Tematiche Tematiche

Puliamo Il Mondo 2006

Puliamo Il Mondo XIII Edizione  

Corato 23 settembre 2006

La giornata di oggi ha visto la partecipazione di  c.a 380 ragazzi tra scuole medie inferiori e scuole medie superiori.

In particolare hanno aderito: Scuola Media Inbriani con 75 ragazzi; Scuola media Giovanni XXIII con 50 ragazzi; Scuola media Santarella con 150 ragazzi; Scuola Media De Gasperi con 72 ragazzi; I.T.C. con 14 ragazzi e L’I.S.A. con 19 ragazzi.   La zona da pulire, anche quest’oggi extra urbana, comprendeva parte delle strade esterne Polvere delle Rose e San Cristoforo  compresa la pulizia delle strade intersecanti. La giornata nel complesso è andata molto bene , nonostante a prima mattina si è temuto il peggio per le condizioni metereologiche ma dopo un consulto tra l’assessore Salerno, che si è dimostrato davvero molto disponibile ed interessato, e gli insegnati si è giunti alla conclusione di fare l’iniziativa ugualmente.   Tutti insegnanti ed alunni sono stati entusiasti per la giornata all’aperto che hanno trascorso, durante la quale sono stati raccolti numerosi rifiuti di una certa rilevanza non solo bottiglie di plastica o vetro ma anche numerosi inerti tra cui anche dei materassi e rifiuti ferrosi.   Per quanto riguarda l’organizzazione, il merito va all’ ing. Di Bari che è riuscito con molta pazienza e disponibilità a tenere insieme i pezzi della manifestazione. Precisamente il trasporto pulman ha sicuramente funzionato bene nonostante qualche imprevisto che non ha procurato disagio alle scolaresce, mentre il supporto dell’ASIPU praticamente non c’è stato visto che solo alle 11:00 sono arrivate le buste per la raccolta dei rifiuti e le bottiglie d’acqua, tra l’altro anche in maniera disordinata (nonostante fossero solo due mezzi coinvolti) mentre non si è praticamente visto il Camion per la raccolta delle buste di rifiuti se non per un breve tratto su via San Cristoforo.   Aldo Fusaro.  

La pratica salutare del Tai Chi Chuan

Organizzati dall’ACCADEMIA ITALIANA TAI CHI CHUAN, entro Ottobre 2006, è prevista l’apertura di alcuni corsi, tesi a diffondere la pratica salutare del Tai Chi Chuan, presso le migliori palestre del Nord-Barese.

Li Rong Mei, in Occidente da quasi vent’anni, vive in Svizzera e si sposta in tutta Europa per promuovere questa antichissima disciplina. Ospite parecchie volte degli  studi della RAI e partner di Battiato in un festival di Sanremo, Li Rong Mei rappresenta la più grossa realtà, a livello Europeo, per quanto attiene il Tai Chi Chuan. Ha partecipato alle riprese di uno degli episodi della serie televisiva dell’Ispettore Coliandro, andato in onda Martedì 29 agosto su Rai 2. Oltre ad aver curato insieme a Sergio Casavecchia tutte le sequenze marziali, è anche attrice, impegnata in diversi combattimenti e momenti d’azione. Un combattimento avviene all’interno di un ristorante cinese. Un altro in un garage.   Le antiche arti cinesi di autodifesa dai movimenti armonici, sono praticate per aumentare la forma fisica e l'equilibrio psichico, sviluppare le capacità di movimento, aumentare la sensibilità e conservare la salute. Il Tai Chi Chuan, è un’antica disciplina psicofisica cinese basata sui principi della filosofia taoista ed è estremamente interessante per i molteplici aspetti che la caratterizzano. Infatti può essere considerato molto semplicemente una forma di ginnastica dolce, ma allo stesso tempo un metodo terapeutico basato sui principi della medicina tradizionale cinese, oppure un’arte marziale, così come anche una forma di meditazione ed infine una via alla trascendenza.   Ebbene, possiamo affermare, che questa disciplina non è nessuna di queste singole cose, ma è l’insieme di tutte contemporaneamente. Prevede l'esecuzione di movimenti in maniera armonica, lenta e continua, favorendo così la meditazione. Per questo motivo è anche definito come “l’arte della meditazione in movimento”.  In origine, il Tai Chi era riservato solo ai nobili e naturalmente ai monaci taoisti. In Cina questa arte viene praticata da più di 1500 anni e oggi è accessibile a tutti i cinesi e presente in tutto il mondo. Permette di riequilibrare le forze positive e negative dello Yin e dello Yang. Con Yin e Yang, la filosofia taoista indica le due forze opposte che governano l’intero universo, la cui armonia deriva proprio dallo stato di equilibrio dinamico in cui esse si trovano. Può essere praticato in coppia, in gruppo o da soli.   Nel Tai Chi i movimenti devono essere fluidi e continui. La successione dei gesti deve essere armoniosa, quasi come una danza. Quest'arte può anche servire per prevenire alcune malattie poiché stimola le funzioni vitali dell'organismo. Secoli di pratica del Tai Chi Chuan, ne testimoniano l'importanza nella salvaguardia della salute e nella prevenzione delle malattie, per questo la Cina è stata una delle prime nazioni ad inserire gli esercizi fisici terapeutici utilizzati nella pratica clinica, mentre un'ampia documentazione ha dimostrato, con dati oggettivi, l'efficacia della sua azione non soltanto sul mantenimento dell'equilibrio fisico, ma anche su una gamma di malattie tra le quali la neurastenia, l'ipertensione, l'ulcera gastrica o duodenale, le cardiopatie. La pratica del Tai Chi, non solo prevede il lento movimento di tutti i muscoli e di tutte le articolazioni, ma richiede anche che la respirazione ed il movimento del diaframma siano conformi al ritmo dell'esercizio e che l'esecutore si mantenga rilassato nel corpo e contemporaneamente concentrato con la mente. Questi accorgimenti permettono che si produca un effetto sedativo riequilibrante sul sistema nervoso centrale, che a sua volta è stimolato ad attivare o a migliorare le funzioni d’altri sistemi o apparati. Notizie e dettagli su costi e iscrizione, su www.taichinsieme.it.  

