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Indipendenze e tradimenti di sabbia nel Sahel

Indipendenze e tradimenti di sabbia nel Sahel

Tutto accade in questa settimana coi sessant’anni dell’Indipendenza.

Lunedì il Niger, mercoledì il Burkina Faso dell’assassinato Thomas Sankara e oggi, venerdì 7 agosto è la volta della Costa d’Avorio. Il primo giorno del mese è stato il turno della (poco) Repubblica del Togo. Ancora in settimana la memoria dell’atomica di Hiroshima, la festa della trasfigurazione e, lo stesso giorno, la morte di 40 migranti al largo della Mauritania in viaggio verso le isole Canarie. Potremmo aggiungere, se non bastasse, l’anniversario che cade domani, otto agosto del 1956, della morte di 262 minatori italiani a Marcinelle nel Belgio col carbone frutto di accordi con l’industria. C’è una parola che col-lega queste vicende apparentemente disparate alle quali, per rispetto ai morti e ai feriti, dovremmo aggiungere quanto accaduto a Beirut nel Libano. Tradimento è la parola che, forse meglio di altre, incarna il sentimento che attraversa la cronaca. Nel Niger, per celebrare l’anniversario dell’indipendenza, si è andato consolidando l’uso di piantare alberi. Anche quest’anno, il sessantesimo, il presidente della repubblica ha proceduto alla stessa operazione dei suoi predecessori, ricordando che la terra non è tanto un’eredità degli antenati quanto ‘ un prestito preso ai propri figli’. Il tema scelto quest’anno sarebbe tutto un programma: ‘ investire nella restaurazione del patrimonio forestale è investire sul futuro’. Nel Sahel, regione del mondo dove la siccità colpisce più acutamente, la desertificazione continua ad avanzare. L’azione (del tutto simbolica) di piantare alberi, avrebbe un senso solo e se la politica, naufragata tra colpi di stato e transizioni incerte, mettesse al proprio centro i poveri che sono la maggiornanza dei cittadini. Piantare la giustizia ogni giorno avebbe potuto creare l’unico argine possibile al tradimento perpetrato in questi sessant’anni di indipendenza. Eppure, conosciuto come l’anno dell’Africa, il 1960 ha marcato l’indipendenza di 17 Paesi africani: 14 l’hanno ottenuta dalla Francia, 2 dalla Gran Bretagna e un Paese dal Belgio. Nel mese di agosto 9 Paesi ne celebrano l’anniversario. Il tradimento di cui si parla ha radici e ragioni lontane. Dalla storia che dalla schiavitù, l’infamia assoluta che avrebbe segnato il corpo e l’immaginario di intere generazioni, è passata all’epoca coloniale per giungere all’attuale situazione di finte independenze di ‘sabbia’ , esiste una innegabile continuità. Le migliaia di migranti che hanno perso la vita (oltre 40 mila dal 1990 ), soprattutto di origine sub sahariana e i 40 giovani di questi giorni sono un’infamia per i Paesi che celebrano gli anniversari, per i Paesi di transito e per soprattutto per quelli di destinazione. Questi ultimi mettono in atto, tradendo la loro conclamata attenzione ai diritti umani, la peggiore delle politiche: la morte alle loro frontiere. I 40 giovani sepolti nel mare sono stati traditi nel più sacro dei diritti, quello di immaginare un futuro differente e così è stato per i minatori che erano partiti in Belgio per assicurare un altro futuro alle proprie famiglie. I morti di Hiroshima e Nagasaki, comuni cittadini, che nella ‘trasfigurazione’ di luce dell’atomica ha ‘sfigurato’ il volto di una civiltà che produce e usa armi per distruggere. Chi scrive ha avuto il privilegio di passare qualche giorno a Noaudibou in Mauritania, da dove sono probabilmente salpati i 40 migranti. Era tutto blindato, con elicotteri e navi che pattugliavano il mare e il deserto col Marocco. Faceva buona mostra di sé la ‘Guardia Civil’ spagnola...che assicurava la ‘sicurezza’ della Spagna. Lo stesso accade adesso nel deserto del Sahel, da tempo militarizzato e reso a suo malgrado nuova frontiera delle politiche di ‘esternalizzazione’ delle frontiere dell’Europa. Solo che l’Africa non è un continente ma un ventre. Un grembo di donna che non smette di accogliere, per-donare e rigenerare orizzonti di imprevedibile novità. Sarà lei, saranno loro, le donne che tra-diranno ai loro figli la folle saggezza che cambierà il mondo.

Mauro Armanino, Niamey 8 agosto 2020

Un sindaco e la sua ondata verde

Un sindaco e la sua ondata verde

Eric Piolle parla di come realizzare la rivoluzione ecologica con la partecipazione dei cittadini.

