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Pierluigi Balducci

Nato a Bari nel 1971, inizia gli studi musicali come chitarrista classico, dedicandosi poi al basso elettrico e recentemente al contrabbasso.   Ha collaborato con numerosi musicisti quali M. Giammarco, R. Ottaviano, E. Reijseger, R. Bonisolo, E. Fioravanti, D. Scannapieco, E. Palermo, T. Ghiglioni, M. Manzi, A. J. Forest, L. Berg etc, spaziando dal jazz alla ‘world music’, dalla musica di ricerca alla musica etnica. Si è esibito in importanti festival e rassegne, tra cui Orsara Jazz, Percfest Memorial Naco (Laigueglia), Jazz in Puglia (Lecce), Zelig Jazz Project (Foggia), Siena Jazz, Alpheus Jazz Festival (Roma), Folks Festa  (Bolzano), Jazz & Altro (Provincia di Bari), Quartieri (Roma), Ville e Castella (Pesaro) etc.   Come compositore e band-leader, Pierluigi Balducci ha iniziato col privilegiare la naturale tendenza alla contaminazione tra il jazz di estrazione afro-americano e gli stili e le culture musicali più vari, all’insegna di una musicalità senza facili etichette e rigide distinzioni di genere, per approdare poi a quel personalissimo stile compositivo ed arrangiamentale che la critica inizia a riconoscergli.   Per diversi anni ha fatto parte dei TAVERNANOVA, di cui era anche uno dei compositori. Il gruppo, che annovera una nutrita discografia, fu candidato tra i migliori gruppi italiani di “frontiera” al Premio Italiano della Musica (PIM) ‘97 dai critici di “Musica!” di Repubblica, RadioDeeJay e MTV. Dal Dicembre 1998 ha creato QuartETHNO, con Roberto Ottaviano, Lutte Berg e Massimo Carrano.   Con questo progetto, nato dalla ricerca di una via mediterranea e non "afro-americana" al jazz, P. Balducci ha pubblicato un CD (“Niebla”, Splasch Records) accolto dalla critica come una delle migliori pubblicazioni del 2000.   Dal 2002 ha messo su un nuovo ENSEMBLE che, in collaborazione con il violoncellista olandese Ernst Reijseger, ha pubblicato "IL PESO DELLE NUVOLE" (Splasc(h) Records - 2003), che ha fruttato al nostro varie nominations come miglior nuovo talento italiano da parte della critica specializzata (Top Jazz 2003). Nel corso degli ultimi due anni, l’Ensemble ha raggiunto l’assetto attuale (con E. Reijseger, L. Biondini, A. Tosques, L. Gadaleta e G. Berlen) fino a pubblicare ROUGE! (Splasch Records - 2005)   Ha composto la sigla-leitmotiv del film della regista francese Catherine Breillat (“A ma soeur”), in concorso al FilmFestival di Berlino 2001. La rivista “JazzIt” gli ha recentemente dedicato un’ampia intervista riconoscendolo come uno dei volti nuovi del panorama jazzistico italiano. Hanno inoltre scritto di lui: Cadence (USA), Jazzmagazine (Fra), Musica Jazz (Ita), Il Manifesto (Ita) e gran parte della stampa specializzata.     DISCOGRAFIA   Da LEADER ·         QuartETHNO di Pierluigi Balducci: “Niebla" - Splasc(h) Records H711.2 – 2000 ·         Pierluigi Balducci feat. E.Reijseger: “Il peso delle nuvole” – Splasc(h) Records World Series H852.2 – 2003 ·         P. Balducci Ensemble: “Rouge!” – Splasc(h) Records WS H872.2 - Da CO-LEADER ·         Tavernanova: "Tavernanova" - Compagnia Nuove Indye - 1995 ·         Tavernanova: "Matengue" - Compagnia Nuove Indye / BMG - 1996 ·         Finisterrae: "Finisterrae" - Equipe 98J005 - 1998 COLLABORAZIONI ·         Zetema Jazz Orchestra dir. da B. Tommaso; guests: Steve Lacy, Glen Ferris: "Nella sala delle arcate" - Zetema – 1992 ·         Art Jazz Quartet + Marco Sannini: "Left and Right" - M.A.P. Records -2001 ·         Marchio Bossa: “Marchio Bossa” – Azzurra – 2002 ·         Marchio Bossa: “No bossa no party” – Azzurra – 2004 ·         Alex Milella – “Light Shades” – NBM - 2005   http://pierluigibalducci.com

Quale università, per quale futuro?

