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Alla ricerca della giustizia sociale

Alla ricerca della giustizia sociale

Le parole di don Luigi Ciotti per la legalità e per un futuro migliore.    

Don Luigi Ciotti è un sacerdote italiano ed è un  dinamico operatore nella lotta alla mafia. Il suo impegno pubblico inizia nel 1966 con la creazione del "Gruppo Abele", una organizzazione che porta iniziative all'interno delle carceri minorili ed aiutare le vittime della droga. Nel febbraio 1993 pubblica il primo numero del mensile "Narcomafie" e il 25 marzo1995 fonda "Libera", un network operativo sul territorio nazionale di organizzazioni impegnate nella lotta alla mafia. La Legambiente fa parte di questa rete, affiancando le attività nei confronti della promozione della legalità a trecentosessanta gradi. E’ stato suggestivo intervistare don Luigi,perché mi sono reso conto della passione civile,sociale e della fede di questo sacerdote. Lui vive ed opera per un futuro migliore partendo dalle varie forme di marginalità sociale. Per questo, credo che sia un grande comunicatore sociale,promuovendo iniziative concrete perché la solidarietà, la pace sociale,si opera nei piccoli gesti quotidiani, nelle scelte che ciascun cittadino può promuovere concretamente la legalità.   D. Liberarsi da chi e da che cosa?   Don Ciotti: La libertà va liberata, la libertà non si baratta, abbiamo tante situazioni di persone che non sono libere : la tratta degli esseri umani,l’usura, il pizzo , il lavoro nero e il caporalato, l’usura e la prostituzione non rendono liberi…   Dobbiamo liberare la libertà , a condizioni che le persone diventino libere. La nostra costituzione che ha compiuto sessant’anni , la dichiarazione dei diritti umani ed universali hanno nella libertà dell’uomo, il punto centrale. La centralità di questo diritto è nella persona umana. E’ contribuendo con il proprio ruolo, con le proprie responsabilità e le propri competenze a creare le condizioni di libertà. La nostra costituzione parla di uguaglianza e,quindi,in questo modo si da dignità alla persona.   D. Secondo Lei, che cosa significa la parola mafia ?   Don Ciotti: La mafia è un crimine organizzato che raggiunge i propri obiettivi e vive di compiacenze,altrimenti sarebbe crimine organizzato. Le compiacenze sono nell’ambito della finanza economica ,in segmenti della politica , penetra nel corpo sociale.  La mafia è questo “pesce” ,ma dipende  da come si “alimenta” e,quindi, da  forme di collaborazione dirette ed indirette. Solo nel 1982 Pio La Torre definisce che cos’è la mafia con un abissale ritardo. In quella legge si parla di reati di mafia e della confisca dei beni ai mafiosi…. Ciò che noi nel 1996 raccogliemmo un milione di firme per fare in modo che questa operazione fosse più veloce e con meno inghippi burocratici , in modo più efficace  e più efficiente per un uso sociale di questi beni. Oggi queste sono attività per cooperative  che operano e producono ,creando occasioni di lavoro ,che vuol dire più libertà  e più dignità alle persone . Dai beni confiscati alla mafia è il frutto di questo percorso.   D. Qual’è il ruolo del volontariato nella crescita civile ?     Don Ciotti: Il volontariato è dono e gratuità… E’ anche mettersi in gioco…Credo che tutti dobbiamo essere dei volontari e ci vogliono anche delle persone che con un ruolo più specifico si possono far carico delle incombenze. Mi auguro che si allarghi sempre più la schiera delle persone che vivono questa dimensione. Il mio sogno è che il volontariato sparisca ,nel senso che la solidarietà non sia una virtù eccezionale, ma che sia una regola di tutti :che non sia un cristiano  se non una persona solidale ,che non sia un cittadino , se non sia una persona  volontaria. Vorrei che ciascuno di noi sentisse questa corresponsabilità per dare questo contributo al cambiamento.   D. Che cosa può rappresentare la liberazione dalle varie forme di mafie: da quelle contro l’uomo a quelle  contro la natura e l’ambiente ?     Don Ciotti: Bisogna liberare questa libertà,bisogna cambiare pagina. Bisogna creare le condizioni  affinché la gente si riappropri della propria dignità . Noi dobbiamo prenderci cura del mistero della vita. Dobbiamo alimentare la speranza ,dobbiamo creare le condizioni di libertà della persona. Le mafie non ti permettono questo: creano disorientamento , creano paura, creano fatica, creano ostaggio , controllano i territori. .. Falcone diceva che sono fenomeni umani e ,quindi, possono avere un inizio e ,quindi, possono avere una fine. Volevo ricordare il giudice Livatino,ucciso da Cosa Nostra, annotava sul suo diario: “ .. non ci sarà chiesto se siamo stati credenti , ma se siamo stati credibili…”Vorrei citare anche don Bosco ,il quale diceva ai suoi ragazzi che :” Bisognava essere dei buoni cristiani  e degli onesti cittadini”.  Quindi, per un cristiano non è solamente importante la dimensione più interiore come : il silenzio,la preghiera, la riflessione ,i sacramenti,l’eucarestia,ma anche collaborare nel tuo territorio ,metterti in gioco ,cominciando dalle piccole cose.   D.Quante possibilità ha chi è sottoposto a pressioni della malavita a liberarsi da questo giogo ?     Don Ciotti: Tocca a noi, dobbiamo scegliere non l’io, ma il noi, nei nostri gruppi,nelle nostre associazioni. Questo lavorare insieme,questo costruire insieme .Per esempio oggi la Fuci, ha organizzato un momento di riflessione insieme con altri gruppi. Libera nasce mettendo insieme tante realtà del nostro Paese,con l’obiettivo di essere uniti per costruire fame e sete di giustizia. Noi,non io, il cambiamento ha bisogno del nostro contributo partendo dalle piccole cose :dalle proposte culturali,l’etica, la politica in senso lato. Solo unendo le forze! La frammentazione fa il gioco del crimine ,di chi ha interesse che tutto questo avvenga. Queste reti di associazioni, questo lavorare insieme creano un fermento sociale ed etico nuovo nei nostri territori.   Giuseppe Faretra   Per saperne di più: LINKS http://it.youtube.com/watch?v=uRNOAbWehDc http://it.youtube.com/watch?v=UH3-dMVJxA8&feature=related http://it.youtube.com/watch?v=suKPKfSetp0&feature=related http://it.youtube.com/watch?v=dhRjKk2ceaY&feature=related http://www.radioradicale.it/modules/archivio/playmedia.php?IdIntervento=2138977&m=47

