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Cara scuola pubblica

Cara scuola  pubblica, scusaci se ti scriviamo come uno di un migliaio di circoli d’Italia.

Nella nostra realtà locale abbiamo proposto un consiglio comunale monotematico, ma, purtroppo, la nostra richiesta non è stata ascoltata. Oggi, nel campo dell’istruzione e dell’educazione si vive una campagna di denigrazione e di screditamento a livello nazionale, mentre a livello locale un silenzio assordante con cui, si intende “investire” sugli insegnanti, sulla storia e sulla cultura del nostro Paese. Il paradosso delle uscite ripetute di alcuni politicanti: dagli insegnanti fannulloni, alla “scoperta antropologica” degli insegnanti meridionali, dai cronici assenteisti agli incompetenti corresponsabili di una scuola additata come fabbrica di ignoranti con piccoli/ grandi “reati”, e per ultimo alle scarse perfomances da parte degli alunni e studenti, ha finito per oscurare il necessario dibattito intorno a questioni più complessive quali l’intero modello scolastico ed educativo o al  riaggiornamento  dei saperi e delle competenze. Ma anche su questi ultimi due aspetti solo continui e ripetuti silenzi a livello centrale. Le sortite di alcuni aficionados, che  riguardano gli stipendi, che sarebbero fin troppo alti, peccato che siano inferiori del 20% di quelli europei per non parlare del 40 % rispetto alla Germania. Molti preferiscono parlare della “Buona politica” ossia di quella pratica sociale che opera verso il bene comune, violando il patto di stabilità, parlano di assicurare i servizi fondamentali ai cittadini, dimenticandosi che sono proprio i cittadini a contribuire al funzionamento degli stessi servizi che dovrebbero essere quantitativamente e qualitativamente  erogati. Sulla Scuola solo parole vuote o silenzio. Le forzature governative discendono dal fatto che l’attuale confronto contrariamente a quanto accaduto, più volte, in passato, non si è concentrato sui valori fondamentali e sui grandi e complessi processi  culturali della società, ma si è limitato a considerare solo le questioni legate alla dimensione quantitativa e contabile del nostro sistema di istruzione piuttosto che recuperare le grandi e fondamentali elaborazioni culturali fatte da illustri personaggi come, Giuseppe Dossetti, Aldo Moro, Concetto Marchesi, Tristano Codignola. Infatti,  oggi con la nuova riforma rischia seriamente di essere compromessa tutta l’elaborazione culturale che si è sviluppata intorno alla scuola pubblica a partire dagli inizi degli anni sessanta e che contribuì nel 1962 alla realizzazione della scuola media unica, a tutto quel positivo  clima culturale e sociale nella quale furono elaborati, come conseguenza della contestazione sessantottina  “Lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani (1967), i “Decreti Delegati” (1974), fondati sul principio della condivisione culturale e sociale, e più recentemente a tutto  l’ impegno che ha condotto  la scuola elementare, nel corso degli anni novanta con la nascita, la crescita e lo sviluppo del modulo didattico dei tre insegnanti su due classi nella scuola primaria (oltre ai docenti di sostegno e di religione), sino allo sviluppo di un’altra idea guida dell’autonomia delle scuole per agganciare la scuola al territorio. Del resto, gli” Orientamenti Educativi” (1991) della scuola dell’infanzia, sono stati il prodotto della ricerca