Libertà politica dei Cristiani

Il giorno 4 Aprile 2006 alle ore 19.30 nella “Sala dell’Amicizia” della Parrocchia San Gerardo Maiella in via Castel del Monte a Corato si è tenuta una Conferenza – Dibattito sul tema:     Ospite della conferenza e relatore principale è stato Don Franco Monterubbianesi, fondatore delle “Comunità di Capodarco” di Roma.  

La Conferenza si apre con l’introduzione di Luisa Varesano, che presenta il Gruppo Organizzatore “Cristiani in dialogo – Forum per il cambiamento solidale”.   Il fine del gruppo è quello di partecipare al dibattito politico mettendo in comune  elementi di riflessione, di critica, di discernimento, tramite uno scambio di idee e di esperienze, così da contribuire alla costruzione, anche tra i cattolici, di una più viva coscienza critica e di una partecipazione alla vita politica più consapevole e libera – evitando proprio quell‘uso strumentale, ideologico e demagogico del Magistero della Chiesa, della sua Dottrina sociale e della fede cristiana che purtroppo  viene troppo spesso fatto nel nostro tempo.   Il Forum intende continuare la sua attività anche, e specialmente, dopo queste elezioni, perché si sente il bisogno – anche tra cristiani – di confrontarsi serenamente  ma in maniera approfondita su temi che negli ultimi anni sono stati messi da parte… Vogliamo sottolineare che il  FORUM è aperto a tutti.   Dopo la breve introduzione di Luisa Varesano, Corrado De Benedittis ringrazia don Franco Monterubbianesi per aver accettato tempestivamente l’invito del nostro Forum  nonostante le difficoltà e i numerosi impegni. Gli siamo veramente grati.   Don Franco Monterubbianesi è il fondatore, assieme a tredici amici “diversamente abili”, della Comunità „Gesù Risorto“ di Capodarco. Il 1966, anno di nascita della prima comunità, segna un’inversione di tendenza nella considerazione della disabilità, che viene vista e vissuta come “abilità altra”, e della persona con handicap come il “differente abile”.   Le comunità di Capodarco rappresentano pertanto le tante istanze di cambiamento che si concentrano nel dovere – soprattutto come cristiani e come Chiesa - di parlare con le diversità, di riconoscerle non come un problema, ma come una ricchezza.   Di qui l’idea del dialogo come dinamica alternativa alla contrapposizione, che contrassegna purtroppo la vita politica dei nostri giorni e che sta spaccando in diversi modi l’Italia. Idea del dialogo che unì  persone e gruppi diversi in quel grande progetto  che fu la Costituzione Italiana e che oggi viene messa in discussione da un’idea unilaterale di riforma;  idea del dialogo che è il filo conduttore della Caritas, dell’impegno a mettere insieme alterità diverse ed a lavorare per interessi che non siano soltanto i propri, ma per interessi superiori che si chiamano solidarietà, giustizia sociale, progresso culturale.   Sulla base delle sue esperienze e della sua fede don Franco  potrà offrirci chiavi di lettura della realtà politica  in cui stiamo vivendo.   Perché abbiamo voluto invitare don Franco? - chiede De Benedittis - lo abbiamo fatto proprio alla vigilia delle votazioni, perché abbiamo avvertito come membri della Chiesa il dovere di  segnare una differenza, di rimarcare un‘autonomia, una libertà della realtà ecclesiale, mettendo in evidenza che la Chiesa con i suoi principi, con i suoi valori non è „collaterale“ ad uno schieramento politico.   