Incrociando diverse strade

Ho incontrato don Andrea Gallo a Spinazzola prima che ricevesse un premio.

Stava seduto in attesa che l’incontro iniziasse tutto tranquillo, mi sono avvicinato, mi sono presentato ed abbiamo iniziato a parlare. Mi ha impressionato la sua verve di uomo di ormai ottanta anni, senza peli sulla lingua, mi  ha detto di essere contento di stare all’interno della Chiesa. Ci siamo intrattenuti parlando di diversi argomenti già prima dell’intervista, prima che gli amici Franca e Mimmo me lo strappassero .   Abbiamo spaziato su tutto: la società, la vita, la Chiesa e la comunicazione per citare solo le principali tematiche. E’ un uomo intriso di esperienza di vita.  Don Andrea nasce a Genova il 18 Luglio 1928 e viene immediatamente richiamato, fin dall'adolescenza, da Don Bosco e dalla sua dedizione a vivere a tempo pieno con gli ultimi, i poveri, gli emarginati.   Attratto dalla vita salesiana, inizia il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il Liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile a San Paulo dove compie studi teologici.   Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Un anno dopo, viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di introdurre una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena.   Un ‘prete da marciapiede’ che passa le notti accanto agli ultimi: tossici, ex prostitute, ex ladri, transessuali. Ne ha parlato nel corso del suo intervento pubblico di esperienze di vita, ma anche un uomo di Chiesa profondamente convinto di indossare l’abito talare da 46 anni. Figura carismatica, don Andrea Gallo rivela il suo pensiero su temi complessi della nostra società.   E’ un sacerdote realista, ricco di un senso pragmaticamente cristiano,  sa ascoltare, sa aiutare con una fede cristiana ed, angelicamente anarchica da raccogliere come un piccolo esempio ed una  speranza per le giovani generazioni che lo amano e anche per quelle che sono le varie forme di marginalità sociale.    Quali sono, dal suo punto di vista i problemi della nostra società? Penso che la realtà italiana è molto, molto oppressa. Recentemente le cifre che parlano di un milione di poveri in Italia di coloro che vivono sotto la soglia della povertà. E’ passata la prima, la seconda repubblica, mi sembra che la produzione funziona, ma la distribuzione non funziona, nel senso che sul piano dei diritti ,mi sembra che molti Italiani non hanno diritto alla casa, salute, alla scuola, al lavoro, soprattutto i giovani.   Ecco la presenza dei Cristiani: come dice Gesù di essere  lievito ,sale,chicco di grano. Il cristiano deve elevare tutte le varie discipline e le varie culture, per animarle verso un cammino di giustizia.   Scoprire il servizio: Gesù diceva che era venuto per servire, non per essere servito. Secondo me, è importante in uan situazione di ingiustizia, non bisogna essere pessimisti: come cristiano e prete sono sempre ottimista ne nome di Cristo, ma la realtà è molto, molto pesante.   Nel 1981 il consegno permanente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ha prodotto un documento molto importante: "la Chiesa e le prospettive del Paese”",in cui veniva rimarcata l’importanza di ripartire dagli ultimi. La Chiesa povera con i poveri . I cristiani devono annunciare il Regno di Dio,cercare la giustizia e di beneficare tutti coloro che ne hanno bisogno.   