Eric Piolle

Per molti, la sua prima elezione a sindaco di Grenoble nel 2014 era stata una vera e propria sorpresa. All'epoca, gli attivisti ambientalisti e di sinistra vittoriosi erano soprannominati "verde anguria", verde all'esterno e rosso all'interno. Questo è il motivo per cui Éric Piolle aveva programmato un periodo con l’ obiettivo: cambiare le pratiche, introdurre la massima trasversalità e cooperazione possibile con le associazioni. Il sindaco della capitale delle Alpi è Eric Piolle, 46 anni, ingegnere, coniugato con quattro figli, è stato riconfermato alla guida della città di oltre 160.000 abitanti. È co-fondatore del collettivo “Roosevelt 2012”. Ha fatto una campagna a favore dei valori umanistici e di una trasformazione sociale ed ecologica dell'economia: riforma delle finanze, creazione di posti di lavoro riducendo l'orario di lavoro e lotta ai cambiamenti climatici. Éric Piolle sa che il suo laboratorio di politiche pubbliche è esaminato oltre la città, mentre gli ambientalisti hanno il vento in poppa dalle elezioni europee ora Grenoble non è l’unico comune amministrato dai Verdi. Ora, sono guidati da giovani ambientalisti eletti, a volte alleati della sinistra come: Lione, Bordeaux, Marsiglia, Strasburgo, Poitiers, Besançon, Annecy, Tours ... E’ autore del volume Grandir Ensamble.

- Chi è Eric Piolle?

Sono il sindaco di Grenoble da sei anni ormai, ma questo non riassume chi sono! Sono cresciuto a Béarn,(1) prima di trasferirmi a Grenoble per i miei studi. Mi sono innamorato di questa città! Dopo 18 anni come manager in una grande industria, nel 2010 mi sono impegnato a cambiare il gioco e di smetterla di lamentarmi con i responsabili.

- Perché ha scelto di diventare Sindaco a Grenoble?

- Gli ambientalisti di Grenoble hanno a lungo giocato un ruolo di contropotere o suppletivo. Abbiamo avuto vittorie, come la ripubblicizzazione della rete idrica nel 2000, dopo la rivelazione di Raymond Avrillier(2) sullo scandalo della privatizzazione dell'acqua da parte dell'ex sindaco corrotto Alain Carignon(3). Nel 2014 abbiamo avuto l'opportunità di andare oltre questo ruolo, di assumere ed esercitare il potere. Prima di essere scelto come capo lista, abbiamo prima elaborato un progetto globale per trasformare Grenoble, associando l'EELV,(4) il Partito di sinistra [ajd France Insoumise](5), la Rete dei cittadini(6) e l'ADES (Associazione democrazia ecologia solidarietà)(7) . Alla domanda su chi avrei sostenuto nel secondo turno, ho sempre risposto che il nostro unico obiettivo è vincere le elezioni municipali e sbarazzarci dei proprietari del sistema! È un cambiamento di filosofia. Non siamo più una controparte o un sostituto, siamo in grado di governare, e questo è ciò che abbiamo dimostrato per 6 anni.

- Quando siete stati a Corato: potreste parlare della sua esperienza tra i Coratini?

Siamo venuti nella primavera del 2018, con mia moglie e i miei 4 figli che parlano tutti l’ italiano. Ricordo soprattutto il calore e la cordialità dei Coratini! All'epoca avevo buoni rapporti con il mio omologo, Massimo Mazzilli, che ho avuto il piacere di accogliere a Grenoble nel 2017. La storia che lega le nostre due città è antica. La prima ondata migratoria da Corato arrivò a Grenoble nel 1900, e molti seguirono, dopo la prima guerra mondiale e ancora dopo la seconda guerra mondiale. I Coratini di Grenoble hanno ancora un forte legame con la loro terra natale. Ho ancora nei miei pensieri i ricordi di questo viaggio, della visita al pastificio, della bellezza della Puglia, della cucina coratina ... Ho ricordi molto cari di Corato e dei suoi abitanti.

- E’ possibile costruire un gemellaggio su basi ecologiche?

Certo che è possibile, è persino auspicabile. Il gemellaggio che abbiamo con Corato mira ad evolversi per affrontare nuove sfide. Se la nostra storia ci lega, è insieme che possiamo costruire un futuro invidiabile. Sono molto legato ai nostri scambi sportivi e culturali, formano una base comune in modo che gli abitanti delle nostre due città possano avanzare insieme su nuovi argomenti. È attraverso lo scambio e la collaborazione che la comunità umana progredisce, aiutandosi e ispirandosi a vicenda.

- Com’è possibile costruire una città a dimensione d’uomo?

La città costruita negli anni '60, '70 e '80 è un centro urbano costruito intorno all’autovettura. Si sono costruite autostrade urbane per poterci muovere sempre più velocemente, da soli, in veicoli inquinanti e rumorosi. Il nostro ruolo è quello di rendere la città sicura e piacevole per i pedoni e i ciclisti. La città non è solo un luogo di passaggio, è anche un luogo di vita! Ecco perché stiamo sviluppando la rete ciclabile autostradale su scala metropolitana, la pedonalizzazione del centro città, i trasporti pubblici e stiamo trasformando lo spazio pubblico per renderlo più user-friendly, ad esempio, rimuovendo la pubblicità cartellonistica nello spazio pubblico.

- Chi è l’ecologista in questo periodo?