Noi pensiamo – prosegue De Benedittis - che la Chiesa – come realtà complessa anche nel suo interno – debba avere la voglia e la capacità di parlare con chi è diverso, con chi la pensa diversamente, di parlare con le „diversità“, di riconoscerle non come un problema – le diversità non sono un problema, ma una ricchezza. La pluralità culturale della Chiesa e della società è una ricchezza per i cristiani di oggi e il dialogo rappresenta una dinamica alternativa alla contrapposizione.   Oggi invece siamo di fronte – non solo su un versante politico, ma su un versante più ampio – ad un’Italia spaccata: un’Italia attraversata dall’odio, dalle contrapposizioni, … un’Italia spaccata da un presunto clericalismo ed un presunto laicismo.   Quando invece, dal Concilio Vaticano II, la Chiesa è chiamata a collaborare a dialogare con la laicità e riconosce nella laicità una grande ricchezza – anche per la fede stessa, perché la laicità è riuscita a rendere la chiesa stessa più libera dal potere e quindi la mette in grado di criticarlo. Se oggi questo valore del dialogo viene meno, noi come chiesa, come cristiani facciamo un passo indietro, che sai dove comincia e non sai dove ti porta.   Il Forum vorrebbe invece richiamare alle coscienze quella  chiesa profetica, quella chiesa della pace, quella chiesa del dialogo, che ha uno dei suoi più luminosi esempi nel nome  di un grande padre della Costituzione italiana, che è anche un grande maestro dello spirito, che è  Giuseppe Dossetti.   Purtroppo nell’ultimo quinquennio è stata messa in atto – rileva De Benedittis -  una  riforma della costituzione italiana, nei riguardi della quale i vescovi stessi hanno avvertito l’esigenza di intervenire e di dire che questa riforma della costituzione rompe la solidarietà del Paese…   Ora, - continua De Benedittis - questo principio di solidarietà penso che come cristiani e come credenti abbiamo il dovere di ripristinarlo, il dovere di difenderlo, il dovere di dire a chiare lettere che la dignità della gente non può essere in vendita…   Questa che è sotto i nostri occhi è l’Italia della divisione, …l’Italia che soffre, il risultato di politiche liberiste, il risultato dello smantellamento sociale, l’Italia che non ha nulla a che vedere e che fare con la dottrina sociale della Chiesa, con i principi solidaristici, con i principi della difesa della persona umana.   La  parola passa a don Franco Monterubbianesi, il quale introduce affermando che anche lui è venuto per „riflettere“, per riflettere assieme a noi. E per fare questo bisogna riportarsi al Vangelo, che ci apre ad una riflessione più profonda.   Vivendo da 40 anni con i disabili la sua Comunità si è ispirata alla libertà dei figli di Dio che  il Vangelo comunica: credendo pienamente alla Resurrezione di Cristo essa ha valorizzato costantemente la vita dei disabili.  Il Vangelo non solo fa riflettere – afferma Don Franco -  ma ci provoca.   Una prima provocazione: Ci stiamo allontanando dalla profondità del Vangelo. Noi abbiamo la religione, ma non la fede.  Abbiamo rischiato di fare della nostra religione una idolatria, affermando di essere cristiani, e poi fregandocene degli altri!…   La Comunità di Capodarco è partita dai disabili e si è aperta al mondo. Questa è in sintesi la storia di questa comunità, che dalla sua nascita combatte per l’impegno solidale.   Don Franco distingue fra l’uomo religioso e l’uomo di fede. Qual è il vero senso della fede rispetto alla religiosità?  - si chiede e ci chiede don Franco -  Dobbiamo riscoprire la verità del Cristianesimo, dobbiamo ritornare al Vangelo che è una „spada a doppio taglio“…. Il Cristianesimo non è una religione: è l’assurdo di un Dio che muore sulla croce. Nessuna religione ci dice che Dio muore per noi…   La verità del Cristianesimo non è verità di principi, di assiomi. Il Cristianesimo è l’impotenza di Dio, di un Dio che diventa talmente debole da rimettersi al nostro aiuto per salvarci; è la realtà di un Dio che per tutta la sua vita ha preso le distanze sul potere: ciò che contava era la sua umanità, il suo perdonare, l’accogliere i peccatori, la sua risposta non violenta. L’insegnamento di Gesù, l’iniziazione dei suoi apostoli durante i giorni dopo la Pasqua nel suo mistero sta tutto qui:  nel far comprendere loro che egli è un Dio che muore per noi. Egli apparve agli apostoli con le sue piaghe, perché la resurrezione non fosse interpretata come segno di potenza, ma di impotenza.   E qui ricordo gli Indios di America…-  aggiunge don Franco - e con loro tutti coloro che hanno subito violenze ed ingiustizie…Il Signore della Gloria sta dalla loro parte. Ma il Signore della Gloria è il Cristo della flagellazione: Colui che si addossa tutti i mali dell’umanità.   Una seconda provocazione è data dal Padre Nostro: “Venga il tuo Regno”… – è il regno dei cieli che si deve realizzare sulla terra, è il prendere a cuore la testimonianza dei poveri sulla terra. „Deus caritas est“: è la pietà per gli uomini  –  è l’unica strada che il Signore ci addita per risorgere dai mali. La morte in croce è scandalo per gli ebrei e stoltezza per i greci. Noi, che ci diciamo cristiani, in realtà non la viviamo quella croce. Perché rifiutiamo di portare la croce dell’umanità e rifiutiamo i deboli.   Di qui il discorso sui diversamente abili, su tutti quelli che soffrono ingiustizie sulla terra, sugli sfruttati (specialmente bambini: si pensi al turismo sessuale, nel quale gli italiani, dopo i tedeschi, sono al secondo posto nelle presenze!),  sulle ingiustizie perpetrate ai danni dei più poveri e dell’umanità intera  (pensiamo alla lottizzazione da parte dei petrolieri della foresta equatoriale – un grande scandalo…)   Una terza provocazione ci viene dalla famiglia. Famiglia come grande valore cristiano. Vorrei formulare così il problema della famiglia:- dice don Franco - socializzare le famiglie e familiarizzare la società…. Uno dei  valori più profondi della famiglia sta nell’accoglienza – dei figli in primo luogo, ma anche del povero: è il povero che ci arricchisce…Beati i miti, perché possederanno la terra…Un altro valore della famiglia sta nell’educazione verso il futuro, nella capacità di dialogo…   Eccoci arrivati – conclude don Franco - al vostro tema: Cristiani in dialogo – aperti agli altri, alle diverse culture, ai diversi popoli,  ma con esperienze concrete…   Come cristiani stiamo sempre all’opposizione. Nel momento dell’azione però dobbiamo esserci, distinguendo bene l’imparzialità dalla neutralità. Esercitare la nostra imparzialità, ma opporci alla neutralità: la parabola del buon Samaritano ci insegna che non si può essere neutrali. In questi anni non abbiamo lavorato veramente per far maturare le coscienze. È ora che ci mettiamo al lavoro. Il vostro Gruppo potrebbe intraprendere questo lavoro.   Raccogliamo volentieri l’invito e l’augurio di don Franco Monterubbianesi e lo ringraziamo per averci accompagnato con le sue riflessioni.   Cristiani in dialogo Forum per il cambiamento solidale