Quale può essere la soluzione a questi problemi ? Una ricetta può  essere il riconoscersi all’interno della famiglia umana. Riuscire a combattere l’edonismo, il materialismo, la competitività , il soddisfacimento dei bisogni sempre all’infinito…   I cristiani devono riscoprire la parola : povertà ovvero che ciascuno possa avere i diritti essenziali per vivere; poi, l’amore per i fratelli e soprattutto quell’amore che porta al Vangelo. Il cristiano annuncia la Buona Notizia, con la scoperta della profonda radice della fraternità e,quindi, vivere nella quotidianità il Padre Nostro: noi abbiamo un Padre e noi siamo figli e fratelli.   Andando  in giro,talvolta, si vedono figli di serie B, C… Don Bosco diceva che la sua politica era quella del Padre Nostro. Quindi, recitarlo significa avere degli impegni di fraternità, di giustizia e di pace. Bisogna riscoprire anche le cause dell’ingiustizia per abbatterle. Per un cristiano il compito è annunciare il Regno, nel nome di Cristo, nella Sua morte e Risurrezione.   Poi, è necessario ogni giorno proseguire l’annuncio della giustizia ,della fraternità e soprattutto, in questo periodo, lanciare la testimonianza della cultura della non violenza e della pace.   Ci sono tante forme di violenza: dalle persone fasce deboli che non arrivare alla fine del mese a vari  e grandi scontri che sono le guerre.   Non esistono guerre giuste o preventive ,terrorismi o varie forme di violenze. Bisogna rifiutare ogni forma di violenza !   Parliamo dei giovani: quali potrebbero essere le soluzioni per promuovere una vera cultura di vita alternativa rispetto alle varie sostanze stupefacenti o sulle varie forme di negazione della vita ? Stamattina ho incontrato duecento giovani e mi hanno ascoltato per oltre un'ora e mezza. I giovani si aspettano trasparenza, giustizia, di non essere ingannati, prospettive del futuro.   Di fronte ai problemi dei giovani tutte le agenzie educative sono convocate e stimolate : dalla famiglia, alla scuola, dalla Chiesa alle istituzioni, le agenzie di informazione, la televisione, i giornali.   La droga significa distruzione. Ai nostri giovani dovremmo essere in grado da togliere da loro l’assenza di un futuro. Se percepiscono una prospettiva che vale la pena vivere pienamente ,si impegneranno. Bisogna stimolarli verso un’etica della responsabilità . Don Bosco diceva: "Volete farvi ubbidire, prima fatevi amare".   L’amore è fatto di attenzione  e ,quindi, è un atto di corresponsabilità da parte di tutti. Molte volte, temono di essere ingannati. La droga è un segno di tristezza che segna il cuore dei giovani che, talvolta, diventa una lenta e repentina autodistruzione .   Il mondo può avere un futuro compatibile con il rispetto della natura e del creato ? Ecco quali sono le tre contraddizioni del nuovo millennio, faccio una sintesi: la minaccia ecologica del nostro Pianeta, documenti ufficiali parlano della malattia del nostra Terra (il buco dell’ozono, per esempio); come mai l’Occidente ricco respinge i fratelli e le sorelle immigrate; il monopolio dell’ informazione che, talvolta, esaspera e crea competitività, invece di pensare cosa posso fare per la mia città, per il luogo in cui vivo, per la mia famiglia.   Davanti a queste tre contraddizioni bisogna rispondere con la cultura della non violenza e la cultura della pace. Infatti, nel discorso della montagna Gesù dice "Beati gli operatori di pace".   Di questo penso, abbiamo molto bisogno…