pedagogica più avanzata e del rapporto con le esperienze più vive del nostro Paese, hanno dato forma e consistenza ad un progetto pedagogico e culturale, che ora, purtroppo, rischia di naufragare con il mono organico dei docenti, rendendo la scuola dell’infanzia quasi  un vero e proprio ospizio part- time per i bambini, ritornando ai tempi di Ferrante Aporti (circa due secoli fa!), con una forte limitazione degli orari e dei tempi delle attività didattiche ed educative. Su questo ora aleggia il silenzio di tutte le istituzioni sia locali che nazionali. È certo che i frutti di questa situazione gli tra qualche anno, quando, i pilastri culturali della nostra nazione che hanno radici millenarie, saranno sostituite da una kultura fatta di stereotipi, di vacuità, realizzata con tagli di spesa generalizzati a pioggia, e che in definitiva oltre a contribuire se non proprio a determinare la recessione economica, in seguito, sarà la principale fautrice della più grave, molto probabilmente crisi sociale, e quindi della regressione culturale, negano ogni possibilità e prospettiva di futuro. In realtà, ogni intervento anticrisi per essere tale deve puntare a superare l’empasse con investimenti nel campo della ricerca didattica, pedagogica e tecnologica ci verrebbe da dire ….”…. Buonanotte all’Italia che si fa o si muore… Buonanotte all’Italia con gli sfregi nel cuore e le flebo attaccate da chi ha tutto il potere.”(Ligabue). Purtroppo,avremmo dati , già pubblicati a livello nazionale , che mettono a nudo aspetti economici e di qualità della scuola che per motivi di spazio, non riportiamo con fonte lo stesso MIUR. I silenzi di imbarazzo dell’Amministrazione e del Governo sono chiari: non parlarne significa che il problema non c’è o meglio non ci dovrebbe essere per ora…. Almeno….. Ti siamo vicini, cara scuola pubblica, speriamo che il futuro sia migliore del passato e del presente tra un taglio ai bilanci  ed un crollo di una scuola, loro che ti criticano, passeranno, tu no, nonostante tutto…….Siamo certi del loro silenzio, noi continueremo a parlare ed a operare nella nostra realtà e con i nostri mezzi …. Con immutata stima  Il circolo di Corato di Legambiente   P.S. Legambiente parla di scuola sulla base di una semplice considerazione e cioè che non possibile parlare di ambiente senza legare tali questioni agli spetti più generali legati alla cultura ed all’educazione. Per questo Legambiente è anche Legambiente Scuola e Formazione ossia l’associazione professionale degli insegnanti, degli educatori e dei formatori ambientalisti. E’ nata nel 2000, raccogliendo il patrimonio culturale ed organizzativo del Settore Scuola e Formazione di Legambiente, attivo dal 1987, con l’obiettivo di valorizzare l’associazionismo fra i professionisti dell’educazione per meglio contribuire al miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione. E’, infatti, un luogo di incontro, di aggregazione, di riflessione, di scambio e di esperienza per i professionisti della scuola e per gli educatori e formatori extrascolastici che si riconoscono negli ideali ambientalisti. Offre ai suoi soci attività di formazione in presenza e a distanza, lavori di ricerca professionale ed epistemologica, gemellaggi con altre realtà, occasioni di dibattito politico e culturale, consulenza per la realizzazione di progetti educativi nazionali e internazionali, materiali didattici e informativi.    