Stage teatrale con Haiman Nahas

Stage teatrale tenuto dal regista palestinese Haiman Nahas Fare click sull'icona per leggere il documento:  

Il Crocifisso di San Damiano

Intimamente legato alle stimmate di San Francesco d'Assisi, partito da Monopoli il 25 settembre e che si concluderà il 25 giugno nella Diocesi di Campobasso.  

Il Crocefisso di San Damiano, dai tipici tratti bizantini, è un dipinto risalente al XII° secolo e la tela, sulla quale è stata dipinta l'icona, è incollata su una lista di legno di noce alta 190 cm, larga 120 cm e spessa 12 cm.. Questo dipinto era conservato nella chiesa di San Damiano, di Assisi, quando nell'autunno del 1205, Francesco, dopo aver pregato davanti a questo crocifisso, sentì una voce provenire da questo quadro.   Corato accoglierà il crocifisso questa sera alle 22 in piazza Cesare Battisti, dove sarà celebrata una breve Liturgia dell'accoglienza. Subito dopo il crocifisso sarà portato con una fiaccolata in Chiesa Matrice, dove resterà fino a venerdì prossimo.   Nei tre giorni di permanenza a Corato, previsti al mattino momenti di incontro con le Scuola Medie Superiori di Corato, oltre a momenti liturgici curati dalle fraternità di Santa Maria Greca e di San Francesco. L'accoglienza di questa sera sarà animata dalla fraternità Gi.Fra. (Gioventù Francescana) della Parrocchia Incoronata, che a Corato affonda radici profonde, essendo nata 17 anni fa.   La Gi.Fra., la Fraternità dei giovani che si sentono chiamati dallo Spirito Santo a fare l'esperienza della vita Cristiana alla luce del messaggio di San Francesco d'Assisi, conta ad ora 30 elementi, tre dei quali hanno iniziato il loro cammino proprio in quel lontano 16 aprile 1989. Coordinata dal Consiglio, con Giuseppe Cantatore presidente, Rossana Mangano vice presidente, Antonella D'Introno, Ezio Localzo e Rosalba Marcone consiglieri, la Gi.Fra. si inserisce in modo attivo ed operante, nella vita della Chiesa locale, unendo l'attività formativa alle forme di volontariato, per un servizio umano, responsabile e disinteressato ai fratelli.   La Gi.Fra, strettamente legata ai frati Francescani Conventuali divide il proprio cammino in tappe, a seconda delle età e del tempo di appartenenza alla Fraternità, organizzando i suoi incontri settimanalmente con il proprio assistente locale Don Gino De Palma, con l'assistente regionale fra' Gianni Strafella e con l'animatrice Danila Palmieri.   Tra le iniziative di testimonianza e servizio alla Chiesa ed alla società, il Capodanno 2005 trascorso in piazza Cesare Battisti per raccogliere fondi per le vittime dello tsunami, e le cene in comunione tra cristiani e musulmani, in occasione del Ramadam, entrambe realizzate con il supporto della Caritas cittadina. Sempre in piazza, nello scorso mese di Ottobre è stata celebrata la "Festa del Ciao", insieme all'Azione Cattolica, per inaugurare l'anno catechistico.   La fraternità è in questo periodo impegnata negli incontri del Sinodo Diocesano, che si terranno a Barletta a partire dal 25 gennaio.   La Storia del Crocifisso di San Damiano   Il Crocifisso è stato dipinto nel dodicesimo secolo da un pittore umbro: l'opera presenta una forte influenza della pittura siriana, come conseguenza della presenza in Umbria di monaci siriani. La tela è incollata su una lista di legno di noce alta 190 cm, larga 120 cm e spessa 12 cm. È probabile che il Crocifisso fosse destinato ad essere appeso sopra l'altare del S. Sacramento: ciò fa pensare che la chiesa di San Damiano fosse parrocchiale, in quanto ciò era previsto per tali tipi di chiese. Nel 1257, le Clarisse lasciarono San Damiano e partirono alla volta della Chiesa di San Giorgio, prendendo con loro il Crocifisso. Con loro è rimasto per 700 anni. Nella Settimana Santa del 1957 venne mostrato al pubblico per la prima volta sopra il nuovo altare nella cappella di San Giorgio nella Basilica di Santa Chiara d'Assisi.   