Intervista a don Giovanni D'Ercole

La nostra società sta vivendo una chiave di volta di relazione: la globalizzazione, le rapide trasformazioni mettono in gioco diversi fattori in ogni ambito di vita.

Abbiamo chiesto a don Giovanni D’Ercole, sacerdote orinino, alcune risposte per cercare di vederci chiaro, per cercare una chiave di lettura e cercare di capirci qualcosa.  Da quest’anno il primo settembre ricorre all’interno della Chiesa la giornata per la tutela del creato: come mai la Chiesa ha riscoperto questa sensibilità? Dire che la chiesa si sia svegliata tardi a questa sensibilità è riduttivo ... Ogni anno la Chiesa festeggia la festa del Ringraziamento, a novembre per i frutti della terra … E‘ da molto tempo che la vita del cristiano è tutta una lode al Signore per il dono del creato . Nell’ Eucarestia si esalta di tutto questo. La giornata di tutela dell’ambiente evidenzia piuttosto i rischi di una cultura e di una società che non rispettando l’ambiente sta distruggendo il futuro. E’ una giornata che invita la riflessione su quelli che sono i comportamenti di questo tempo e stimola una conversione a considerare il creato come se fosse un’opera creata dall’uomo, ma piuttosto un dono ricevuto dal Creatore da consegnare a chi viene dopo e, quindi, da rispettare e dar far sviluppare secondo quelle direttive e quegli orientamenti che lo stesso Creatore ha dato.   Si può parlare di conflitto di civiltà tra Oriente ed Occidente, cristianesimo ed islamismo?   Credo che bisogna fare di tutto perché non si parli e non ci sia un conflitto tra civiltà. Anche se ho la sensazione che ci siano delle forze occulte interessate a provocare questo contrasto. Credo che lo sforzo che debba essere fatto, tra tutti  coloro che vogliono costruire un futuro per il mondo, può essere nell’isolare ogni tentativo di strumentalizzazione e di richiamo alla violenza e far lavorare di più la ragione delle ragioni della ragione.   Spesso le notizie più eclatanti ci parlano di omicidi di mamme che uccidono i figli, mariti che ammazzano le mogli, figli che tolgono la vita ai genitori anche per futili motivi: che cosa sta succedendo?   E’ una domanda che credo tutti quanti si pongano, anch’io me la sto ponendo in modo inquietante…  Stiamo vivendo ad uno scoppio di violenza e di un prevalere della violenza,ad un disfacimento della famiglia… Questi episodi ci sono sempre stati ,in passato non erano così evidenti, perché i mezzi di comunicazione sociale non li rilanciavano in questo modo. Stiamo toccando con mano che una società ed una cultura che ha messo da parte Dio, che come ha detto benedetto XVI nell’viaggio in Baviera, messo fuori Dio dalla vita degli uomini, la stessa vita diventa violenta. C’è una denuncia: c’è un grande bisogno di amore, di riscoprire l’amore, non fatto di cose, ma la riscoperta di persone e quindi un rivalutare, il tempo dell’accettarsi, del parlarsi, insomma della comunione, piuttosto, che lasciarsi assorbire da una società che macina tutto che praticamente antepone il profitto in qualsiasi campo al bene della persona e alla persona stessa…   Può essere una causa la precarietà della nostra società come sistema?   Può essere, ma episodi come questi accadono prevalentemente nelle società più ricche dove la precarietà è meno forte, ma il senso della famiglia non è così importante, scompare il senso e la solidità del nucleo familiare, dove il lavoro diventa molto importante, come il guadagnare, l’arricchirsi diventa più importante, questi episodi di violenza ricorrono con più frequenza. Dobbiamo riflettere dove stiamo andando. A che serve lavorare, darsi da fare, trarre profitto, guadagnare, guadagnare e, poi, perdere l’anima, se poi si perde il senso della vita? 