Oggi l'ecologia ha vinto la battaglia culturale. Qui a Grenoble, tutti i candidati affermano di essere più ecologisti di noi, è il colmo! Ma non è sufficiente definirsi ecologisti per esserlo. Essere verdi significa trasformare la città per restituirla ai suoi abitanti, ridurre l'inquinamento atmosferico, sviluppare la mobilità dolce, l'agricoltura urbana, costruire alloggi a basso consumo energetico, trasformare l'ambiente, l'illuminazione pubblica. Tutte le nostre politiche pubbliche sono sviluppate con un pensiero prettamente ecologico e sociale. Oggi la società è davanti a noi, dobbiamo costruire sempre più rastrelliere per biciclette per soddisfare la domanda! Questo è un segno che c'è un forte desiderio da parte dei cittadini di essere attori di questo cambiamento.

- Com’è possibile costruire la partecipazione dei cittadini?

Dal 2014 abbiamo implementato diversi dispositivi, tra cui i consigli di cittadini indipendenti, i laboratori di progetto, il bilancio partecipativo o persino seminari per comprendere la costruzione del bilancio municipale. Il budget partecipativo attira più progetti e più partecipanti ogni anno. Il suo successo dimostra l'impegno delle grenobline e dei grenoblini nel recuperare e trasformare la loro città. Questo strumento, che ha dimostrato la sua popolarità e la sua efficacia nel trasformare la nostra città, è ora diventato una bella tradizione di Grenoble. Tra i progetti selezionati nel 2019, abbiamo avuto ad esempio un ristorante di solidarietà, le cucine del cuore, il progetto di frigoriferi di solidarietà, defibrillatori ad accesso libero... I progetti di solidarietà sono in aumento!

- Parliamo dei trasporti pubblici. In che modo, è possibile migliorarli e promuoverli?

Grenoble ha la fortuna di avere una rete tranviaria ben sviluppata, grazie al sindaco Hubert Dubedout(8). Le linee di tram sono ora estese al di fuori dell'agglomerato urbano, e parcheggi di scambio sono stati costruiti in modo che le persone che provengono da fuori possano lasciare la loro auto in periferia. Abbiamo anche il progetto di un RER Grenoblois(9) che collega Grenoble, Echirolles, Gières, Domène, Lancey e Brignoud ogni 15 minuti entro il 2026! Per facilitare l'accesso a questa rete, dal 2014 abbiamo dimezzato il costo dell'abbonamento per i giovani, e intendiamo continuare a sviluppare la gratuità per le famiglie a basso reddito e nei fine settimana.

- In base alla sua esperienza, come è possibile migliorare l'applicazione delle misure di protezione ambientale comunali? Come rendere i cittadini più consapevoli e protagonisti della presa in carico della propria città?

- I cittadini sono coinvolti nel successo del nostro progetto. Una città è prima di tutto i suoi abitanti. A Grenoble, come in tutte le grandi città, alcuni abitanti si lamentano della sporcizia. Ma la città non sarebbe sporca se gli abitanti non la sporcassero! Le autorità pubbliche non hanno la vocazione a sostituirsi nel saper vivere. Il nostro ruolo è quello di essere una forza trainante per le transizioni, in modo che tutti siano consapevoli della città e della nostra responsabilità collettiva nei suoi confronti. Oggi, tuttavia, assistiamo a un vero e proprio cambiamento di mentalità, in particolare per quanto riguarda gli spostamenti o l'alimentazione. Offrendo più del 50% di prodotti biologici o locali e almeno un pasto vegetariano a settimana nelle mense scolastiche, stiamo trasformando le rappresentazioni e le abitudini di consumo delle famiglie. Oggi, quasi uno su cinque abitanti di Grenoble si reca al lavoro in bicicletta! 

- È possibile costruire una formazione culturale per l'ambiente? Come? O cosa fare?

Oggi tutti dicono di essere ambientalisti, abbiamo vinto una battaglia culturale. Ma dobbiamo ancora trasformare la prova. Per questo, di fronte all’estrema destra e al macronismo, dobbiamo unire l'arco umanista ed essere in grado di proporre un'alternativa ecologica e sociale credibile. A sinistra, nessuno può pretendere di essere egemonico da solo, motivo per cui dobbiamo presentare un fronte unito, come abbiamo fatto a Grenoble. Non credo nel "periodo verde" di Emmanuel Macron: dietro la sua retorica, continua a firmare trattati di libero scambio e continua a vendere i nostri beni comuni. Come ci si può definire ecologista quando si privatizza la SNCF(10) e si lascia chiudere l'unica linea merci Perpignano-Rungis la situazione ha messo in circolazione 20.000 camion aggiuntivi? La logica del Macronismo è quello di lasciare il comando al settore privato, e poi chiedere loro gentilmente di comportarsi bene. Così non funziona! Se vogliamo avere successo nella transizione ecologica, abbiamo bisogno di uno Stato forte, di uno Stato stratega.

Com’è possibile realizzare uno sviluppo verde della società europea?

Oggi l'Unione Europea è troppo lenta, a causa del suo funzionamento al consenso dei 28 Stati membri. Ma le città sono un passo avanti! In tutta Europa, sono le città che accelerano e avviano le transizioni, senza attendere le istruzioni europee. Questo mi dà speranza. Questo autunno sapremo se Grenoble diventerà la prossima capitale verde europea per il 2022. Questo premio ricompenserebbe le misure che abbiamo preso dal 2014: piantare 5000 alberi, ridurre l'inquinamento da polveri sottili, esplosione dei modi di trasporto dolci tra cui bicicletta, alimentazione biologica e locale Mostriamo così che se è possibile a Grenoble, è possibile ovunque, basta mettersi in movimento!