L'Icona del Cristo trasfigurato   Per i cristiani dell'Est, l'icona è una rappresentazione del Dio vivente, attraverso il quale si ha l'incontro personale con Dio per mezzo dello Spirito Santo. L'icona di San Damiano è quindi un incontro personale con il Cristo trasfigurato - Dio fatto uomo. Il Crocifisso contiene la storia della morte, risurrezione e ascensione in gloria. Invita tutti noi a prendere parte con una fede viva e vissuta, proprio come ha fatto San Francesco. La morte salvifica di Gesù è mostrata nel Vangelo di Giovanni nella sua maestà serena, e questo Crocifisso ne è la testimonianza pittorica. Non è quindi sorprendente che San Francesco fosse attirato da quest'icona e che l'ispirazione per la sua vita venisse da questo Cristo che gli parlò "Va', ripara la mia chiesa...."   La figura del Cristo   La figura centrale dell'icona è Cristo: ciò non solo a causa delle dimensioni della figura, ma perché Cristo dà la luce alla composizione pittorica. "Sono la luce del mondo. Chiunque mi segui non cammina nel buio, ma avrà la luce di vita" (Giovanni 8:12). Cristo sta in piedi, non è inchiodato sulla Croce. I Suoi occhi sono aperti: guarda il mondo, che ha salvato. È vivo. Il Suo vestito è un semplice velo simbolo allo stesso tempo del Suo Santo Sacerdozio e del Suo ruolo di vittima sacrificale. Il petto, la gola e il collo sono molto pronunciati. Gesù alitando lo Spirito Santo sui Discepoli (Gio 20.22) inizia la nuova creazione, Egli infatti alitò sui suoi discepoli e disse "ricevete lo Spirito Santo". L'ombra sul volto di Gesù è evidenziata dal fatto che l'aureola e la faccia sono reclinati. L'umanità di Cristo vela l'essenza della Gloria del Verbo. Dietro le braccia stese di Cristo c'è la raffigurazione della sua tomba vuota, come un rettangolo nero.   Il medaglione e l'inscrizione.   L'ascensione è rappresentata all'interno del cerchio rosso: Cristo sta uscendo dal cerchio, portando una croce d'oro, che è ora il suo scettro reale. I suoi vestiti sono dorati un simbolo di vittoria. La sua sciarpa rossa è un segno del suo dominio e della sua sovranità. Gli angeli L'accolgono nel cielo. IHS sono le prime tre lettere del nome di Gesù. La piccola parentesi sopra indica che è un'abbreviazione. NAZARE è il nazareno; REX è "re" e IUDERUM è "degli ebrei". Ciò è anche riportato nel Vangelo di San Giovanni. "Gesù, il re degli ebrei".   La Mano del Padre    Da dentro il semicerchio alla cima dell'icona, Dio Padre che nessun ha mai visto, si rivela attraverso una benedizione. Questa benedizione è data dalla mano destra di Dio con il dito steso lo Spirito Santo. Il Padre dà il dono dello Spirito Santo a tutti a causa dei meriti della Passione di Cristo.   La Vite Mistica   Attorno alla Croce vi sono rotoli calligrafici vari, che potrebbero rappresentare la Vite Mistica: "io sono la vite, voi siete i rami..." (Gio 15) che richiama alle parole di Gesù "non esiste amore più grande di questo, dare la propria vita per i propri amici." Alla base della Croce, sembra esserci una sezione che somiglia ad una roccia, il simbolo di Pietro, primo capo della Chiesa. Le conchiglie sono invece i simboli dell'eternità.   Maria e Giovanni   Come nel vangelo di Giovanni, Maria e Giovanni sono posto fianco a fianco. Il mantello di Maria è bianco, che significala vittoria (Rev 3:5); purificazione (Rev 7:14); e benevolenza (Rev 19: 8). Le gemme sul mantello si riferiscono alle grazie dello Spirito Santo. Il rosso scuro portato sotto il mantello si riferisce invece all'amore, mentre il vestito è di porpora, che simbolizza l'Arca dell'Alleanza (Ex 26: 1-4) La mano sinistra di Maria è appoggiata alla sua guancia la sua accettazione e il suo amore di Giovanni, e la sua mano destra indica Giovanni, mentre i suoi occhi proclamano la sua accettazione delle parole di Cristo "Donna, ecco tuo figlio....."(Gio. 19:26) Il sangue gocciola su Giovanni in questo momento. Il mantello di Giovanni è di colore rosa, che significa saggezza eterna, mentre la sua tunica è bianca, la purità. La sua posizione è tra Gesù e Maria perché è il discepolo amato da tutti e due. Maria "ecco tuo figlio, Giovanni ecco tua madre".   