Alta Murgia Alta Murgia

Incontro dibattito spettacolo sul parco

               Incontro dibattito spettacolo sul parco            Il programma della manifestazione         “Il Parco va in città” e “Invito a cena con delitto”    GIOVEDÌ 25 OTTOBRE ALLE ORE 18.00 Auditorium Liceo Artistico “Federico II” Via Teano – Corato    L’evento organizzato da Legambiente Puglia e dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia si articolerà in due momenti: prima un convegno/dibattito in cui il Presidente del Parco dell’Alta Murgia illustrerà alla cittadinanza e alle associazioni di categoria le prospettive per il territorio che ricade in un’area protetta. Successivamente, con il Corpo Forestale dello Stato, si affronterà il tema della sicurezza alimentare. Al dibattito seguirà un divertente spettacolo con esperti in materia di qualità alimentare.   Programma dell’evento:   "Il Parco arriva in città". Sicurezza, qualità, identità: il marchio dell'Alta Murgia e le prospettive per il territorio   Saluti   Luigi Perrone, Sindaco Comune di Corato Giovanni Montaruli, Preside Liceo Artistico di Corato Giuseppe De Leo, PRESIDENTE DEI CIRCOLO LEGAMBIENTE_CORATO   Intervengono Cesare Veronico, Presidente Parco Nazionale dell’Alta Murgia Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia Giuseppe Vadalà, Dirigente Sicurezza Agroalimentare e Ambientale del Corpo Forestale dello Stato - Roma   Dibattito       A SEGUIRE LO SPETTACOLO               "Invito a cena con delitto". Quando la tavola diventa un ring   Presenta   Mina Lopez, Presidente associazione “Lasalutemelamangio”   con   Pino Africano, Naturopata, tecnologo alimentare, autore del libro "Aprite le orecchiette"Michela De Petris, Medico specialista nella dieta del paziente oncologico, autrice del libro "Ricette da Favola" Musiche dal vivo di Beppe Summo, interventi telefonici e ospiti a sorpresa.   Nel corso della manifestazione sarà possibile tesserarsi a Legambiente per l'anno 2013.   VEDI ANCHE : http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/645-il-parco-arriva-      

Parchi Puliti

Al via Parchi Puliti Alla scoperta delle bellezze dell'Alta Murgia      

Archeoclub Corato e Legambiente circolo di Corato e Andria, con il patrocinio del Comune di Corato e del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, in collaborazione con ASIPU, organizzano domenica 26 giugno l’iniziativa Chiese Aperte, finalizzata alla riscoperta di monumenti religiosi chiusi al culto o in stato di abbandono, e Parchi Puliti, per liberare le aree protette dai rifiuti abbandonati e promuovere il rispetto e la tutela del territorio. L’iniziativa di Legambiente, promossa a livello regionale, raccoglie  volontari di tutta la Puglia che si danno appuntamento, armati di sacchi, guanti, rastrelli e tanta buona volontà, per ripulire e rendere fruibili le aree protette del nostro territorio. In particolare, saranno ripulite la pineta adiacente la chiesetta di san Magno e l’area boschiva di san Magno, nel Parco nazionale dell’Alta Murgia, che costituisce una ricca e variegata risorsa naturalistica. Nel contempo sarà garantita la visita della chiesetta di san Magno e riproposte le motivazioni storiche e culturali che hanno garantito e garantiscono l'importanza, antica e attuale, del piccolo edificio di culto, citato già nel 1128 in un documento notarile che attesta la donazione della chiesetta di san Mangone da parte di Goffredo il Normanno al Capitolo della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Questa occasione consentirà inoltre di scoprire le tombe a tumulo dell’età del Ferro che ricadono nell’area boschiva di San Magno resa da poco fruibile con interventi di valorizzazione. La cittadinanza è dunque invitata a partecipare attivamente alle operazioni di pulizia delle aree protette e a garantirne la piena fruibilità, e a riscoprire il patrimonio culturale locale, espressione della nostra identità storica.   Programma Ore 9,30:        arrivo presso il piazzale antistante la Cisterna “Antica di San Magno” Ore 9,45:        visita guidata alla chiesetta di San Magno Ore 10,15:      pulizia della piccola pineta adiacente la chiesetta Ore 11,00:      spostamento di circa 2 chilometri nell’area archeologica di San Magno.      Visita guidata alle tombe e pulizia dell’area boschiva “San Magno” Ore 12,00:      Conclusione   Ai partecipanti saranno forniti gratuitamente il cappellino e la sporta riutilizzabile in tela riportante il logo dell’iniziativa, oltre che guanti e buste per la pulizia.                                                                                                Per informazioni Archeoclub Corato tel. 349.4274904  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Legambiente Circolo di Corato 340.6621544 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Legambiente Circolo di Andria 329.4778384 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.  