L’ateneo barese è il più antico di tutta la regione, vanta un centinaio di corsi di laurea,oltre duemila docenti e sessantacinque mila studenti che si formano in modo efficace per cercare di ottenere una adeguata preparazione che possa schiudere le porte di una buona occupazione.

  Lo sviluppo dell’università ha radici storiche che partono dal 1925 anno della fondazione dell’ateneo barese partendo con solo trecentocinquantadue iscritti, si è arrivati alla università di massa,aperta a nuovi processi di una formazione più aperta a nuovi saperi e ad un nuovo contesto  più allargato a nuovi Paesi che si affacciano in Europa. Il magnifico rettore Giovanni Girone parla di vecchie e nuove prospettive  dell’ateneo barese anche in prospettiva della nuova istituenda provincia pugliese. Magnifico rettore, come sta cambiando l’università di Bari, come dice lo slogan tra “sapere e saper fare” ? L’università di Bari come gli altri atenei d’Italia stanno cambiando… Non è più necessario un solo sapere, e quindi, bisogna integrarli con il saper fare. Pertanto, i corsi di studi sono diventati più concreti, più applicativi, più professionalizzanti. Questa linea è chiaramente indicata dalla riforma degli ordinamenti didattici che ha istituito la laurea di base e la laurea specialistica. Ormai siamo al terzo anno dalla partenza di questa  riforma. Sotto il profilo del saper fare, ci sono una serie di discipline professionalizzanti  che consistono nei tirocini, nelle competenze informatiche e telematiche, le abilità linguistiche: questi contenuti mirano alla concretezza degli studi. Vorrei aggiungere che oltre ai docenti ordinari, abbiamo dei docenti a contratto, esterni che irrobustiscono, appunto, il saper fare. Quali contributo vuole offrire l’istituzione accademica per un  miglioramento culturale della società pugliese ed, in genere, meridionale ? Credo che l’università è la palestra, dove avviene la diffusione e la promozione della cultura nel senso più pieno della parola. Le attività accademiche e didattiche di alta formazione tendono ad impartire ai giovani quelle conoscenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro nel modo più adeguato. Le attività accademiche di ricerca mirano a fornire un contributo  nel campo della innovazione facilmente trasferibile nei processi produttivi , nelle istituzioni, nelle professioni, in modo da far crescere il contributo nella nostra realtà. La Puglia ne trae beneficio nell’avere ben quattro università (N.d.R.  Bari, Lecce, Foggia e la LUM ed inoltre il Politecnico di Bari è l’unico nel meridione).   Secondo alcune analisi, un terzo degli studenti universitari della nostra regione si iscrive ad altri atenei specialmente del nord Italia, come Lei giudica questo fenomeno ? Guardi, queste notizie sono un po’ datate… E’ una realtà di qualche anno fa della fine degli anni novanta… Ci sono anche giovani dell a Basilicata, della Calabria e del Molise che vengono a studiare qui in Puglia. Questo fenomeno di mobilità va visto sia in uscita che in entrata. Credo che le cifre di quanti dalla Puglia vanno a studiare negli altri atenei sia abbastanza contenuta. Le motivazioni di fondo sono quelle di andare a cercare corsi di studio che non sono presenti in Puglia o quello di seguire realtà universitarie meno affollate della nostra, la scelta di una sede universitaria più tranquilla favorisce una maggiore fruibilità degli studi. Inoltre, la Puglia si sta fornendo da  sempre di nuove sedi universitarie autonome. Fino a circa quattordici anni fa, c’erano solo l’università di Bari e Lecce. Nel frattempo si è reso autonomo il Politecnico di Bari, è nata l’università di Foggia, inoltre,abbiamo la LUM, l’università privata. Inoltre, abbiamo realizzato i decentramenti non solo a Foggia,ma anche  a Taranto. Ormai, credo che non ci siano motivi sostanziali per andare a studiare fuori dalla Puglia. E’ in eludibile che ,talvolta, per motivi diversi di scelta squisitamente personale si va a studiare in atenei che hanno una tradizione più lunga e per vivere una realtà diversa rispetto a quella che si è vissuto.   L’ università nel nuovo ordinamento formativo è considerata la struttura di formazione per eccellenza. In questo nuovo contesto, quali risposte concrete vuole dare a tutti coloro che si apprestano ad intraprendere proficuamente gli studi ? Le risposte concrete sono in linea con la realtà del mondo d’oggi. L’offerta didattica è in sintonia con la riforma dei tre più due (N.d.R. Laurea di base con conseguente laurea specialistica), la più rispondente possibile con le offerte del mercato del lavoro.  