-Quale altra area di interesse considera importante in un dibattito sulla crisi ambientale?

Per molto tempo, l'ecologia ha avuto un'immagine austera. Eppure è l'opposto della realtà! Dobbiamo lavorare su questo immaginario per trasformarlo. Impegnarsi nella transizione ecologica e sociale significa rendere la città più resistente alle crisi, indica anche renderla più piacevole da vivere per tutti. Alcuni dei miei avversari politici hanno predetto durante le mie elezioni che avremmo causato il declino di Grenoble. Sei anni dopo non si fa più paura a nessuno e la gente si dice che è questo il senso della storia. Oggi, Grenoble non è mai stato così piacevole da vivere, e attira ancora tanti studenti e nuovi abitanti attratti da questo ambiente di vita .

Qual è il ruolo della società civile nelle questioni ambientali? Quali sono i risultati politici positivi raggiunti nel suo Paese dall'azione delle organizzazioni della società civile?

Per molto tempo, l'ecologia ha avuto un'immagine austera. Eppure è l'opposto della realtà! Dobbiamo lavorare su questa immaginazione per trasformarla. Impegnarsi nella transizione ecologica e sociale significa rendere la città più resistente alle crisi, è anche rendere più piacevole la vita per tutti. Alcuni dei miei avversari politici hanno predetto durante le mie elezioni che avremmo causato il declino di Grenoble. Sei anni dopo, non spaventiamo più nessuno e le persone si dicono che questo è il significato della storia. Oggi Grenoble non è mai stata così piacevole da vivere e attira ancora così tanti studenti e nuovi abitanti richiamati da quest’ambiente di vita.

. Quali sono i risultati politici positivi raggiunti nel Suo Paese dall'azione delle organizzazioni della società civile?

Ma certo. Che si tratti di scioperi o marce per il clima, le azioni di disobbedienza civile di Estinzione Ribellione - Extinction Rébellion(11), o il processo contro la compagnia petrolifera Total per il mancato rispetto dell'accordo di Parigi, il movimento per il clima non si è mai mobilitato così tanto e con tanta creatività. Possiamo rallegrarcene, ma nonostante ciò non possiamo dire che queste azioni siano sufficienti. Il nostro pianeta si dirige sempre verso un surriscaldamento di +2,5 C, vedere +3 o +4 C rispetto all'era preindustriale. Più di un anno dopo la prima marcia per il clima, a che punto siamo in Francia? Purtroppo, siamo costretti a constatare che a livello nazionale non si fa nulla per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Non c'è più tempo!

- Come è possibile apportare nuovi valori a beni comuni come acqua, energia, ecc.? 

La nozione di bene comune rimanda spesso a quella che viene chiamata "la tragedia dei beni comuni", teoria di Garrett Hardin(14). Secondo questa concezione, la proprietà comune di una risorsa porta necessariamente alla sua rovina. Di conseguenza, solo la proprietà privata delle risorse consentirebbe di non esaurire la stessa risorsa. Quando vediamo la distruzione della foresta pluviale amazzonica, lo sfruttamento delle riserve petrolifere o la cattiva gestione della privatizzazione delle reti idriche in Francia, chi crede ancora in questa favola? È una visione liberale e individualista della società che non corrisponde alla realtà. Per proteggere i beni comuni, dobbiamo rispettarli ogni giorno. Questo è ciò che abbiamo fatto rimunicipalizzando l'acqua: come potrebbe il settore privato redditizio proteggere l'accesso all'acqua, che è un diritto? È attraverso la lotta collettiva che possiamo creare un terreno comune.

- - L'ambiente economico influenza le forme di socialità?Di recente abbiamo appreso che l'inquinamento dipende dal modo in cui viviamo. Es: l'inquinamento atmosferico regolare impone una regolamentazione dei nostri spostamenti urbani nelle grandi città, Parigi, Londra, ecc. ?

- Certamente. Emmanuel Macron pensa che ci siano "persone di successo e persone che non sono niente" (29 giugno 2017). Ognuno sarebbe responsabile della propria situazione, del proprio successo o del proprio fallimento. Per riuscire, bisognerebbe schiacciare il suo prossimo, bisognerebbe essere «in guerra». È il linguaggio della start-up della nazione che Emmanuel Macron ha voluto venderci. Questa ideologia trasforma la società francese dagli anni Ottanta. In questa logica, perché allora essere solidali, aiutare i vicini, se lo scopo è di «vincere» ad ogni costo? Fortunatamente, questo progetto di trasformazione sociale è messo in rotta: che sia durante l'eruzione dei giubbotti gialli, o durante la crisi del COVID-19, abbiamo visto cosa c'è di più bello nell'umano: l'aiuto reciproco, la condivisione, la solidarietà, l'empatia È su questi valori che possiamo costruire un progetto politico comune, che eliminerà i resti dell'ideologia barbarica della nazione start-up.

- Ripristinare o ricostruire il tessuto economico e sociale: è possibile tornare alle periferie? E come?