La produzione dell’energia eolica è compatibile con la tutela dei siti archeologici?

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 4 Febbraio 2008  

IL CASO

La Procura di Trani ha aperto un’inchiesta. La direzione del Parco ha emesso un’ordinanza che ordina il blocco dei lavori in corso Il dilemma dell’Alta Murgia   La produzione dell’energia eolica è compatibile con la tutela dei siti archeologici? .   di COSIMO FORINA    M I N E R V I N O. Alla Murgia e la sua salvaguardia, con la pseudosteppa mediterranea, la particolare fauna e flora, architettura rupestre, stratificazione geologica, grotte, si aggiunge la storia della presenza dell’uomo sin da tempi remoti, come dimostrano gli ultimi rinvenimenti evidenziati nella campagna di scavi condotti dalla Sovrintendenza nel territorio di Minervino. E a questi si unisce anche la scoperta di rarissime incisioni su roccia  a Spinazzola, ed ancora la vasta area archeologica della Rocca del Garagnone, insediamento dell’età del Bronzo più esteso dell’Italia meridionale.  A questa Murgia, con i suoi vincoli di area protetta dall’Unione europea e Parco nazionale si contrappone in modo contrastante, dopo l’offesa del versamento di fanghi, discariche abusive, il dissodamento dei terreni, cave smembra paesaggio, l’i n t e re s s e industriale dell’energia «pulita » prodotta dal vento. Un fiume di denaro pubblico che si coniuga con la rincorsa alla raccolta di pochi spiccioli di royalty per Comuni dai bilanci risicati. Tutto questo ora si trova in una inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Trani che ha prodotto una ordinanza di fermo dei lavori, per assalto alle aree protette, da parte del Parco nazionale dell’Alta Murgia. La Procura vuole vederci chiaro su tutto l’iter che ha portato alla installazione delle torri. LE INFRAZIONI CONTESTATE - La direzione del Parco dell’Alta Murgia si è al momento soffermata su alcune infrazione. Questa la sintesi del testo dell’ordinanza emessa dal presidente del Parco dell’Alta Murgia, Girolamo Pugliese. Sotto accusa la società Murgeolica srl di Bolzano che presso la località “L a m b re n g h i ” di Minervino sta realizzando il suo impianto eolico. L’atto trova ragione dai rilievi mossi dal Comando Corpo Forestale di Gravina di Puglia e del Comando Territoriale per l’Ambiente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia in cui si rileva che i lavori sono stati realizzati in assenza di autorizzazione: scorticamento e livellamento, con mezzi meccanici, di terreno saldo, propedeutici a quelli di scavo, sulla strada comunale detta dei Passeggeri in zona 2 del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, su una superficie della lunghezza di ml 200 e della larghezza ml 3 da parte della Murgiaeolica srl. Altra nota interessa la zona “Trulli dei Vaccari” per l’accertamento di lavori di scavo per la posa in opera di cavidotti ricadenti nella zona 2 del Parco. Il Servizio tecnico del Parco ha accertato che anche i lavori di scavo di trincea, larghezza ml 1 profondità ml 1,5 per la posa in opera di cavi elettrici non erano stati autorizzati. Un comportamento di forzatura e spregiudicatezza tanto che il presidente Pugliese ha ingiunto alla Murgeolica, nel termine di quindici giorni, la rimessa in pristino dei terreni oggetto dei lavori. La notifica, per mezzo del Comado Forestale di Gravina è giunta alla Murgeolica di Bolzano, al direttore dei lavori Ing. Vito Barile, Ati impresa Mancha spa, Siemens spa capogruppo Mancha spa con sede in località Villa D’Orri, Sarroch (Cagliari). Alla ditta esecutrice dei lavori. Ramando Engineering srl, con sede a Spinazzola quale ditta subappaltatrice. L’ORDINANZA – Copia dell’ordinanza è stata inviata al sindaco di Minervino e alla Procura di Trani. Per quanto contestato è ammesso ricorso dinanzi al Tar di Bari entro 60 giorni, ovvero ricorso straordinario al presidente della Repubblica entro 120 giorni. Ma forse Parco, Comune di Minervino come anche quello di Spinazzola, visto che i cavidotti dovrebbero raggiungere il suo territorio,  la stessa magistratura, vorrebbero conoscere dalla Sovrintendenza della Puglia, prima che si proceda con altri lavori, cosa cela il sottosuolo della Murgia alla luce delle nuove scoperte. E se queste con la produzione di energia eolica. Tra dissodamento e versamento di fanghi, da  tempo il territorio è oggetto di assalti che mal si conciliano anche con lo sviluppo.  