In ogni circostanza, con l’istituzione di nuovi corsi di studio abbiamo ascoltato le esigenze delle forze sociali, del mondo produttivo, delle istituzioni ,del mondo delle professioni e dei sindacati. Stiamo incentrando la nostra offerta in base ai bisogni rispondenti , non si può creare un corso formativo senza un conseguente sbocco occupazionale. Credo che ci siamo riusciti! Quali sono, secondo Lei , i punti forza e i punti deboli dell’università? I punti di forza della nostra università sono nei nostri duemila docenti, ora ne abbiamo assunti altri novantanove, perché la finanziaria non ci permetteva di assumerne altri ! Ci sono, poi, tra i nostri docenti,elementi di punta sia a livello nazionale che a livello internazionale di grandissimo spessore e di altissimo livello. Un’ altro punto di forza sono anche i servizi, dai trasporti alla casa per gli studenti , alle borse di studio , il part time per gli studenti, alla card per il cinema che si aggiungono all’offerta formativa. I  punti deboli sono le strutture. Un ‘università con sessantacinque mila studenti necessita di strutture. Ci stiamo attivando in questo settore. Presto partirà la ristrutturazione dell’ex manifattura dei tabacchi, dove sarà ubicata la facoltà di scienze della formazione. Inizierà a breve per i laboratori biologici al campus , della destinazione del palazzo delle poste centrali che abbiamo recentemente acquistato. Abbiamo realizzato uno student center per gli studenti di medicina e di economia, intendiamo fare la stessa cosa per gli studenti del campus. Molto dobbiamo fare sulla ristrutturazione delle segreterie e nell’area tecnologica. Vi annuncio che presto tutti gli studenti avranno l’indirizzo di posta elettronica. Speriamo che con questi interventi sapremo sopperire ai nostri punti deboli cercando di compensarli  definitivamente.    Con quali altre istituzioni formative ed attività lavorative, l’università  ha istituito un rapporto di partnership per migliorare la propria offerta formativa?   Le cinque università pugliesi sono coordinate ed  operano tra loro in modo adeguato. Abbiamo delle convenzioni con il sistema produttivo in modo da calibrare l’offerta formativa e per effettuare le scelte di ricerca che sono molto importanti. Un altro aspetto rilevante sono i tirocini formativi  per offrire ai nostri studenti questa opportunità, una sinergia con il mondo professionale, con le istituzioni. La nostra università è collegata con tante università straniere specialmente quegli atenei dell’Europa dell’est . Sono centinaia le convenzioni e le cooperazioni che ci permettono scambi di studenti,di docenti, di ricerca in comune,corsi estivi, di apprendimento delle lingue, corsi di alta formazione. La nostra università è totalmente aperta al territorio: abbiamo corsi decentrati a Taranto e a Brindisi  per lo sviluppo di quelle province. Con la creazione della sesta provincia considerando la grandezza dell’ hinterland con comuni molto popolosi, l’università di Bari ha intenzione di istituire qualche corso  eo facoltà decentrata? L’università di Bari ha una capacità straordinaria di precorrere i tempi! Abbiamo determinato la creazione del sistema universitario pugliese  inizialmente con il contributo di alcuni docenti con la creazione dell’università di Lecce. Abbiamo creato l’università di Foggia in un primo momento  partendo con alcuni seminari fino alla creazione di una nuova università. Abbiamo cominciato a seminare a Taranto e a Brindisi, scorporando le facoltà di ingegneria ed architettura  per dar luogo al politecnico. Con le collaborazioni con alcune università dell’Europa dell’est anticipando i tempi, credo che, in questo caso, avremo un’attenzione particolare a Barletta. Abbiamo istituito proprio quest’anno il corso di scienze e tecnologie della moda , è presente sia Bari che a Taranto. Gli studenti iscritti a Bari svolgono le lezioni teoriche a Bari, le sessioni pratiche a Barletta. Quindi, già qualcosa è stato attivato. Avremo dei master che faremo a Barletta, a Trani, ad Andria e così via. Penso che creeremo una collaborazione molto proficua per la realizzazione dei corsi ,è necessaria una sinergia con le istituzioni. Da parte dell’università di Bari , c’è la volontà di istituirli. Il nostro ateneo ha quasi ottanta anni, è la più vecchia, è generosa sia per gli studenti iscritti che per i docenti abbiamo un ruolo guida: tutto quello che sarà necessario, lo faremo!