- La Francia è un paese centralizzato, dove la periferia deve applicare le decisioni prese a Parigi. Durante la crisi COVID-19, abbiamo visto l'incapacità del governo di gestire l'ordine e la distribuzione delle mascherine. Come ho spiegato per l'Unione europea, è attraverso le città che le transizioni si accelerano. Gli operatori economici del territorio hanno capito che mantenere la promessa della COP21, qui a Grenoble, è anche un'opportunità per loro. È in questo senso che abbiamo pensato alla nostra candidatura a capitale verde europea, è un modo per unire gli attori del territorio intorno a un progetto comune. Per costruire una città resiliente ed ecologica, abbiamo bisogno di tutte le energie!

- - Cosa avete scoperto con l’esperienza del confinamento nella vostra città per il Covid 19 , che cosa avete scoperto?

- Conoscevo già la solidarietà dei Grenoblini , ma gli abitanti hanno ancora dimostrato lo spirito di aiuto reciproco che abita la Città. Quando abbiamo lanciato la piattaforma di auto-aiuto Voisins-Voisines- Vicini vicine, siamo rimasti sopraffatti dalle proposte! Studenti, telelavoratori, pensionati, tutti si sono mobilitati, attraverso la piattaforma o tramite le associazioni, per fornire il loro sostegno ai servizi della città ma soprattutto ai loro concittadini. Sia per lo shopping, per i compiti a casa, per distribuire le mascherine o anche semplicemente per condividere buoni consigli, il popolo di Grenoble ci ha ammirevolmente ricordato che la società civile è solidale e resistente, sa come far fronte in tempi di crisi con reattività senza lasciare nessuno sul ciglio della strada. È questo spirito che ci anima e ci muove nella nostra azione, questa responsabilità collettiva, per se’ stessi e per chi ci circonda.

- - Come far diventare i cittadini più consapevoli, più attivi e più propositivi ?

- Il cambiamento più importante a cui abbiamo assistito dal 2014 è senza dubbio l'esplosione nell'uso della bicicletta. Sempre più persone grenoblini salgono in bici e non la lasciano più. La bicicletta ha tutto per piacere: è più economica dell’autovettura, fa bene alla salute, fa bene all'ambiente, fa bene all’inquinamento acustico e visivo. Con il decongestionamento, abbiamo ulteriormente facilitato l'accesso a questa pratica in modo che i residenti di Grenoble che non l'avevano ancora fatto possano testare e adottare la bicicletta ogni giorno. Quindi tutti in sella!

- 1-Il Béarn (nella varietà di guascone parlato in zona: Bearn o Biarn; in lingua basca: Bearno o Biarno; in latino: Benearnia, Bearnia) è un'antica provincia e regione storica della Francia sud-occidentale, che oggi forma parte, con il Paese Basco francese, del dipartimento dei Pirenei Atlantici, di cui occupa oltre la metà del territorio. Sua capitale storica è la città di Pau.(Fonte: Wikipedia).

- 2- Raymond Avrillier (nato il 25 ottobre 1947 ) è un attivista ambientale francese , noto principalmente per aver incriminato nel 1994 e la condanna nel 1996 di Alain Carignon , allora sindacodi RPR di Grenoble e ministro della Comunicazione del governo Balladur , e per aver successivamente rivelato affare dei sondaggi Élysée sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy .(Fonte Wikipedia)

- 3- Alain Carignon , nato il23 febbraio 1949a Vizille ( Isère ), è un politico francese . Membro del RPR e sindaco di Grenoble dal 1983 al 1995 , è stato Ministro delegato per l'ambiente del governo Chirac II, quindi Ministro delle comunicazioni per il governo Balladur dal 1993 alle sue dimissioni l'anno successivo dopo la sua incriminazione per corruzione . È tornato in politica nel 2002 ed è attualmente consigliere comunale ed è stato candidato sindaco di Grenoble per le elezioni municipali del 2020 .(Fonte wikipedia)

- 4- Europe Écologie Les Verts- i verdi francesi- è un partito politico francese ecologista di centro-sinistra fondato nel 2010 dalla trasformazione de Les Verts con l'obiettivo di chiamare a raccolta gli esponenti politici che, non appartenendo a tale ultima formazione, si erano presentati all'interno della lista elettorale Europa Ecologia in occasione delle elezioni europee del 2009.(Fonte: Wikipedia)

- 5- La France insoumise (letteralmente "La Francia indomita", abbreviata FI, rappresentata ufficialmente con il simbolo della lettera greca phi (φ)) è un movimento politico francese di sinistra radicale, lanciato il 10 febbraio 2016 per promuovere la candidatura di Jean-Luc Mélenchon alle elezioni presidenziali del 2017 e alle legislative, ed applicare il programma L'Avenir en Commun ("Il Futuro in Comune". Dopo il primo turno dell'elezione presidenziale del 2017, Jean-Luc Mélenchon arriva in quarta posizione con il 19,58% dei suffragi espressi, non sufficienti per accedere al ballottaggio. Per la prima volta dal 1969 (quando i comunisti arrivarono davanti alla SFIO) un candidato di sinistra supera in ampia scala quello del Partito Socialista.(Fonte: Wikipedia)

- 6- La rete dei cittadini mira a consentire alle associazioni e alle autorità pubbliche locali (comuni, comunità di comuni ...) di offrire ai propri membri o amministrato uno strumento universale, gratuito, modulare e completo che consenta a tutti di: '' informare, documentare, contribuire, condividere proposte, esprimere la propria opinione.(Fonte: https://www.democratieouverte.org/innovateur/projet-reseau-citoyen/)

