Intervista a don Giovanni D'Ercole
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- Pubblicato Lunedì, 20 Novembre 2006 00:00
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La nostra società sta vivendo una chiave di volta di relazione: la globalizzazione, le rapide trasformazioni mettono in gioco diversi fattori in ogni ambito di vita.
Abbiamo chiesto a don Giovanni D’Ercole, sacerdote orinino, alcune risposte per cercare di vederci chiaro, per cercare una chiave di lettura e cercare di capirci qualcosa. Da quest’anno il primo settembre ricorre all’interno della Chiesa la giornata per la tutela del creato: come mai la Chiesa ha riscoperto questa sensibilità? Dire che la chiesa si sia svegliata tardi a questa sensibilità è riduttivo ... Ogni anno la Chiesa festeggia la festa del Ringraziamento, a novembre per i frutti della terra … E‘ da molto tempo che la vita del cristiano è tutta una lode al Signore per il dono del creato . Nell’ Eucarestia si esalta di tutto questo. La giornata di tutela dell’ambiente evidenzia piuttosto i rischi di una cultura e di una società che non rispettando l’ambiente sta distruggendo il futuro. E’ una giornata che invita la riflessione su quelli che sono i comportamenti di questo tempo e stimola una conversione a considerare il creato come se fosse un’opera creata dall’uomo, ma piuttosto un dono ricevuto dal Creatore da consegnare a chi viene dopo e, quindi, da rispettare e dar far sviluppare secondo quelle direttive e quegli orientamenti che lo stesso Creatore ha dato. Si può parlare di conflitto di civiltà tra Oriente ed Occidente, cristianesimo ed islamismo? Credo che bisogna fare di tutto perché non si parli e non ci sia un conflitto tra civiltà. Anche se ho la sensazione che ci siano delle forze occulte interessate a provocare questo contrasto. Credo che lo sforzo che debba essere fatto, tra tutti coloro che vogliono costruire un futuro per il mondo, può essere nell’isolare ogni tentativo di strumentalizzazione e di richiamo alla violenza e far lavorare di più la ragione delle ragioni della ragione. Spesso le notizie più eclatanti ci parlano di omicidi di mamme che uccidono i figli, mariti che ammazzano le mogli, figli che tolgono la vita ai genitori anche per futili motivi: che cosa sta succedendo? E’ una domanda che credo tutti quanti si pongano, anch’io me la sto ponendo in modo inquietante… Stiamo vivendo ad uno scoppio di violenza e di un prevalere della violenza,ad un disfacimento della famiglia… Questi episodi ci sono sempre stati ,in passato non erano così evidenti, perché i mezzi di comunicazione sociale non li rilanciavano in questo modo. Stiamo toccando con mano che una società ed una cultura che ha messo da parte Dio, che come ha detto benedetto XVI nell’viaggio in Baviera, messo fuori Dio dalla vita degli uomini, la stessa vita diventa violenta. C’è una denuncia: c’è un grande bisogno di amore, di riscoprire l’amore, non fatto di cose, ma la riscoperta di persone e quindi un rivalutare, il tempo dell’accettarsi, del parlarsi, insomma della comunione, piuttosto, che lasciarsi assorbire da una società che macina tutto che praticamente antepone il profitto in qualsiasi campo al bene della persona e alla persona stessa… Può essere una causa la precarietà della nostra società come sistema? Può essere, ma episodi come questi accadono prevalentemente nelle società più ricche dove la precarietà è meno forte, ma il senso della famiglia non è così importante, scompare il senso e la solidità del nucleo familiare, dove il lavoro diventa molto importante, come il guadagnare, l’arricchirsi diventa più importante, questi episodi di violenza ricorrono con più frequenza. Dobbiamo riflettere dove stiamo andando. A che serve lavorare, darsi da fare, trarre profitto, guadagnare, guadagnare e, poi, perdere l’anima, se poi si perde il senso della vita?