Antonio Lagrasta
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- Pubblicato Lunedì, 18 Luglio 2005 16:25
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Antonio Lagrasta parla delle sue esperienze nel campo dell’arte,della formazione e della sensibilizzazione culturale.
Ci siamo incontrati in piazza Sedile con Antonio Lagrasta, ci siamo seduti fuori ad un locale pubblico ed abbiamo iniziato a parlare dei suoi momenti di vita che si sono altalenati in campi esperienziali differenti fuori Corato : dall’insegnamento al cinema,intervallato da attività culturali . Nella sua permanenza a Corato , vive con i suoi parenti,incontra i suoi amici di un tempo, di sempre e ricorda i momenti passati nella sua città natia. Nel corso degli anni con la sua barba canuta, sembra essere il sosia di Hernest Hemingway o Gabriele D’Annunzio…
Come ha trovato Corato?
L’ho trovata trasformata…In senso positivo, ma purtroppo, il vero centro storico è in stato di abbandono ed il teatro comunale sono nello stesso stato in cui li ho lasciati….Per il resto ho visto che è una città prospera, è una cittadina elegante e piacevole.
Che cosa fatto in questo periodo?
Sono andato via da Corato che avevo un po’ meno di venti anni…. Ho ripreso gli studi di filosofia a ventisei anni, ho insegnato per più di un ventennio a Verona nelle scuole statali. Sono andato in pensione ed ho deciso di trasferirmi a Roma, dove ho un fratello (N.d.R. Luigi, direttore di produzione, attualmente alla casa di produzione Fandango di Giovanni Procacci) che lavora nel cinema, tramite Luigi ho avuto alcune collaborazioni e piccoli ruoli in film realizzati da alcuni registi amici di mio fratello come ,ad esempio, Daniele Lucchetti.
Nel film il “Portaborse”(1991) ero nel cast per insegnare l’italiano ad una attrice francese Anne Roussel (N.d.R: Non voleva essere doppiata) e Daniele mi diede una piccola parte in cui recito con Silvio Orlando,ed ho avuto un discreto successo. Poi, ho avuto una serie di piccole parti nei film di Pasquale Pozzessere …
Con quali altri artisti ha lavorato ?
…Ho avuto la fortuna di recitare,tra gli altri, con Silvio Orlando che è una persona squisita, oltre ad essere un grandissimo attore ed anche con Michele Placido…
Su quali progetti ed attività culturali sta lavorando ?
Da quando vivo a Monterotondo, una cittadina vicino Roma,mi sono integrato abbastanza bene…Collaboro con l’Università Popolare, dove insegno due discipline:Storia delle idee e della cultura del Novecento ed ho un corso su” il Mito di Ulisse e di Edipo nell’immaginario poetico della cultura Occidentale”.
Inoltre, collaboro con l’assessorato alla cultura, con cui ho curato una rassegna per i ragazzi del liceo su “Fascismo e resistenza”, una rassegna che ha ottenuto un buon successo e l’ ho organizzata in maniera tale che la tematica trattata fosse vista attraverso i decenni.
Abbiamo proiettato un film per gli anni Cinquanta, Sessanta e così via, partendo da “Roma città aperta”(1945 regia di Roberto Rossellini), “La lunga notte del ‘43”( 1960 regia di Florestano Vancino [N.d.R . soggetto di Giorgio Bassani e sceneggiatura di Per Paolo Pasolini]), "Agnese va a morire" (1976 regia di Giuliano Montaldo), “La notte di San Lorenzo”dei fratelli Taviani (1982), ”Porzus”(1997 regia e soggetto di Renzo Martinelli).
Quest’ ultimo film per amore di obiettività, ho ritenuto opportuno parlare di alcuni aspetti della Resitenza, che se anche nel senso complessivo ha espresso quella ricerca ed affermazione della libertà , ha avuto nel suo interno episodi abbastanza spiacevoli come le foibe. La rassegna è stata chiusa con il “Partigiano Johnny” (2000 regia di Guido Chiesa).
Sto curando anche una rassegna alla biblioteca comunale di Monterotondo su cinema e letteratura. E’ stata una mia idea probabilmente una intuizione di mettere insieme due linguaggi completamente diversi: quello della letteratura con quello cinematografico. Presento un romanzo da cui è stato tratto un film, poi, c’è la proiezione del film, il tutto è seguito da un dibattito con gli interventi degli spettatori.
La prima rassegna è stata incentrata sugli eredi di Italo Calvino,dedicata agli scrittori dell’ultimo ventennio del Novecento. Ho curato un’altra rassegna su tema dell’amore dal titolo intrigante: "Labirinti di amore" con bei romanzi e film, su: "La memoria poetica delle donne”, dedicato alle scrittrici e dai romanzi da cui sono stati tratti dei film, partendo sempre da alcune scrittrici dell’inizio Novecento fino ad arrivare a Dacia Maraini dal titolo “Donne in guerra”, tratto dall’unica regista donna che aveva fatto un film sulle donne “Io sono mia “(1978 regia di Sofia Scandurra).
Si parte dal libro , dalla biblioteca, della libreria come protagonista per arrivare al film tratto dallo stesso volume. Penso di continuare a collaborare con l’assessorato alla cultura di Monterotondo ed eventualmente parteciperò alla realizzazione del programma dell’estate eretina (N.d.R. L’antico nome di Monterondo) per la prossima estate.
Che fase sta vivendo il cinema italiano?
Secondo me, il nostro cinema ha una grande vivacità, però, ho l’impressione che non ci siano abbastanza sovvenzioni per sostenerlo. Il rischio è che questa vivacità rimanga “soffocata” con il rischio che non possa esprimersi pienamente.
Poi, c’è un altro aspetto che la distribuzione è micidiale e toglie subito dal circuito film pregevoli solo perché dopo il primo giorno dall’uscita hanno incassato poco. Quindi, il cinema italiano ha due problemi di stanziamenti e di distribuzione.
Quanto si fa per la cultura in Italia?
Per la cultura si fa ben poco…. I governi di sinistra hanno fatto poco,tuttavia, il governo attuale ha fatto meno delle previsioni iniziali. E’ vero che stiamo vivendo un periodo di crisi e di recessione,ma,oltre a questo aspetto si può notare un atteggiamento di sottovalutazione dell’aspetto culturale.
Con i tagli alla ricerca si crea un Paese poco competitivo nel contesto internazionale e non si crea innovazione. Poi, vedo in alcuni comuni del circondario di Roma che “fare cultura” significa fare sfilate di moda e di intimo, perché cattura solo l’interesse della gente. Beh, mi sembra poca cosa….
So di non dire una cosa nuova: investire nella cultura significa far fruttare gli investimenti anche dopo un lungo periodo e nel tempo può dare benefici.