- 7- L'Associazione per la democrazia , l' ecologia e la solidarietà – ADES. Un movimento politico locale, ecologico e di sinistra, collegato a funzionari eletti e che conduce il dibattito su importanti problemi di politica pubblica. ADES sostiene il raduno della sinistra e gli ecologi "Grenoble una città per tutti" . Dal marzo 2014 e dalla vittoria del Raggruppamento, molti eletti nella maggioranza municipale di Grenoble sono membri della nostra associazione.( Fonte: https://www.ades-grenoble.org/wordpress/lades-un-opni/)

- 8-Hubert Dubedout, nato a Parigi il 9 dicembre 1922 e morto il 25 luglio 1986 a Chamonix-Mont-Blanc (Alta Savoia), è un politico francese. È stato sindaco di Grenoble dal 1965 al 1983 e vice dal 1973 al 1983. È entrato a far parte del Partito Socialista nel 1974.(Fonte: Wikipedia)

- 9- Per consentire infine scambi affidabili e regolari tra la metropoli e il Voironnais, il Grésivaudan, l'Oisan e il Trièves, si articola un RER Grenoble. Per collegare questi territori, con una vera rete strutturata attorno a 3 linee: - - - La linea Rives-Brignoud, con una RER ogni 15 minuti nelle ore di punta. Servirà Saint-Egreve, Grenoble, Echirolles, Eybens (è prevista una fermata ferroviaria) e l'Università di Grenoble Gières. - - La linea Saint Marcellin-Gières, con una RER ogni 15 minuti nelle ore di punta. Servirà anche Saint-Egreve, Grenoble, Echirolles, Eybens (è prevista una fermata ferroviaria) e l'Università di Grenoble Gières. - - La linea Grenoble-Clelles, con una RER ogni 30 minuti nelle ore di punta. Servirà la nuova stazione di Pont-de-Claix, la vecchia stazione di Pont-de-Claix, Jarrie-Vizille, Saint-Georges-de-Commiers, Vif, Monestier-de-Clermont. - - Ognuna delle stazioni servite avrà un ampio parcheggio gratuito a relè. Le 3 linee di questo RER consentiranno quindi a coloro che vengono nella conurbazione di Grenoble, e tutti gli altri, una vera alternativa all'uso dell'auto privata.( Fonte: https://grenopolitains.fr/processes/cooperations-villes-campagnes/f/41/proposals/30)

- 10- La Société Nationale des Chemins de fer Français (Società nazionale delle ferrovie francesi) (SNCF) è una delle principali aziende pubbliche francesi.

- 11- Extinction Rebellion è un movimento internazionale politicamente non partigiano che utilizza un'azione diretta non violenta per convincere i governi ad agire giustamente sull'emergenza climatica ed ecologica.

( Fonte: https://rebellion.earth/the-truth/demands/)

- 12- Garrett James Hardin (21 aprile 1915 - 14 settembre 2003) era un ecologo americano e sostenitore dell'eugenetica che avvertiva dei pericoli della sovrappopolazione umana. È famoso soprattutto per la sua esposizione alla tragedia dei beni comuni, in un articolo del 1968 con lo stesso titolo in Science, che richiamava l'attenzione sul "danno che le azioni innocenti degli individui possono infliggere all'ambiente". È anche noto per la prima legge dell'ecologia umana di Hardin: "Non possiamo mai fare semplicemente una cosa. Qualsiasi intrusione nella natura ha numerosi effetti, molti dei quali sono imprevedibili (Fonte: Wikipedia in Inglese)

 

Intervista, traduzione e note a piè pagina dal francese di Giuseppe Faretra. L'intervista risponde solamente le idee dell'intervistato.

