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Pubblicato Martedì, 08 Maggio 2007 00:00
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Il riscaldamento del pianeta è ormai una certezza.
È questo il ritornello che ormai ascoltiamo da qualche mese e sopratutto a seguito della pubblicazione del rapporto dello ICPP (Intergovernamental Panel on Climate Change) l’istituto che si occupa dei cambiamenti climatici per le Nazioni Unite, che ha definito come «inequivocabile» il nesso tra cambiamenti climatici ed inquinamento atmsferico. Niente di nuovo diremmo noi ambientalisti che gia da alcuni anni stiamo portando avanti questa battaglia, ma forse la novità che si sta registrando in queste settimane è senza dubbio la presa di consapevolezza diffusa che oramai nelle società industrializzate esiste un problema cambiamento climatico e che ci invita tutti a riflettere. In questo battaglia siamo tutti coinvolti ognuno secondo le proprie responsabilità. In primis i governi che devono fare una scelta chiara, forte, precisa e non più rinviabile, di investire ingenti risorse finanziare in energia pulita, in un sistema di mobilità sostenibile, in un economia diversa, dall’altro il mondo delle imprese che devono realizzare una vera e propria rivoluzione industriale questa volta ecologica e convertire sia tutto il processo produttivo nell’ottica di una riduzione del livello di emissioni clima-alteranti, sia realizzare prodotti compatibili con l’ambiente. Quindi ci sono anche i cittadini che devono imparare a scegliere i prodotti più ecologici, orientando in questo modo il mercato verso questo tipo di produzioni, devono imparata ad utilizzare l’energia in maniera più intelligente, per esempio cambiando le lampadine di casa con quelle a basso consumo, ridurre i consumi di acqua e la produzione di rifiuti, contribuendo attraverso queste semplici azioni a ridurre in maniera significativa l’inquinamento. I dati che ci vengono forniti non sono dei più roseii infatti, la concentrazione di gas a effetto serra nell’atmosfera è arrivata a valori mai verificatisi negli ultimi 650 mila anni e negli ultimi 50 anni la temperatura media del pianeta è aumentata ad un tasso due volte superiore a quello dei decenni passati, e, continuano ancora gli scienziati, entro la fine del secolo in corso, al più tardi nel 2100, la temperatura superficiale della Terra crescerà probabilmente da 1,8 a 4 gradi centigradi. La realtà fotografata e sottoscritta da oltre 2500 esperti di tutto il mondo ha anche individuate le cause principali infatti, il fenomeno in corso, dice l’IPCC, è al 95% colpa dell’uomo, e soprattutto del consumo galoppante di petrolio e combustibili fossili. A questa situazione in realtà era, già da tempo, stata trovata un soluzione quando nel 1997 a Kyoto veniva sottoscritto per la prima volta un Protocollo con il quale i Paesi firmatari si impegnavano a ridurre in maniera sensibile le emissioni di gas serra. Oggi quindi è da lì che si deve partire perchè il Protocollo, tralasciando le obiezioni degli Stati Uniti, anche dai Paesi firmatari è rimasto in buona parte inapplicato ed ormai si parla sempre più insistentemente di un dopo Kyoto anche se poi una vera è propria Kyoto non c’è mai stata. Basti guardare alla situazione dell’Italia che si era impegnata a ridurre le emissioni del 6,5% entro il 2012 rispetto ai livelli del 1990, emissioni che sono sensibilmente aumentate giungendo ad un più 12,2% portando così il nostro livello di emissioni ad un più 18,6%. Un ritardo colossale ed inaccettabile. Nonostante questi dati non è il momento degli allarmismi e del catastrofismo è questo invece il momento utile per invertire la rotta e realizzare veramente un modello sociale ed economico davvero sostenibile e rispettoso della natura e dell’ambiente. Questo è possibile solo se sin dalle piccole azioni quotidiane per arrivare poi alle grandi scelte politiche dei governi ognuno si impegnerà ai propri livelli in questa direzione per raggiungere l’obbiettivo ambizioso ma per fortuna non ancora impossibile di salvare il pianeta. Credo che qualche volta tenessimo a mente un antico detto dei Pelle rossa «ricordiamoci sempre che la terra che abbiamo l’abbiamo ricevuta in prestito dai nostri figli, facciamo in modo di restituirgliela così come l’abbiamo ricevuta». Aldo Fusaro Presidente Legambiente Corato