Le masserie: i monumenti di pietra dell'uomo

Una serie di corpi di fabbrica, disposti generalmente a  quadrilatero, con muretti a secco fatto di pietra calcarea di vari tagli, forma e dimensione, con una strade sterrate o appena asfaltate tra uliveti, vigneti e mandorleti, in sintesi le masserie.   Il termine deriva da “massae” o “massaricus”, ovvero una estensione di terreno  di proprietà privata, con una serie di dimore ed annessi servizi che variano,secondo le possibilità economiche del proprietario ed all’ampiezza dell’ appezzamento dei terreni da coltivare.   La casa rurale è un insieme di vari manufatti architettonici, in cui il tempo è scandito dalla vita domestica, nella pianificazione delle attività dedite al lavoro nei campi,all’allevamento dei greggi e degli armenti, nella trasformazione di alcuni prodotti della terra, fatti in loco.   I contadini nel periodo di produzione non si spostavano dai lotti agricoli in cui lavoravano,dimoravano in alloggi di fortuna o in” casedde” o in trulli per permettere una piena operatività lavorativa e per la penuria di veicoli a motore che permettessero un rapido spostamento dal centro urbano alla campagna.   L’alta Murgia ha, in questi radi insediamenti, una serie di monumenti di architettura rurale, spontanea, dalla dimensione dei volumi minori, rispetto a quello principale, con differenti stili, essenziali, lineari, semplici ed austeri, con annessi, talvolta, vecchie cappelle per permettere la celebrazioni religiose o vecchie cappellette votive che rappresentano la devozione di un popolo antico, legato alla natura, alla fede ed ai valori cristiani essenziali nella vita.   Gli edifici rurali nascono tra il XV E il XVI secolo a forma quadrangolare, per difendersi dalle intemperie e dalle scorrerie dei briganti. Accanto alla dimora del massaro ,ovvero del conduttore dei terreni agricoli, si articolarono sempre nuovi caseggiati per conservare le varie derrate o riparare i vari animali: pagliai,grotte scavate nella roccia, cantine, stalle, jazzi (recinti di muretto a secco per difendere le pecore dai lupi), aie per gli animali da cortile, depositi di attrezzi agricoli.   Il materiale più volte utilizzato ha una grande peculiarità nella pietra locale,tagliata a forma di quadrilateri  ,la solidità delle masserie alle intemperie: rifugio alla pioggia invernale, fresco alla calura ed all’afa estiva. Veniva utilizzata anche il tufo per i locali di servizio e per i muri perimetrali del piano superiore. Fuori dal caseggiato le chianche (pietra calcarea bianca locale tagliata in forma quadrilatera) lastricavano l’ingresso delle logge principali e l’ingresso stesso della masserie.   Caratteristica delle masserie sono le logge, i portici, le scale, i mezzani, ricavati nelle parti superiori dei vani, erano le dispense per uso domestico e per mettere da parte le conserve che venivano prodotte nel corso delle varie fasi di produzione durante l’anno. Talvolta, cantinette o piccoli anfratti seminterrati nella roccia fresca ed umida servivano per conservare al fresco le derrate deperibili. Davanti all’ingresso, alberi da alto fusto o pergolati ,riparavano dal sole nel corso dell’estate e attenuavano il rigore invernale.   Importante era la presenza dell’orto per uso domestico, fondamentale per il sostentamento dei vari componenti del casale con la produzione di ortaggi e qualche albero per permettere anche una buona coltivazione di frutta.   Fuori dalle masserie una grande importanza avevano le cisterne quanto più ampie possibili scavate nella roccia, generalmente di acqua piovana ad uso domestico e per abbeverare i greggi presenti all’interno degli stessi locali. Nei pressi delle stesse cisterne, erano presenti dei veri e propri abbeveratoi :grandi vasche scavate nella pietra che permettevano il condurre a bere dei greggi.   La presenza di questa parte era molto importante per la carenza dei fiumi che caratterizza il territorio murgiano. Quindi, ogni pozzo d’acqua rappresentava una piccola forma di ricchezza, di possibilità di avere più capi di bestiame possibile e le vasche, i pozzi, le polle una forma di approvvigionamento idrico utile ed indispensabile in un’area priva di corsi d’acqua superficiali.