Eric Piolle

‘Siamo tutti l’Italia’ scrivono i 17 rifugiati sudanesi di Niamey

‘Siamo tutti l’Italia’ scrivono i 17 rifugiati sudanesi di Niamey

L’hanno scritto su una lettera indirizzata all’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati di Niamey. Gli autori sono i 17 sudanesi che, dal ‘sit- in’ davanti alla sede onusiana, sono stati trasferiti ed accolti nel campo per rifugiati in attesa di partire di Hamdallaye, nei pressi della capitale Niamey. La missiva, consegnata a mano, contiene tra l’altro il seguente messaggio…’ Siamo uniti alla grande famiglia italiana e condividiamo il dolore di chi, tra voi, ha perduto un essere caro a causa di questa dolorosa epidemia. Domandiamo a Dio di portare i votri defunti nelle loro case benedette perchè possano riposare in pace. Auguriamo una pronta guarigione ai convalescenti e preghiamo perché siano liberati questo flagello. Siamo tutti insieme, nel bene e nel male, cioè siamo tutti l’Italia. Firmato il Comitato Sudanese dei 17 trasferiti al campo di Hamdallaye’. C’è chi si è sentito americano per qualche giorno nel 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, chi s’è sentito francese dopo l’attacco a Charli Hebdo e al Bataclan, spagnolo dopo l’attacco di Madrid e Inglese per qualche ora dopo l’attacco di Londra. Nessuno si è mai sentito sudanese, nigerino, avoriano, liberiano, congolese o semplicemente algerino. Eppure ognuno di questi Paesi ha vissuto, assieme a tanti altri, guerre, epidemie, spogliazioni di risorse, sfruttamento endemico della povertà, mercato di armi e di mercenari, laboratorio per gli esperimenti di normalizzazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Eppure ci sono state carestie, lotte per le indipendenze, primavere ribelli e rivoluzioni fallite con la complicità degli antichi maestri coloni. Nessuno si è mai sentito africano, finora. Come se tutta la realtà fosse ormai confinata da una grande messa in scena mediatica. Come se la storia si fosse fermata il giorno nel quale i decreti governativi, in funzione dell’epidemia, hanno cominciato ad essere applicati, con la forza se necessario. Come se le quotidiane contabilità legate alla proliferazione del numero degli ammalati facesse di colpo dimenticare la vita che, con noncurante ostinazione, continua il suo cammino abituale. Come se la perdita delle proporzioni, resa ancora più evidente dal neoliberalismo mercantile, avesse fatto dimenticare il fragile destino umano che la morte da sempre attraversa. Come se la pandemia, figlia del pensiero unico, avesse la pretesa di assumere la distanza sociale, facendo passare in secondo piano le distanze sociale di classi e di popolazioni, da tempo immemorabile ‘confinate’ nella miseria. Solo che, come si suol dire, la realtà è ostinata e allora filtrano notizie che per loro natura non lasciano nessuna traccia. Che qualche giorno fa siano stati trovati e poi salvati oltre 250 migranti abbandonati nel deserto non farà sobbalzare neppure il più militante dei giornalisti. Che ci siano almeno due mila persone in attesa nei campi del’Oim, l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, rasenta la banalità. Che i campi di eliminazione progressiva e silente in Libia, sullo sfondo di una guerra per procura come in Siria, lascia l’indifferenza installarsi senza rimorso. Che si rimandino al mittente libico le barche di coloro che tentano di sfuggire all’infero è non solo giustificato ma anche consigliato vista la situazione dell’Europa. Che il Programma Alimentare Mondiale abbia messo in guardia contro une possibile carenza alimentare di circa 5 milioni di persone nel Sahel non lascia traccia alcuna nell’immaginario umanitario del comune cittadino. Siamo umani e questo dovrebbe bastare a condizione di riconoscere a tutti la stessa dignità, cominciando dai poveri, che fino ad oggi sparivano senza nessun contabile e quotidiano aggiornamento in tempo reale. Basta cliccare e, in alcuni siti, si possono apprezzare il numero di contagi, di guarigioni, di decessi e di posti in rianimazione. Per le morti ‘bianche’, quelle sul lavoro, non esiste nulla di simile, eppure si tratta di un cantiere che continua a produrre decessi. Nel 2000, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i morti nel mondo sono stati stimati a due milioni. Nel 2017 si calcola che ogni 15 secondi c’è un morto sul lavoro e dunque 2 milioni e 780 mila deceduti l’anno. Le morti ‘bianche’, perché invisibili ai più, passano clandestine perché à morire, in genere, sono i poveri. Siamo tutti lavoratori, siamo tutti umani. Più nulla sarà come prima, se saremo tutti sudanesi.

Mauro Armanino, Niamey, 5 aprile 2020

Il secondo Natale di Pierluigi sommerso nel Sahel

Il secondo Natale di Pierluigi sommerso nel Sahel

Non avrebbe dovuto restare così a lungo. Non doveva fidarsi in questo modo della gente. Mai e poi mai avrebbe dovuto dire che lì aveva trovato il suo posto. Non doveva confessare apertamente che in una missione come quella si doveva ‘durare a lungo ’. Non doveva fino a quel punto sfidare la sorte sapendo che nella zona già si erano installati gruppi armati. Non doveva credere di essere al sicuro come in nessun altro luogo al mondo. Non avrebbe dovuto farsi in quattro per invitare i contadini alla dignità che solo appartiene ai poveri. Non doveva prendere così in serio il vangelo scritto sulla sabbia del Sahel. Pierluigi lasciava la porta della sua camera aperta fino a tardi. L’ampio cortile della missione che costeggia la strada in terra battuta è a tuttora delimitato da una rete metallica. L’ingresso alle abitazioni era facilitato da un’entrata a spinta con un copertone per attutire la forza della molla che aiutava la chiusura. Dall’altra parte della strada, c’è il cortile con la casa per la famiglia del catechista, aule per le formazioni degli animatori e soprattutto la nuova chiesa da lui pazientemente concepita e costruita. Dedicata allo Spirito Santo è provvista di sette aperture, simbolo dei doni dello Spirito, tradotti e interpretati nella lingua locale che si sforzava di approfondire sempre più. L’ottavo dono, che lo pedinava sempre, era quello della pace. Neppure il Cristo avrebbe dovuto restare così a lungo. Non doveva fidarsi in questo modo della gente. Mai e poi mai avrebbe dovuto dire che tra noi aveva trovato il suo posto. Non doveva confessare apertamente che una missione come la sua era concepita per restare ‘per sempre’. Non doveva fino a quel punto sfidare la sorte sapendo che i poteri del palazzo avevano deciso di liquidarlo. Non doveva credere di essere sempre e dovunque al sicuro e in buone mani. Non avrebbe dovuto farsi in quattro per ridare la dignità riservata ai poveri. Non doveva prendere così sul serio il vangelo fino a posarlo in una mangiatoia. L’anno portato via, li hanno portati via entrambi, il 17 di settembre dell’anno scorso. Passeranno insieme il secondo Natale nel Sahel, uno tra i pastori e l’altro tra i rapitori. Le stelle brillano per entrambi e i contadini intoneranno per i due un canto di gloria. Canteranno insieme agli animali della zona, ai re distratti dal potere, ai giovani asserviti al terrore, ai bambini senza scuola e alle donne che danno alla luce il mondo. Pace sulla sabbia, scriveranno insieme, appena passata la mezzanotte, per coloro che l’hanno perduta.

