale,di comporre differenze e diritti. L’esempio di quanto sta accadendo in Italia e altrove, evidenzia il fatto che proprio grazie agli Immigrati si e’ costretti a riprendere in mano il discorso sui diritti umani/civili che altrimenti si rischierebbe di perdere,cosi’come questo sta accadendo altrove,per esempio negli USA.   Attualmente il sistema politico ‘formale’,fatica a lasciare spazio alla ‘politica’dell’informalita’. L’esempio delle ‘banlieux’parigine e’ un caso che aiuta a cogliere la portata del fenomeno:si va gradualmente verso una traduzione nel politico quanto e’ nato ‘informalmente’. Quanto i ‘senza potere’fanno storia? Essi abbisognano di TEMPO,di una temporalita’ maggiore!   Le citta’ oggi corrono il rischio di perdere il ‘civico’ e quindi la capacita’ di comporre conflitti e diversita’. C’e’ la tendenza a ‘militarizzare’ i conflitti e le disuguaglianze economiche spesso con asimmetrie militari (basti pensare al terrorismo ed alle sorveglianze dei cittadini). D’altra parte gli stessi cittadini si trovano a ‘consumare’ la politica e dimenticano che la politica richiede TEMPO. Non si dovrebbe dimenticare che il neo-liberalismo imperante oggi non e’ piovuto dal cielo ma e’ il frutto di un paziente lavoro di ‘montaggio’,pezzo per pezzo,nei vari Stati e realta’.   In questo senso sono da promuovere,a livello cittadino,occasioni di incontro con le persone REALI, cioe’ con storie concrete di padri,madri,figli che vadano oltre le ‘schedature’comode di immigrato/a. La promozione del ‘civico’ richiede tempo e PARTECIPAZIONE.   Domanda aperta:facendo tesoro dell’esperienza europea delle citta’come tentativo di integrazione/ incorporazione, come produrre,oggi,il civico?                                                             Sintesi di Mauro Armanino,Genova,Gennaio 08.                       Giovani e Migranti nelle citta’ globali: culture, identita’, appartenenze   Una due giorni promossa dal centro Medi’,il DISA con il patrocinio del Comune di Genova, si e’ tenuta al teatro Modena. Di seguito troviamo un tentativo di sintesi del secondo giorno.   Mauro Cerbino-(Quito/Ecuador) Aiuta a riflettere sulla ‘Nazione’ dei Latin Kings (L.K.). Questa Organizzazione e’ presente in vari Paesi del Sudamerica e dal 2000 anche in alcuni Paesi Europei. La ‘bibbia’ dei L.K., si sviluppa negli USA e nel ’92 i L.K. si fanno presenti a Quito. Vengono portati in Ecuador i testi prodotti negli USA e si ‘plantan banderas’ nel Paese. Si arrivera’ gradualmente ad una piattaforma di riconoscimento formale, cioe’ giuridico dei L.K. I giovani,a partire da condizioni di esclusione e marginalita’ sociale si aggregano attorno a simboli ‘significanti’ per il gruppo, che tendono a riprodurre nella ‘nazione dei L.K. gli stessi ingredienti che producono la Nazione:                           . Mascolinita’ egemonica                           . Necessita’ di segretezza/lealta’ al gruppo.                           . Discorso coloniale alternativo Questa aggregazione manifesta,tra l’altro,l’incapacita’della societa’ di offrire spazi dignitosi per loro, giovani!   …………………………… Carlos Feixa (Lleida-Spagna) The King story e’ una love Story! Non c’e’ mai una sola storia. Secondo Bakhtin il racconto si costruisce attraverso la capacita’ di parlare con le voci degli altri (eteroglossia). Sulle ‘Gangs’ esistono vari miti fondazionali,di origine(USA/Quito/Barcelona/Ge). Troviamo tre voci:            . Re/Regina- complesso di testi e riti a dimensione religiosa e culturale forte            . Comprimari- Ricercatori, Politici,Mediatori Culturali,Poliziotti            . Societa’/uditori…Che scopre,vede i racconti sulle bande ‘pericolose’ e si accorge che              quello della sicurezza non era l’unico discorso possibile…   La categoria ‘iniziatica’ potrebbe offrire elementi interpretativi a questo tipo di processi. E la ‘foresta dei simboli’ed i passaggi ad essa legati ricordano processi di maturazione che non e’ possibile senza sofferenza. Esistono anche i rischi che i riti di passaggio conducano ad un in-passaggio! Qualcosa come ‘no man’s land. Cose non vere quando sono credute vere hanno conseguenze reali.   …………………………. Simon Hallsworth-(London) In un contesto come quello U.K. la ricerca sulle ‘gangs’ha assunto connotati da ‘anti-terrorismo’. Si parlava di disperdere assemblee ‘illegali’(2/3 giovani sospetti), in questa misura cadono anche le associazioni ‘gangs’.D’altra parte non esistono evidenze che ci sia un emergere di queste organizzazioni. Sembra che solo un 3-7% delle popolazioni ‘straniere’ giovanili sia di fatto coinvolto. Sembra invece che queste forme debbano piuttosto essere messe in relazione come ‘sottoculture di violenza’ e da non in relazione con ‘gangs’. Sembra trattarsi di un ‘gang talk’,di un PANICO orientato verso la parte ‘oscura’della societa’. La sovrastima della violenza puo’essere funzionale ai politici che intendono cavalcarla. Quanto all’area accademica,essa,ben finanziata,inventa la ‘realta’come ‘industria del controllo’. Non abbiamo dunque una visione ‘neutrale’del fenomeno ma politicamente costruita. Si parlera’ piuttosto di potere simbolico che cerca di identificare le paure (trascendent evil!) e le ‘etnicizza’.E’ ancora la violenza all’interno dell’alterita’. Le ‘gangs’sono ‘utili’ nemici per giustificare il controllo.Quanto e’accaduto negli USA per l’uragano Katerina e’ emblematico: si sono biasimate le ‘gangs’di neri o gli ‘sciacallaggi’,invece di prendere sul serio i problemi sociali dei neri emarginati. Rischio di un discorso ‘patologico’. ……………… Agostino Petrillo(Milano)- Ricorda che ogni ricerca e’non solo applicata ma pure ‘im-plicata’! Scrivere la storia e’ sempre in costruzione ma non tutte le versioni sono uguali. La riflessione sulle gangs dovrebbe essere inserita all’interno del discorso sulle Periferie Urbane, territorio di altre migrazioni ‘interne’che continuamente creano nuove realta’ con problemi ma anche con rinnovamenti. ………………………………… David Brotherton (New York) Come cercare di analizzare il fenomeno delle gangs senza scivolare nel ‘patologico’.Lo sforzo,come sociologi e criminologi, sara’quello di comprendere le relazioni tra l’atto criminale e le sue implicazioni sul controllo sociale. Sembra di dover sottolineare quattro elementi in questa operazione di comprensione: .Prendere in considerazione l’aspetto ‘emozionale’ della vicenda ‘gangs’. .Urbanita’ sotterranea .Politiche della Resistenza .Conoscenza pericolosa   Atti trasgressivi,la seduzione del crimine…rivoluzioni dal basso,come reazione spontanea ad una Rappresentazione sociale ad uso ‘dei bianchi’USA,classe media. Le emozioni parlano di imprevedibilita’ e di sfida da parte dell’inaspettato ed incontrollabile. C’e’ lo sforzo di andare oltre l’invisibilita’ e la noia di una societa’ mercificata. Trattare di capire una urbanita’ sotterranea in un contesto di citta’ ‘morbida’e’cio’che pervade la Comunita’Latina. In un contesto di poverta’ e controllo sociale la nozione di territorio e’ rifiutata. Essi/e divengono ‘vagabondi urbani’,superando cosi’confini ed inserendosi,in qualche modo nei processi di globalizzazione che facilitano forme di resistenza (v.i lavori di James Scott) piu’ che di riproduzione(Bourdieu). Tra i ‘latinos’questa nozione infrapolitica ha saputo creare mobilitazioni politiche e scelte conseguenti in un contesto ‘globalizzato’.Sono comunita’ ‘terapeutiche’. Chi le integra sono generalmente persono che hanno(o stanno) attraversando esperienze violente. E’una conoscenza ‘pericolosa’perche’ cerca problemi,contro le rigide distinzioni scienza/non scienza,criminalita’/normalita’,esperti/criminali… Abbiamo bisogno di una etnografia dell’etnografia. Non dovremmo dimenticare che Guantanamo,prima di essere a Cuba era negli USA! …………………. Svetlana Stephenson(London)-Propone i risultati di una ricerca sulle ‘gangs’in Russia. In una citta’ Non molto lontana da Mosca. Il contesto e’ quello di una sociale insicurezza degli anni ’80 e lo smantellamento di contenimento sociale.L’emergenza di queste bande di coetanei esprime tra l’altro capacita’ auto-organizzative e ridefinizioni di territori in una fase di vuoto di autorita’. Il fenomeno delle bande,nella citta’ presa come caso studio,e’andato assumendo contorni diversi non appena lo stato ha ripreso il monopolio della violenza. Le gangs ritornano ad uno stato di para- legalita’ e tornano a ridefinire poteri territoriali. Siamo attualmente in questa fase di transizione. ……………………. Dario Melossi(Bologna)-Sintetizza una ricerca operata in due scuole del bolognese su seconde Generazioni,cercando di leggere la verita’di un binomio fin troppo conosciuto:                                          Immigrazione-Devianza Dalle analisi effettuate risulta che NE’l’origine nazionale NE’la classe sociale incidono sulle possibili devianze(l’analisi e’stata effettuata su ragazzi/e di terza media). Essa invece cambia a seconda del genere e soprattutto dalla poverta’dei rapporti familiari. …………………… Francesca Lagomarsino(Genova)- C’e’ il rischio di cadere in processi di ‘eterogenesi’.Spesso nelle societa’ di arrivo si tende a legittimare la presenza degli stranieri sul territorio come la contropartita di una buona condotta…essi devono presentarsi come cittadini moralmente accettabili per meritare cibo,rifugio,assistenza medica,lavoro,diritti e politiche sociali,insomma per poter meritare di essere e rimanere