I parchi in Italia: il volano del futuro

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanto se ne sognano nella vostra filosofia” (Amleto – William Shakespeare)

Il sistema dei parchi è un complesso ed articolato apparato da gestire. In un incontro presso la sede locale di Legambiente "Circolo di Corato", Antonio Nicoletti, responsabile Nazionale Aree Protette di Legambiente, ha parlato ai soci ed ai simpatizzanti del sistema delle aree protette in Puglia ed in Italia.   I parchi sono stati, in questi anni, una grande istanza per molte realtà territoriali e locali, a mettersi alla prova fino in fondo e a confrontarsi con le politiche di sviluppo locale innovative basate sulla qualità ambientale. Grazie alla loro azione, a quella di altre istituzioni, di soggetti pubblici e privati, si sono incrementate e riscoperte le produzioni tipiche riconosciute dall’Unione Europea, le certificazioni, le registrazioni ambientali e le reti delle qualità territoriali.   I paesi piccoli hanno ritrovato una nuova identità e diverse prospettive compatibili per uno sviluppo socioeconomico. L’Europa ed, in particolare l’Italia, sono un importante laboratorio per comprendere le dinamiche e i processi che segnano ed attraversano questo passaggio epocale.   E’ il caso dei tanti territori cresciuti sulla valorizzazione del “made in Italy” e delle produzioni tipiche, dove l’incrocio tra saperi tradizionali e innovazioni tecnologiche sviluppa economie ad alto valore aggiunto, che producono più benessere e consumano meno energia e risorse fisiche.   E’ il caso della rinascita di quell’Italia dei piccoli Comuni d’Italia,  in cui si trova custodito gran parte dell’intreccio di natura e di cultura che rappresenta la quintessenza dell’identità italiana.   E’ il caso dei tanti parchi e delle altre aree naturali protette impegnati oggi, in un progetto in grado di coniugare al meglio, conservazione e sviluppo locale. Dalla rete delle aree protette, alle reti delle qualità territoriali delle città, che riscoprono, valorizzano e innovano antiche tradizioni, materiali, dalle produzioni enogastronomiche, tipiche e convenzionali a quelle biologiche tutelate dall’Unione Europea, dai territori e dalle imprese ecocertificate, ai siti e alle aree riconosciuti patrimonio storico, culturale e ambientale da parte di enti e organismi internazionali, l’Italia è tutto un proliferare di iniziative ed esperienze orientate alla qualità.   Un caleidoscopio di orgogli locali costitutivi dell’identità italiana, che hanno la qualità come un elemento comune del loro codice genetico. Una molteplicità di istituzioni e di imprese negli ultimi anni hanno fatto dell’Italia uno dei paesi europei dove maggiore è stato il ricorso agli strumenti di gestione ambientale, per la qualità e per la tutela delle produzioni.   Il quinto paese a livello mondiale per crescita di certificazioni ISO 14001: + 858 nell’anno 2002. Oggi ammontano a 2.224 relative a ben 2.668 siti, di cui 29 comuni e una comunità montana. Il primo paese in Europa con le sue 34 licenze Ecolabel e il quinto con 154 organizzazioni registrate EMAS, con una crescita annua del 60%, tra cui 3 comuni e una provincia.   