Mauro Armanino, Niamey, natale 2019

Quando l’Emmanuele arriva nel Sahel

Quando l’Emmanuele arriva nel Sahel

Si tratta, naturalmente, di Emmanuel Macron, presidente della repubblica francese. Appena sbarcato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, ha raggiunto il campo militare francese di Port Bouet, poco lontano dall’aeroporto internazionale. Si tratta del secondo contingente francese più numeroso dopo quello basato a Gibuti, nel corno dell’Africa. Un Natale strategico, quello di Macron che, accompagnato dalla ministra della difesa Florence Parly, ha scelto di celebrare il veglione natalizio anticipato con i militari. Un Natale per così dire ‘militarizzato’, che bene corrisponde a quanto nel Sahel si è andato sviluppando in questi ultimi anni, specie dalla distruzione della Libia in poi, nel lontano 2011. Dalla Costa d’Avorio l’Emmanuele passerà per tre ore a Niamey, nel Niger, ufficialmente per rendere omaggio ai 71 militari recentemente uccisi dall’attacco rivendicato dallo Stato Islamico dell’Africa Occidentale, ad Inatès. Pura coincidenza di date, i militari francesi dell’operazione Barhkane, che opera in un’area grande quanto l’Europa, hanno effettuato, in questi giorni, il primo tiro test di drone armato, di fabbricazione Usa. Dopo l’Algeria e dunque il deserto del Sahara negli anni sessanta col generale De Gaulle, adesso è la volta del Sahel ad essere la sede delle prime esperienze di droni armati francesi col presidente Macron. I deserti sono dunque diventati, e non da oggi, luoghi privilegiati di addestramento, sperimentazione e messa in pratica di armi letali. Come sempre in questi casi, anche per i droni armati vengono date le più ampie garanzie di sicurezza e di un uso conforme alle norme internazionali delle guerre. Questo principio è ben ricordato dal colonnello Hugues Pointfer, comandante della base aerea dell’operazione basata a Niamey. ‘Il drone, è un aereo con la piccola differenza che il pilota dell’aereo non si trova nel drone ma in un ufficio al suolo. Il drone non prende da solo nessuna decisione, non tira da solo, non fa nulla in modo autonomo, sono gli umani che, da lontano, prendono le decisioni che guidano le armi. Per il pilota tutto è trasparente, trovarsi a un chilometro o a mille, l’immagine è la stessa, e così pure la reattività e il funzionamento: tutto è lo stesso’. Nei deserti si fanno esperimenti a carattere militare con l’obiettivo di riprodurre altrove. Da deserto a deserto, da armi ad armi e da natale a Natale. C’è, com’è noto, natale e Natale. Quello che si vive e celebra nel Sahel, da parte di una minoranza cristiana, e degli altri cittadini per riflesso, è un Natale di sabbia. Un Natale disarmato e per così dire assai fedele all’originale della Palestina dell’epoca. A dire il vero è disarmato per così dire perché, come da qualche anno a questa parte, i luoghi di culto vedranno, per la festa, i militari governativi armati bivaccare accanto ai cortili. Le luci, nel Natale di sabbia, sono del tutto inesistenti e solo si spera che la compagnia nazionale di erogazione dell’elettricità, meglio conosciuta come NIGELEC, confermi la tregua nei tagli repentini e talvolta prolungati di energia. Un Natale fragile se ce n’è e, proprio come all’inizio, preso in ostaggio da oltre un anno attraverso il rapimento di decine di persone tra le quali alcuni chiamati a guidare le celebrazioni delle comunità. Anche allora c’erano le armi, i potenti e gli eserciti di occupazione e come allora la stessa violenza che si nutre di interessi, ipocrisie e violenza come stile di governo. Un Natale che la sabbia ha contribuito a rendere vulnerabile e marginale, un giorno riconosciuto festivo dal calendario del Paese ma feriale nella sua attuazione popolare. L’Emmanuele è arrivato nel Sahel. L’uno per un natale militarizzato e diplomatico, l’Altro invece, come un clandestino dichiarato illegale, perché trovato senza documenti. Arriva senza annunciarsi e senza una fissa dimora. E’ venuto per destabilizzare imperi, armate regolari e irregolari, assetti finanziari, politiche di sviluppo compatibile, imprese umanitarie unite, strategie di penetrazione commerciale, sfruttamento delle risorse e inquinamento delle falde acquifere. L’altro Natale, quello vero perché messo insieme da grani di sabbia, è piccolo, indifeso e libero di scivolare tra le dita della pace.

 

Mauro Armanino, Niamey, Natale 2019

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