Don Franco Monterubbianesi

E’ ormai impegnato da un quarantennio nel sociale don Franco Monterubbianesi,fondatore della Comunità Internazionale di Capodarco (CICa).

E’ un’organizzazione non governativa di solidarietà internazionale senza fini di lucro, sorta con lo scopo di proporsi come presenza di riferimento per gli emarginati di tutti i continenti e come tentativo di dare una risposta concreta ai problemi di quanti nel mondo non sono tutelati.   L’organizzazione si avvale del radicamento sul territorio nazionale, attraverso le sedi locali della Comunità di Capodarco, i gruppi soci e gli amici presenti in tredici regioni italiane, che da oltre trent’anni operano nel settore dell’emarginazione. Nel corso di un incontro tenutosi a Corato,invitato dal Forum per il cambiamento solidale “Cristiani in dialogo”, ha parlato della: “Libertà dell’azione politica dei cristiani”. In che modo il cristiano può esprimere la libertà di coscienza? Il cristiano deve credere alla presenza di Dio nella storia attraverso Cristo, perché è il mistero di Di Cristo che ha accettato di morire, abbandonato dal Padre nella morte, ha dimostrato un Amore che va oltre le miserie dell’uomo, a tutt il peccato e a tutti i limiti dello stesso peccato. Se il Cristo presente nella storia attraverso il Suo sacrificio, è risorto perché ha vinto la sua morte ,dà a noi di cambiare la storia. Questa è data al cristiano che laicamente vive la dimensione di uomo, nel lavoro, nella famiglia e nella società. I cristiani hanno la libertà di agire con la forza della Sua morte e della Sua Resurrezione, come modello da seguire,gli uomini possono capire che sono in grado di sacrificarsi per il bene degli altri che attraverso la forza di Dio le cose si realizzano nella storia ,la libertà viene verificata da fare ciò che ci pare, ma è di mettersi a servizio e di impegno per costruire un mondo diverso. La forza della resurrezione che il Cristo fa operare con noi,ci dà il senso del risultato. Quando lascio la comunità per aiutare il povero , so che all’interno solidarizzano. La politica può trovare il suo risultato: ci possono essere delle buone leggi ,per esempio la 328/2000 va applicata nel modo che i servizi sociali possano integrarsi con le realtà sociali del territorio. La partecipazione del terzo settore, del volontariato deve essere resa effettiva e può diventare efficace: noi come Capodarco, le abbiamo applicato, abbiamo portato delle innovazioni. Ora stiamo portando avanti il famoso progetto “Dopo di noi”, laboratori sociali, in cui aiutiamo i ragazzi medio gravi a trovare lavoro. L’altro giorno ero ad un supermercato a Roma in cui abbiamo venduto quattrocento chili di pasta all’uovo fatta dai nostri ragazzi handicappati medio gravi. Quali sono le priorità della nostra società? Le priorità sono l’organizzazione di un nuovo welfare comunitario, in cui ci sia una trasformazione attorno per i disabili,per gli immigrati, per le nuove forme di povertà: dalla partecipazione integrata dei servizi ,ad una nuova mentalità anche da parte degli operatori. I politici non devono essere solo delegati, ma attori insieme con noi di queste realtà, non possono gestire sulla nostra testa le realtà sociali. Qual è il peccato, secondo lei , più grave che può compiere nel mondo d’oggi un cristiano? Sicuramente l’indifferenza ai mali della società, ripiegarsi nel perbenismo, l’individualismo, lasciare che le cose vadano alla malora. E’ drammatica la situazione dei giovani che li stiamo privando di un mondo diverso possibile.