Numeri   Ci sono 33 figure nell'icona: 1 figura di Cristo, 1 mano del Padre, 5 figure maggiori, 2 figure più piccole, 14 angeli, 2 figure sconosciute vicino alle mani di Gesù, 1 piccolo bambino, 6 figure sconosciute al fondo della Croce ed 1 gallo. Ci sono poi 33 chiodi lungo le cornici appena dentro le conchiglie e 7 attorno all'aureola.     Le altre figure maggiori:   Maria Maddalena   Maria Maddalena è figura molto particolare poiché è vicina a Cristo; la sua mano è posta sul mento, ciò indica un segreto confidato. Porta un vestito di colore scarlatto che è il colore dell'amore: il suo mantello, che è azzurro, intensifica questo sentimento.   Maria di Cleopa   Alcune autorità dicono che lei è la madre di Giacomo, porta i vestiti di un colore di terra, un simbolo di umiltà e il suo mantello chiaro verde la speranza. La sua ammirazione di Gesù è indicata dal gesto della sua mano.   Il Centurione di Capernaum   Tiene un pezzo di legno nella sua mano sinistra, che indica la costruzione della sinagoga (Luca 7:1-10). Il bambino oltre la sua spalla è suo figlio guarito da Gesù Le tre teste dietro il bambino mostrano "lui e la sua famiglia" (Gio. 4: 45 - 54). Il pollice e le due dita simboleggiano la Trinità, mentre le sue dita chiuse raffigurano il mistero nascosto delle due nature di Gesù il Cristo. "Veramente lui è il figlio di Dio" (Marco 15:39)      Le figure minori:   Longinus   Il soldato romano che trafisse il fianco di Gesù con una lancia.   Stefano   La tradizione dà questo nome al soldato che offrì a Gesù una spugna inzuppata con l'aceto dopo che Gesù urlò "ho sete" (Gio. 19: 28-30)   I Santi Sconosciuti   Al fondo dell'icona ci sono sei santi sconosciuti che gli eruditi credono essere i santi Damiano Ruffino, Michele, Giovanni il battista, Pietro, e Paolo tutti patroni delle chiese nella zona di Assisi. San Damiano fu il patrono della chiesa dove era la croce, e San Ruffino il santo patrono di Assisi. I danni riportati dall'immagine non ne consentono l'identificazione.    Gli angeli che discutono   Ci sono due gruppi di angeli che stanno discutendo animatamente sul mistero rivelatogli. "Dio amò tanto il mondo che dette suo solo figlio, perché chiunque credi in lui non morirà ma avrà la vita eterna" ( Gio. 3:16)    La Tomba   Come è stato menzionato prima, dietro Cristo è la tomba aperta; Cristo è vivo, e sta in piedi sopra la tomba. Il rosso dell'amore supera il nero della morte. I gesti dei santi sconosciuti a Sue mani indicano la fede. Potrebbero essere Pietro e Giovanni alla tomba vuota? (Gio 20: 3 - 9)   Il Gallo.   In primo luogo, l'inclusione del gallo ricorda il diniego di Pietro che pianse amaramente. In secondo luogo, il gallo proclama la nuova alba del Cristo alzato, la vera luce. (Gio. 2:8)   La Forma della Croce   La forma della Croce è particolare per permettere all'artista di includere tutti coloro che parteciparono al dramma della Passione. Alla destra della Croce sta il buon ladrone, chiamato tradizionalmente Dismas, di cui Gesù disse che sarebbe stato con Lui nel Regno dei Cieli; alla sinistra sta invece il ladrone malvagio.     Tra il 2005 e il 2006 ricorreranno gli 800 anni del colloquio tra il Crocifisso di san Damiano e il giovane Francesco d'Assisi. E' un Crocifisso molto importante nella storia della Chiesa, caro a tantissimi giovani che vi sostano in preghiera, visivamente noto anche a coloro che nemmeno sanno che quel Crocifisso abbia parlato amabilmente col giovane Francesco.   Ad esso sono legate: • la memoria di una preghiera: "Altissimo e glorioso Dio, illumina le temebre de lo core mio." • la scoperta di una chiamata al servizio nella Chiesa: "Và Francesco e ripara la mia casa che come vedi sta cadendo." • la disponibilità ad una risposta personale libera e gioiosa: "Lo farò volentieri Signore."   La peregrinatio del Crocifisso di san Damiano viene proposta dai Frati minori a livello nazionale ed è pensata come un momento di evangelizzazione del mondo giovanile e non solo.

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