qui(Bourgois).A questo proposito e’ interessante la riflessione di Paolo Freire circa il ruolo giocato dall’educazione nei confronti dei soggetti ‘oppressi’:’cio’che gli oppressori in realta’ si ripromettono e’ trasformare la mentalita’ degli oppressi e non la situazione che li opprime per dominarli meglio…a questo fine usano la concezione e la pratica dell’educazione ‘depositaria’,cui aggiungono tutta un’azione sociale di carattere paternalista,in cui gli oppressi ricevono il simpatico nome di assistiti…essi sono la patologia di una societa’ sana,che ha bisogno di adattarli a se’… Si osserva,nel caso genovese,l’assenza di una forte presa in carico politica da parte delle istituzioni locali,a differenza di quello che e’accaduto a Barcellona e a Quito…l’assenza di un tale investimento da parte delle istituzioni si inserisce all’interno di un vuoto esistente rispetto alle piu’ generali politiche per la gioventu’,praticamente assenti per gli immigrati ma anche per gli autoctoni. Inoltre a fronte del problema ‘sicurezza’,che negli ultimi mesi sembra essere diventato il tema centrale delle politiche non solo a livello nazionale ma anche locale,tutta l’attenzione e’ stata Spostata sul versante dell’ordine pubblico e dell’associazione indebita e quanto mai superficiale tra immigrazione e sicurezza. Da una parte sono finite le violenze tra gruppi e dall’altra si profila sempre piu’ la necessita’ di interventi ad ampio raggio proprio nell’ottica di evitare la chiusura etnica e l’isolamento all’interno dello spazio del centro sociale. ……………………… Matteo Jade(Centro Sociale Zapata,Genova)- E’per la prima volta che un Centro e’ spazio autogestito anche per gruppi non italiani.Da oltre un anno siamo in un momento di costruzione di pace,che non e’ assenza di conflitti ma autocoscienza e responsabilita’. E’in realta’il fattore ‘clandestinita’che produce una quotidiana violenza.Il Centro si vuole come spazio di crescita politica,aperto ed inclusivo. Ci sarebbe da domandare alle istituzioni che cos’e’lo spazio pubblico!(che non e’ spazio commerciale) e soprattutto rompere l’abbinamento Immigrazione/Sicurezza,pena il razzismo. ………………………….. Massimiliano Morettini(Comune di Genova)-Le statistiche evidenziano un numero crescente di figli/e di seconda generazione e di una presenza scolastica degli immigrati di un 8/10%. Esso segnala l’importanza dell’istituzione scolastica in questi processi integrativi. L’esperienza dei Laboratori Multiculturali e’ degna di nota e si distacca non solo a livello Provinciale. Esiste,a Genova,quella che potrebbe essere chiamata la ‘banalita’del quotidiano’, che si esprime attraverso varie attivita’,iniziative e sinergie. Basti pensare al lavoro con i rifugiati(circa 80 accolti) e il problema della tratta. Non mancano ovviamente i problemi. Ad esempio l’interruzione della gravidanza e’tra le ragazze Salvadoregne 15 volte maggiore che le coetanee locali. La legislazione attuale va modificata al piu’presto:essa spinge alla trasgressione giuridica. ……………….   C’e’stata anche la conclusione del Convegno con alcuni interventi finali che non sono stati registrati.                                                          Mauro Armanino,Gennaio 08, Genova                                           

A qualcuno piace caldo di Stefano Caserini

"A qualcuno piace caldo" di Stefano Caserini  

Nel settore dell'informazione sui cambiamenti climatici si assiste da qualche tempo a una pericolosa biforcazione. Da un lato, la quasi totalità degli scienziati è concorde nell'indicare nelle attività umane il principale responsabile dell'aumento di CO2 nell'atmosfera con la conseguente crescita delle temperature globali, a cui diventa sempre più urgente fare fronte con politiche e strategie mirate; dall'altro, sui media trovano spazio argomentazioni che di scientifico spesso hanno poco e che negano qualunque valore all'imponente mole di evidenze che si va via via accumulando.   Non passa infatti giorno senza che qualcuno affermi che il riscaldamento globale non esiste, o che se anche ci fosse non sarebbe poi così male, oppure che è causato dal Sole, dai vulcani e persino dai moscerini... e il risultato è un'inerzia troppo spesso sospetta.   Per riportare il dibattito entro i limiti della discussione scientificamente corretta, Caserini prende in esame le posizioni dei "negazionisti" e ne evidenzia, con ironia e senza mai indulgere in tecnicismi, le incoerenze, le manipolazioni e, in parecchi casi, i condizionamenti esercitati da lobby e gruppi di pressione: una lettura indispensabile per fare chiarezza in un campo che tocca molto da vicino la vita di ciascuno di noi.

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