Una delle realtà più significative per l’applicazione di Agenda 21 con ben 110 esperienze già avviate, considerando solo quelle promosse dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. L’Italia è ,inoltre, il paese leader in campo mondiale nella certificazione etica con 52 aziende e con la prima applicazione territoriale ad un comune. Con 133 DOP e IGP , l’Italia è leader europeo superando, così, la Francia.   Una vera  e propria potenza mondiale della qualità agroalimentare se consideriamo anche le 311DOC, le 24 DOCG, le 119 IGT, 1’unica per ora STG e soprattutto i 3.700 prodotti tradizionali agroalimentari censiti dalle regioni e riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Complessivamente sono ben 4.288 prodotti.   La sfida per i parchi è oggi quella di comporre in un progetto unitario, l’emersione delle diverse peculiarità locali nel campo della natura, del paesaggio, delle tipicità locali. In Puglia,il Parco nazionale dell’Alta Murgia,è il primo parco rurale ed il ventitreesimo in ordine di istituzione in Italia.   E’ chiaro, però, che si tratta solo di un punto di partenza per un percorso di evoluzione ambientale in cui le comunità locali sono pienamente coinvolte. Giuseppe: Qual è la situazione dei parchi in Italia? Nicoletti: La situazione è la seguente: l’ Italia ha poche performance positive in Europa, la l’OCSE le riconosce un primato positivo che negli ultimi dieci anni, frutto della 394/91, il sistema è cresciuto dal 3 al 10 % del territorio nazionale protetto. L’altro dato significativo che crescono le produzioni biologiche e di qualità.   Tuttavia, questa crescita porta con se molte contraddizioni : una evoluzione tumultuosa con luci ed ombre della praticabilità delle questioni. Un dato significativo tutto italiano è nel vedere le aree protette in perfetta sintonia con gli enti locali sono quasi duemila comuni in Italia che partecipano fattivamente nella gestione di settecentocinquantacinque aree protette. Giuseppe: Quale ruolo hanno i piccoli centri nella gestione del parco? Nicoletti: L’esperienza di crescita e di gestione del parco ci è invidiata in tutta Europa. Mette insieme un sistema di conservazione della natura dinamica e moderna , con lo sviluppo sostenibile locale. Di tutto questo processo sono protagonisti  i territori.   Quando si insedia il consiglio direttivo del parco, i componenti sono composti dalla parte della  zona, dove ricade il parco: cinque componenti su dodici sono espressioni delle comunità locali,i componenti del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura con tre rappresentanti, ci sono, infine,  i rappresentanti della società civile: delle associazioni ambientaliste e dell’ambito scientifico.   Questo equilibrio fecondo ha creato un processo partecipato  nella vita dell’ente parco. E’ un punto di forza che noi abbiamo sostenuto la legge 394 e la sua corretta applicazione. Quando le scelte decisionali vanno in altro modo, abbiamo gridato allo scandalo, anche perché viene messo in crisi, rispetto ad altri modelli come, ad esempio, la rigidità dei parchi francesi ha una netta demarcazione tra parchi regionali e parchi nazionali. In Italia, non c’è questa differenza tra un parco nazionale ed un parco regionale.   Faccio un esempio: il parco regionale dell’Etna è un parco di oltre cinquanta mila ettari ,in cui il vulcano è ancora attivo,quindi ci può far capire la complessità del sistema. Il Vesuvio otto mila ettari, è un parco nazionale, perché i parchi regionale della Sicilia sono stati istituiti in una fase storica precisa da una regione a statuto speciale, con una precisa strategia,mentre il parco del Vesuvio è stato istituito, quando non esisteva ancora una legge regionale sui parchi.   