Corato: città mariana
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- Pubblicato Lunedì, 05 Dicembre 2005 00:00
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Intorno al corso o stradone di Corato, ci sono alcuni palazzi neoclassici e la maggior parte delle parrocchie. La Parrocchia – santuario di Santa Maria Greca conserva il quadro Acheropita della Vergine. Nel 1656 una grave pestilenza imperversava il regno di Napoli e le Puglie non ne furono risparmiate. Anche la ridente cittadina di Corato contò numerose vittime: invano la scienza si appellava ai rimedi medici. Il popolo, sfiduciato ed atterrito, invece, fece ricorso ai suoi Santi Patroni, e principalmente a Maria SS. Intanto gli anziani sapevano, per antica tradizione, che nel sotterraneo di una delle 25 torri che circondavano la cittadina, quella che guardava verso sud-ovest, la Torre Greca, doveva esservi conservata un’Immagine prodigiosa e miracolosa della Madonna. Molti allora corsero alla Torre, vi praticarono un foro, ma non si vedeva che un oscuro ed umido antro. Un pio e dotto Sacerdote, Don Francesco Loiodice o Lo Jodice, soprannominato “Saccone”, passando di là, vedendo tanta gente radunata, ad evitare la diffusione del contagioso morbo, nonché per timore che si cadesse in manifestazioni superstiziose o che si verificasse una qualche disgrazia, cercò di allontanare la folla, ma invano. Anzi, questa, accesa una lampada votiva sull’orlo dell’apertura praticata, cominciò a richiedere l’aiuto divino, invocando il nome della Vergine. Ad eliminare qualsiasi incertezza, allora quel sacerdote fece allargare la buca, sino a consentirvi l’agevole passaggio di un uomo. Quindi, calata una scala a pioli, munito di fiaccole, vi scese. Entratovi, non vide alcuna Immagine, se non una piccola finestrella ed alcune tracce di un’antica pittura. Ma nient’altro che potesse ricondurre ad un’icona mariana. Uscito da quell’antro, tuttavia, cominciò a provare una strana inquietudine. Si affidò dunque alla preghiera ed a Dio, dispensatore di ogni consiglio ed alla Madonna, madre del Buon Consiglio.All’alba del 17 luglio 1656, mentre il pio sacerdote era raccolto in preghiera, ebbe una visione della Vergine. Gli disse: "Coraggio, o mio diletto, consola quest’afflitto popolo, poiché subito sarà liberato dal tremendo flagello dell’ira di Dio, se dedicherà in mio onore ed al mio culto il sotterraneo a te ben noto". Detto questo, la Vergine scomparve, lasciando al Sacerdote tanta pace e consolazione. Fatto giorno, senza indugio, si portò a Trani, dall’allora Arcivescovo, il domenicano spagnolo Mons. Tommaso Sarria, per chiedere consiglio ed anche per ottenere da lui l’autorizzazione a trasformare quel sotterraneo in un oratorio aperto al pubblico culto. Ricevuto il permesso richiesto, il giorno dopo, il 18 luglio, terzo sabato del mese, di buon mattino, aiutato da alcuni operai, si recò all’ingresso del sotterraneo per sgombrarlo dai calcinacci e dal terriccio e per renderlo adatto come luogo di preghiera e di culto. Intanto il pio sacerdote, chiamato un pittore, si sforzava di descrivere l’immagine vista in visione. Ma questi, nonostante i vari e differenti bozzetti non riusciva a riprodurre l’Immagine apparsa al presbitero. Era intanto verso mezzogiorno, quando don Francesco Lo Jodice, col popolo lì riunitosi, si udì provenire dal sotterraneo il melodioso e squillante suono di un campanello. A questo segno se ne accompagnò un altro. Una povera donna cieca lì presente, certa Beatrice Dell’Oglio, aprendo miracolosamente i suoi occhi spenti, ed additando una tavola in noce dipinta lì apparsa, cominciò ad esclamare: "Ecco Maria, ecco Maria: È dessa, è dessa l’Immagine apparsami in visione" e più volte, con le lacrime agli occhi, ripeteva più forte "È dessa, è dessa". Al diffondersi della voce del prodigio, vi fu un grande afflusso di popolo. Da quel lontano giorno, a Corato, cessò completamente la peste per singolare beneficio mariano, mentre nelle città limitrofe continuava il contagio. Ad Andria, infatti, a pochi chilometri da Corato, la popolazione si ridusse ad un terzo, essendo perite circa quattordicimila persone. Grazie a quel rinvenimento, l'ignoto sotterraneo, da allora, diveniva centro di fede e di numerosi pellegrinaggi e la Madonna, miracolosamente apparsa dipinta, si è mostrata sempre, con i suoi molteplici miracoli, Madre di tutti e speciale Protettrice di Corato. L’Immagine si presenta, tuttora, come all’epoca del suo prodigioso ritrovamento.I suoi colori, nonostante tanti secoli e l’umidità esistente nel santuario a croce greca, ubicato ad alcuni metri sotto il livello stradale (si conserva, infatti, ancora nell’antico oratorio, ricavato nelle fondamenta della Torre Greca), sono ancora vividi. L’Icona rappresenta la Vergine assisa sulle nubi, con il Bambino Gesù sulle ginocchia, circondata da otto figure angeliche, rivolte verso la Vergine e il Bambino, con il pastorale greco, alla destra. La fattura dell’abito della Madonna, risulta tipicamente greca ed orientaleggiante, così come greca è la tunica di Gesù Bambino. La veste della Madonna è rosso vivo ed è stretta alla vita da una cintura; il manto è azzurro. Il piede destro (l’unico visibile) mostra un calzare. Il capo è ricoperto di un velo ed è cinto da un diadema. Ai piedi della Vergine, si vede dipinto un campanello, il cui suono melodioso fu udito al momento della scoperta dell’Immagine ed anche in altre circostanze, ogni volta variando la tonalità secondo le circostanze. Alle volte era dolce ed armonioso, altre invece tonante e cupo e qualche volta lo si è udito suonare con forza e strepito, quasi volesse manifestare un segno di premio o di castigo. Incerta, infine, è l’attribuzione dell’aggettivo “greca”. Per alcuni ciò sarebbe dovuto al fatto che l’Icona fosse stata rinvenuta nell’antica Torre Greca (così chiamata perché, forse, risalente, nelle sue fondamenta, ad un’opera lasciata dai Greci in epoca bizantina) o alla foggia dell’abito o ancora al pastorale che impugna. La festa del 18 luglio è l’occasione per la città per stringersi intorno al culto mariano con una novena, con momenti di preghiera e di supplica per chiedere intercessioni alla Vergine. La processione, con la partecipazione delle autorità religiose, civili e militari, lungo il corso cittadino è l’opportunità per accostarsi Maria, che simbolicamente abbraccia con il suo manto l’intera città di Corato. L’attuale parroco è don Sergio Pellegrini e la parrocchia –santuario ha anche una confraternita che porta il nome della stessa protettrice.