Cartografia del Parco dell'Alta Murgia
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- Pubblicato Lunedì, 18 Luglio 2005 16:25
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Questo è poco, ma è sicuro. Toccava oramai al governo nazionale varare il Parco Nazionale dell'Alta Murgi. Sono passati più di dieci anni. Nell' agosto del 2001 si era ottenuta l'adesione di Altamura, dopo una polemica interna all'interno del consiglio comunale del comune murgiano, ultimo in ordine di tempo a dare la propria adesione al Parco.
L'ha esplicitamente chiesto anche l' avvocato Marcello Vernola, già presidente della provincia di Bari, all'inaugurazione dell'edizione della "Fiera del Levante" del 2003 al presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi. Ma, la richiesta del presidente della provincia viene da lontano.
L 'area murgiana era già stata inserita dal lontano 1991, nella Legge Quadro sui Parchi quale area prioritaria di reperimento (L.394\91). E' passato oramai un decennio di dibattiti, conferenze, conflitti fino ad arrivare alla legge 426 del 09\ 12\1998 che prevedeva non solo l'Istituzione del " Parco nazionale dell'Alta Murgia". La Legge stessa regolava che il Ministero dell'Ambiente doveva varare il decreto di perimetrazione dei circa novanta mila ettari proposti dalla stessa regione Puglia, e il relativo ordinamento di salvaguardia entro centottanta giorni dalla entrata in vigore.
Questa parte dell'Alta Murgia è quella più interna a nord ovest dell'altopiano omonimo, composto tipograficamente a forma di quadrilatero prolungato, che si estende lungo la costa adriatica con una dimensione costante, confinando con il tavoliere foggiano, dalla Valle dell ' Ofanto, dalla Fossa Premurgiana e dall' insellaiatura di Gioia del Colle. L'importanza del nostro territorio, della nostra storia e delle tradizioni culturali, unite alla tutela e alla compatibilità ambientale, sono i motivi fondamentali dell’istituzione del parco.
Lo sviluppo sostenibile locale, parte dalla necessità di integrare un territorio morfologicamente unitario, privo cioè di rilievi alti, ma, omogeneo per storia e tradizione, in un ambiente, dove, la biodiversità interagisce con l'uomo e tutte le sue attività sociali ed economiche. In quest'ottica, l'idea del Parco Nazionale si integra in un contesto sociale ed ambientale. Statisticamente i parchi, a livello locale, hanno rigenerato l'economia del luogo, in un territorio la riconversione di una parte del tessuto economico - occupazionale e fornendo nuovi servizi, sviluppando così profili professionali per favorire l'incoming turistico.
Solo in Italia, diecimila persone sono occupate per la realizzazione e la ristrutturazione di infrastrutture e la manutenzione dei parchi ed altrettanti sono i giovani nella gestione dei servizi ricettivi ed oltre tremila e cinquecento sono i dipendenti dei vari enti parco nazionale e regionali, in cui operano cinquecento cooperative di servizi, duecento onlus con la presenza di venticinque milioni di turisti l'anno, con un incremento annuo, che si aggira intorno al venti per cento.
Ecco, come il concetto del parco si integra con un' idea di sviluppo integrato sostenibile con le nostre economie tradizionali, legate alla produzione agricola olio, vino, frumento e derivati, frutta ed ortaggi, uniti ai monumenti, emblemi della presenza dell'uomo nella storia, uno su tutti il Castel del Monte, possono fornire un nuovo accrescimento economico delle nostre città con un cocktail di gastronomia, monumenti tra l ' altopiano murgiano e le coste delle città rivierasche, ricche di belle chiese con un mix integrato ed omogeneo.
Corato può offrire all' interno di un itinerario turistico- ambientale la possibilità di far visitare le tombe di San Magno, il dolmen, o all' interno del centro abitato la chiesetta di San Vito, che associata alla produzione dei prodotti tipici come pasta, olio,vino,e prodotti caseari, può essere un modo per creare nuovi sbocchi per l' agricoltura ed il settore agroalimentare. Anche Corato può avere un proprio ritorno dall ' istituzione del Parco Nazionale. Molti Paesi dell’Europa settentrionale o come in Spagna, favorendo il turismo rurale, anche in piccoli villaggi, isole o località geograficamente marginali, hanno incrementato l' economia locale, con la presenza di piccole strutture ricettive,compatibili da un punto di vista paesaggistico col territorio, proponendo attività ricreative e culturali diversificate, rispettando le caratteristiche morfologiche dell’ambiente: escursionismo, bird-watching, orientering, equitazione, per citare solo alcune.
Al momento della perimetrazione definitiva erano stati "tralasciati" siti di valore archeologico di valore inestimabile come la " valle dei dinosauri", dell "Homo arcaicus", che paradossalmente erano stati promossi tra le attrattive turistiche promosse dalla provincia di Bari nella mostra - mercato delle arre protette a Torino ed alla prima conferenza dei parchi meridionali tenutasi a Cosenza.
Il parco dell'Alta Murgia è il secondo parco nazionale pugliese, dopo quello del Gargano, avente un'estensione di cento diciassette ettari con solo quattro comuni ( Lesina, Manfredonia, Monte Sant' Angelo, Vieste ), che stanno integrando l'offerta turistico \ naturalistica con quella culturale \ religiosa. La scommessa del parco continua da parte delle istituzioni e dei cittadini che possano capire l’importanza del primo parco rurale a livello nazionale.