Le classificazioni dei parchi sono state attribuite per comodità o per scelte politico-legislative, più che per contenuti di biodiversità. Ci sono casi come il parco regionale della Maremma e del Ticino lombardo che fanno scuola come modalità di gestione.   La modalità dei parchi nazionali ha fatto scoprire nuovi territori con ciascun all’interno le proprie identità peculiari. Quando è nato il parco del Cilento nel 1994 ,il toponimo Cilento era scomparso; l’alta Murgia nella Puglia e nel Mezzogiorno ha un significato, ma non si conosceva in altre parti d’Italia.   Questo vale per l’Aspromonte, conosciuto di più per la piaga dei sequestri e tanti piccoli comuni, sono circa il settantacinque percento i piccoli comuni in cui ci sono le aree dei parchi, hanno avuto una nuova identità, una visibilità ed un contatto diretto con il Ministero dell’ambiente. Quando nasce la “ Piccola grande Italia”, questa inizia si articola sul solco di questa esperienza . Le piccole comunità che riscoprono le loro identità. Parlando di economia, molti parchi nascono con la fine della cassa per il Mezzogiorno.   Molte comunità hanno aderito ai parchi come l’ultima possibilità di agganciarsi ad una politica pubblica nazionale, l’anno vissuta anche in questo modo,non come assistenzialismo, ma come interesse. La cassa del Mezzogiorno ha creato disastri,cattedrali e quant’altro, ma dimostrava un’attenzione per il meridione. I parchi sono stati una nuova opportunità, moderna, non dei classici carrozzoni.   Questo nuovo sistema ha creato nuove opportunità di lavoro: nei piccoli centri sono sorte cooperative locali di giovani e donne che gestiscono i servizi all’interno del parco, come luogo di ricerca scientifica: molte associazioni locali hanno animato con il turismo ed i servizi annessi. Senza i parchi avremmo una minore produzione di CO2, di ossigeno ,abbiamo presentato un progetto su quanta acqua producono, quanto dissesto idrogeologico prevengono : come la sanità sono un servizio universale,indispensabile. Giuseppe: Parliamo del parco dell’Alta Murgia. Nicoletti: E’ uno dei quei percorsi che potevano andare in una direzione e sono andati in un altro. Il parco era stato individuato dalla legge 91, come parco da istituire. Era stato caratterizzato da una rivendicazione del movimento ecologista e pacifista, contro la militarizzazione come esperienza peculiare. La nostra associazione ha visto un incremento dei circoli di Legambiente nell’area del parco. Il parco è stato un momento di partecipazione democratica.   La Legambiente ha detto la sua grazie al parco. I processi istitutivi dei parchi sono stati positivi, per questo siamo ”gelosi” della legge quadro, interpretata fino ad oggi, perché sono stati momenti di partecipazione. Nell’istituzione dei parchi c’è un processo di condivisione , noi siamo stati protagonisti, siamo stati bravi e fino a quando ci è stato concesso di dire la nostra.   Abbiamo detto, per esempio, che il perimetro che si stava realizzando era una grossa stupidata, non uso giri di parole… Semplicemente perché sul territorio, c’è una zona di produzione speciale,molto più ampia del perimetro del parco, esattamente il doppio . Che cosa sarebbe successo: stare nel parco avrebbe significato avere una serie di regole codificate, fuori da quell’area ,invece,di ZPS con addirittura regole più rigide, perché proveniente da una direttiva europea.   