Luigi Quinto: un uomo e la sua arte

Luigi Quinto, scultore coratino, si è diplomato "Maestro d'Arte" all'I.S.A. Corato nel 1965 . Dal '65 al '67 ha operato presso industrie del legno e laboratori artigianali ; dal 1969 ad oggi insegna legno presso l'Istituto Statale d'Arte di Corato.   Nel 1970 ha realizzato il "Cristo agonizzante", importante scultura lignea monumentale situata sul presbiterio  nella Chiesa Sacra Famiglia di Corato . Dal 1980 al 1992 ha maturato anche sperimentazioni nella lavorazione della cartapesta presso laboratori di Viareggio e di scultura in marmo sotto la guida del maestro Silverio di Pietrasanta.   Tra le opere più importanti e visibili  di Luigi Quinto ricordiamo: realizzazione di una Fontana di piazza nei pressi dell’istituto tecnico commerciale “Tannoia”  Corato scultura in bronzo rappresentante Padre Pio ubicata nel piazza antistante l'Ospedale di Corato,  ad altezza naturale del Santo di Pietralcina; il Monumento a Salvo d'Acquisto a Corato in Via Giappone; il " Cristo Carità " per la Chiesa S. Paolo di Andria (il Cristo Carità è in corsa per essere introdotto nel "Guinness dei primati" per le sue notevoli dimensioni); il Portale in Legno della nuova chiesa parrocchiale di  Chiesa S. Gerardo di Corato in Via Castel del Monte; il " Cristo Glorioso " per la chiesa di Montegrosso, frazione di Andria.

Nichi Vendola

La Legambiente di Corato fa i migliori auguri all’onorevole Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, per il suo risultato elettorale, con l’auspicio che le sue battaglie possano trasformarsi in realizzazioni nel campo culturale, sociale e di tutela del territorio.   La Redazione.

Peppino Mintrone: un uomo e la sua danza

Un ballerino esprime con la danza, in quei movimenti del suo corpo, la propria anima, ma anche i propri stati d’animo, le proprie sensazioni, la propria umanità. Giuseppe Mintrone, oramai da anni, calca i diversi palcoscenici in Italia, vive la danza non solo come una professione, ma come uno stato armonico del corpo e della mente. Ci ha parlato di come, con la danza, si può cercare l’euritmia. Che cos’è per Lei la danza? E’ la mia professione, ciò che ho deciso di fare da ragazzo in ogni caso. Quali sono le esperienze artistiche più importanti? Beh, è stato il momento in cui ho conosciuto Momcilo Borojevic. Mi ha dato l’input per continuare in questo cammino. Il mio primo contratto l’ho avuto a Palermo al teatro “Massimo” ,poi, nel 1996 la nomina  come coreografo  stabile della Fondazione Niccolò Piccinni di Bari. Nel 1998 ho avuto la possibilità di lavorare con una grande étoile, la prima ballerina di Maurice Bejard, Grazia Galante. Ho costruito dei balletti su di lei ed ho danzato con lei. Piano, piano ,le mie esperienze stano crescendo nel tempo. L’ uomo e il suo corpo: qual è il rapporto tra le membra e l’anima? Sono due aspetti che vanno insieme, specialmente nella danza. Il movimento del corpo, se non è unito a quello dell’anima, non è movimento ginnico, unisce il sentimento: diventa tutta una cosa anche per costruire un balletto. Si arriva a raggiungere qualcosa di divino, di spiratale tramite il corpo. Puoi dare un’emozione al pubblico  tramite il corpo… Se non c’è unione con lo spirito ,secondo me, non può avvenire… Qual è l’aspetto spirituale della danza ? La creatività e il lasciarsi andare … E’ una cosa che non si può spiegare, perché anche quando un ballerino danza sul palcoscenico, vive un’immensa emozione,quasi a raggiungere qualcosa di molto alto. Qual è il rapporto tra le altre arti e la danza ? E’ una relazione che si miscela con la pittura, con la musica… Sono elementi che si uniscono e si fondono tra loro per raggiungere sempre un momento molto elevato,e ciò è molto bello! Quali sono le prospettive della danza nella nostra società ? Bisogna educare molto la gente a seguire uno spettacolo di danza , perché semplicemente non è abituata. Ci vuole molta attenzione anche da parte dei mass media . Ora se accendiamo la televisione non vediamo dei balletti, ma soltanto delle donne molto ben fatte. Nient’altro!!! Noi dobbiamo abituare la gente a riconoscere la vera danza. Chi è Giuseppe Mintone ? E’ una persona che, in questo momento, vive sulla terra. Ha una missione che non conosce, l’accetta per raggiungere qualcosa di molto bello.

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