L’idea di Parco nasce prima dai movimenti pacifisti per opporsi ai poligoni militari (1985 e 1987) e poi per difendersi da altri degradi (cave, spietramento, depositi di scorie radioattive ecc.).
In una seconda fase si sono ricercate le valenze storico- culturali di questo territorio che ne giustificasse l’istituzione di un parco. Com’è ovvio qui le valenze naturali non erano così preponderanti come in altre aree (Gargano o Pollino) e quindi si è optato per la caratterizzazione di un “parco rurale” finalizzato alla promozione e riqualificazione dell’attività agro-silvo-pastorali più che di quelle “naturali”.
Nel 1991 la zona dell’Alta Murgia fu inserita tra le “aree di reperibilità ” della Legge Quadro sulle aree protette (L394/91) ed inizio un difficile iter istitutivo. Nella conferenza di servizio del 1993 le associazioni ambientaliste storiche (Legambiente, WWF, Italia Nostra) cercarono una perimetrazione che comprendesse da un lato le valenze naturali (habitat, boschi, elementi geologici, grotte, gravine ecc.) e dall’altro anche i vincoli esistenti (paesaggistico, monumentale, forestale, idrogeologico, usi vivici, aree del PRA ecc.).
Bisogna aspettare l’art.2 della L.426/1999 si preveda l’istituzione del parco dell’Alta Murgia entro 180 gg. e si autorizzava anche una spesa totale di 6,5 Mld di lire per l’istituzione ed il funzionamento del Parco.
Nel maggio 1999 la Legambiente Puglia promuoveva un “protocollo d’intesa per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia” che è sottoscritto dalle associazioni ambientaliste Italia Nostra e WWF, dai sindacati CGIL-CISL-UIL e dalle associazioni agricole Coldiretti - CIA -Confagricoltura.
Sempre nel novembre dello stesso anno la Legambiente Puglia e Nazionale avanzavano una proposta di perimetrazione, di zonizzazione e le misure di salvaguardia del Parco.
La questione si è quindi incentrata sul tipo di sviluppo di quest’area interna e marginale. Da un lato lo sviluppo di rapina delle risorse, ma con ricadute occupazionali immediate e dall’altro uno sviluppo sostenibile, quello del Parco, autocentrato sulle vocazioni dell’area di cui oggi è difficile valutare le ricadute occupazionali e i vantaggi ambientali.
Il Parco ha dei valori ambientali e culturali che gli stessi agricoltori ed operatori turistici oggi riconoscono, tanto è vero che vogliono sfruttarli in modo distruttivo senza pero ammettere limitazioni di sorta.
Oggi è possibile sviluppare "un'economia del Parco” puntando sui caratteri distintivi dell’area e sui settori ambientali, che si contrapponga in modo credibile allo sviluppo distruttivo dell’Alta Murgia?
Questo è il nocciolo della questione poiché lo sviluppo di rapina è basato l’intervento diretto dei privati ed invece lo sviluppo sostenibile ha bisogno di finanziamenti almeno iniziali per poi essere in grado di attivare un circolo virtuoso nel quale le attività istituzionali del parco e quelle economiche direttamente legate (centri visita, itinerari ecc.) siano remunerative per il parco e anche per l’iniziativa privata (cooperative, imprese, aziende).
Ed a esempio un' attività di ricettività rurale (turismo rurale, agriturismo ecc.) può ricevere un finanziamento iniziale per il riattamento delle strutture e l’arredo, ma poi una volta a regime i ricavi dell’attività (ospitalità, ristorazione, vendita prodotti, servizi complementari ecc.) devono coprire sia i costi di gestione e sia la quota di investimento per il ristrutturazione.
Se ipotizziamo il riuso per ricettività rurale di solo 200 delle 411 masserie presenti nel Parco servirebbero 15 Mld per riattare e più altri 4 Mld per arredo ed attrezzature. Si realizzerebbero così 2000 posti letto e si occuperebbero 1000 U.L, a fronte di un costo di gestione annuale 550 Mln ed un ricavo netto totale 1,3 Mld/anno.
Si può quindi ritenere che in un’area parco tipo l’Alta Murgia le attività istituzionali e quelle ad esse collegate da sole non posso bastare ad attivare un economia sostenibile. Sarà necessario da subito che i Comuni che costituiranno la Comunità del Parco comincino a pensare oltre alla tutela anche al futuro “Piano pluriennale economico e sociale” che sviluppi un’economia sostenibile di tutti territori comunali interessati e non solo della porzione rientrante nel Parco.
Ad esempio le aziende operanti nell’area con l’aiuto del Parco potrebbero sperimentare tecniche di risparmio energetico e uso di energia alternative a basso impatto ambientale, recupero ambientale e paesaggistico con tecniche di ingegneria naturalistica, riduzione dei consumi di acqua e riuso con la fitodepurazione, ridurre la produzione di rifiuti e utilizzo di compost in agricoltura, restauro e recupero monumentale anche con tecniche di bioarchitettura, artigianato locale, prodotti biologici, trasformazione e commercializzazione di prodotti tipici dell’area del parco, ecc.
Si potrebbe creare un concorso di idee per la creazione di un logo per il parco che possa essere stampato sui prodotti della zona in modo che si possa creare la tipicità del prodotto definendo l’area di provenienza.
Bisogna impegnarsi per attivare un circuito virtuoso del Parco avviando iniziative “Per un’economia del parco dell’Alta Murgia” nei 13 comuni dell’area con il contributo dei sindacati, degli ambientalisti, delle aziende e di tutti i cittadini.