Ora stiamo vivendo una fase di transizione, ma quando le regole saranno stabilite ,saranno chiare. Poi, la politica ci ha messo lo zampino. La nomina del presidente fatta in un modo incredibile; la nomina dei componenti delle associazioni ambientaliste che non citiamo, perché non sono associazioni ambientaliste. Non abbiamo fatto dei nomi, perché non volevano comparire a giustificazioni di questo tipo.   Ci siamo tirati fuori da una logica dell’attuale Ministro dell’Ambiente che utilizzato i parchi per occupare i territori. Un ‘operazione che gli è riuscita malissimo, il rischio è quello di affossare il sistema dei parchi. Lo ha fatto con i presidenti e lo sta facendo con i consigli direttivi, ha nominato persone che non hanno nulla a che fare con il sistema e con l’ambientalismo. Aldo: Un parco rappresenta una cultura diversa  rispetto al sistema del mercantilismo e del liberismo di consumo? Nicoletti: Il parco lo vediamo come uno strumento di partecipazione e di innovazione. Noi vediamo i parchi come un laboratorio, è vista come un’occasione che però deve essere colta dal territorio. Se la politica, se invece di chiedere all’interno del parco come è successo ad Altamura, chiede di star fuori, significa che non vuole giocare con quella opzione.   Il parco è la modalità per dimostrare la possibilità di sviluppo diversa, è un laboratorio dove la sostenibilità viene praticata e gestita con una cultura politica nuova, per tante realtà d’Italia, ci sono stati amministratori che sono passati da consiglieri comunali a sindaci alla presidenza del parco,non perché hanno fatto “carriera”, ma perché sono stati protagonisti di un processo.   L’hanno portato avanti… Per esempio, il parco nazionale delle cinque terre, il presidente attuale è stato presidente della cooperativa ed ,in seguito, presidente del parco. Questi presidenti hanno rinnovato la politica, perché intrisa della cultura locale. Invece ci sono  situazioni, in cui, invece di promuovere la conservazione e lo sviluppo, si permetteva la banalizzazione del luogo: permettendo la caccia, come “parcheggio” o banalizzare il compito o quant’altro…   Il parco è protagonismo del territorio; funziona solo se si apre sul territorio: alle associazioni. E’ avvenuto in passato sul Gargano, ma è avvenuta alle Cinque Terre, alle Dolomiti Bellunesi, sono tante le esperienze in questo campo. Il futuro è tutto da riscrivere, oggi è da rivedere,noi siamo qui dargli una spinta nel senso che non c’è una gestione burocratico ministeriale, o fatta attraverso il presidente dell’ente, ma è una gestione plurale.   Le regioni ,sotto questo punto di vista ,possono dare un contributo. Noi siamo allibiti dalla regione che sulla presidenza del parco dell’Alta Murgia non si sia fatta sentire….   Un presidente a cui era scaduto il mandato (N.d.R. L’ex presidente Fitto) favorisce la nomina di un personaggio ambiguo alla presidenza del parco. La nuova giunta regionale può restare zitta a tutto questo? Bisogna ritrovare una nuova centralità delle aree protette,dei parchi e delle riserve regionali e nazionali attraverso le politiche nazionali, ma anche mediante le politiche regionali.

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