Gregorio Sgarra: l‘arte e la mia fede

Gregorio Sgarra è un artista di ricerca nel campo dell’arte.

Ha iniziato giovane a dipingere, alunno del professor Nicola Tullo. Ora opera nel suo studio-laboratorio nel centro storico di Corato. E’ nel cuore del centro antico a due passi dalla Chiesa Matrice. Amici, conoscenti, curiosi nel campo dell’arte, certe volte, passano per vedere che cosa sta dipingendo.   Gregorio Sgarra li accoglie con il sorriso sulle labbra, spiega che cosa sta producendo, come è arrivato alla sintesi grafico – pittorica di un’icona, i riferimenti  stilistici, culturali.  Qual’ è stata la sua formazione culturale – artistica ?   Ho frequentato il liceo artistico a Bari in seguito, ho studiato all’Accademia delle Belle Arti, un anno a Napoli, e, poi, ho terminato gli studi a Bari, dedicandomi prevalentemente alla pittura. Dopo questo percorso,ho fatto un corso  di specializzazione a Bologna tenuto da don Gianluca Busi sulle icone e sulle immagini sacre. Questa esperienza culturale ed artistica è stato il momento di conversione nella mia vita.   Allora, che cosa rappresentano le icone ?   Sono la narrazione del Vangelo,della vita di Gesù. La vita dei Santi nelle immagini sacre non sono altro che un richiamo costante al Vangelo. Infatti, il termine iconografia significa immagine disegnata, raffigurata, parlare di Gesù tramite le rappresentazioni  e i colori e come se il Vangelo fosse raffigurato…   Le icone,in questo momento, poi, vanno di moda, sono tra le opere maggiormente richieste,ricercate e commissionate. Le icone, invece, vanno tenute in casa in un angolo, per pregare , per avere un rapporto costante con l’Assoluto ,non per abbellire un salotto , ma devono essere delle immagini che rappresentano qualcosa di intimo e privato. Sono delle immagini controcorrente rispetto al momento storico in cui viviamo, in cui si agisce e si lavora in modo molto superficiale.   Quanto le icone influenzano la vita spirituale dell’artista ?   Questa attività professionale mi ha spinto a documentarmi sulle icone e sulle immagini sacre,in genere, ed a capire, ad entrare dentro la storia ,i fatti e gli avvenimenti evangelici ,mi aiutano a vivere e mi danno il senso cristiano nella mia vita.   Quali altre esperienze artistiche ha fatto ?   Oltre a dipingere icone, faccio sperimentazione con nuovi materiali, anche di facile consumo, come acciaio, alluminio, video, installazioni, recuperando sempre la parte spirituale dell’uomo con una dimensione più intima, in cui l’uomo prima o poi si trova a cimentarsi.  Per esempio, il rapporto con la morte, con le situazioni della vita e nelle icone questa dimensione esiste.   Mi piace portare la dimensione spirituale nell’arte contemporanea, partendo dal concetto del dolore,della tecnologia,delle mutazioni genetiche e come queste situazioni modificano l’uomo  e come la dimensione spirituale può dare delle risposte…. Tuttavia, sto collaborando da diverso tempo con Giuseppe Mintone, coreografo della Fondazione Piccinni e interagendo molto sulla corporeità  su come il corpo agisce davanti alle telecamere, ai sistemi di controllo , con l’arte visiva e la pittura.   [Per l'articolo su Peppino Mintrone, clicca qui.]    

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