Randagismo: che fare?

La presenza di cani randagi è un fenomeno che si nota di più nel corso del periodo estivo , quando è possibile stare di più fuori casa e svolgere attività all’aperto. Talvolta, specie a tarda ora si possono notare piccoli branchi di cani randagi meticci che nottetempo entrano nel centro urbano per cercare di trovare qualcosa da mangiare nei pressi dei vari cassonetti di immondizia. Qualche volta si avvicinano alle fontane e bevono l’acqua che si può prendere …. L’incedere del branco nel silenzio notturno a passo felpato si sente come un eco quasi silenzioso . Anche i gesti dei cani hanno un significato. I cani drizzano i peli del dorso quando sono certi che si accosti un rivale. I cani abbaiano, ringhiano e ululano. Esprimono i loro sentimenti con il linguaggio del corpo. Un cane scodinzola per far capire che è contento di vederti. Mostrare i denti è segno di aggressività, mentre le orecchie abbassate e il pelo dritto indicano che il cane è nervoso e ha paura. Sicuramente il randagismo è un fenomeno altalenante ,non costante che si incentra dal numero dei cani presenti nel territorio e dalla possibilità o meno di approvvigionamento di cibo o scarti di cucina. E’ un problema di civiltà e di responsabilità dei cittadini per aumentare la qualità di vita nella nostra città. L’abbandono del proprio animale per andare in ferie o per l’impossibilità di una corretta gestione rappresenta un chiaro segno di inciviltà, di carenza di sensibilità, di rispetto della natura e della biodiversità. Può rappresentare un pericolo per la pubblica incolumità nel caso un cane attraversa all’improvviso la strada, può diventare causa di un incidente automobilistico. Sono stati calcolati almeno quarantacinquemila incidenti stradali all’anno a causa dei cani che incautamente attraversano le varie arterie stradali. Incrementa i costi socioeconomici per cercare di risolvere la problematica, non solo con la creazione di canili e di strutture idonee ,ma è necessario attuare delle politiche che possano prevenire e risolvere il fenomeno. Per le comunità locali è stato calcolato che un cane costa mediamente al giorno all’interno di un canile dai tre ai sette euro. Abbandonare un cane è un reato punito dalla legge 189/04 . La legge n 281/2001 ha istituito l’anagrafe canina con un apposito registro ed inserendo un microchip sottocutaneo con le informazioni dell’animale e del suo padrone. Secondo una notizia dell’ANSA del 11/07/2007 in Italia vengono abbandonati sessanta mila cani solamente nel periodo estivo. In questo periodo c’è una proposta di legge bipartizan al parlamento ,dopo alcune denuncie shock di canili lager dove i cani accalappiati venivano tenuti in condizioni indegne ,di dare un tetto al numero dei cani presenti alle strutture adeguatamente organizzate fino ad un massimo di duecento. Il Ministro della Salute nel 2001 ha dichiarato 816.610 cani in Italia ed oltre un milione di gatti. La sfida dell’ambientalismo del futuro è incentrato sul promuovere forme di civiltà sostenibili, che incoraggino anche l’affido temporaneo di un amico a quattro zampe ,della creazione anche di spazi urbani in cui i cittadini possano portare il proprio cane per fare una passeggiata, i propri bisogni e ,poi, smaltire correttamente i ricci prodotti dagli stessi animali,ma anche favorire nuove forme di impiego degli amici a quattro zampe sostenendo la pet therapy.   I visitatori del sito al quesito: "Secondo te, in città esiste o meno il problema del randagismo?" si sono espressi nel seguente modo: Non è sempre presente 50,4 %; Purtroppo ,è un problema presente 47,5%; Non sussiste 1,9 %.  

L'elettrosmog nella 167

 

  I RISULTATI DI UN SONDAGGIO “una logica dei doppi pensieri”   nella presa di posizione sul tema della difesa dall’elettrosmog e sulla dichiarata affermazione di tutela della salute dei cittadini da parte dell’Amministrazione locale        Il sito http://www.legambientecorato.it/ ha proposto nelle ultime settimane un sondaggio su “elettrosmog e sanità”, stimolando così i soci ed i visitatori del sito ad una riflessione su attività che da sempre costituiscono punti-forza degli  obiettivi e dei traguardi dell’Associazione.   Tenendo conto del “contesto” della rete e tenendo presente la sua “tipica dinamica”,  si rimane stupiti di due cose: a)     della grande  partecipazione a questo sondaggio; b)     della raffinata capacità discriminatrice che le risposte suggeriscono. Non c’è nessun segno di lettura ideologica del quesito posto, né tanto meno un accanimento da “fondamentalismo ambientalista” nell’insieme delle risposte.   C’è invece, nella presa di posizione sul tema della difesa dall’elettrosmog e sulla dichiarata affermazione di tutela della salute dei cittadini da parte dell’amministrazione locale, “una logica dei doppi pensieri”: mentre si avverte che l’amministrazione sta venendo incontro alle preoccupazioni della popolazione, dall’altro si percepisce l’azione frenante di una politica che non ha ancora preso del tutto coscienza delle priorità.   Ed in effetti, di priorità si tratta in tutta questa problematica – non di questioni di principio, non della discussione dei “massimi sistemi” per il  trasporto dell’energia. I cittadini chiedono da anni al comune il rispetto dei principi di precauzione e di minimizzazione, ritenuti di fondamentale importanza per ogni problema potenziale di natura sanitaria, - principi quindi, in forza dei quali si devono allontanare le linee elettriche da scuole, da centri sportivi, da luoghi vicini alle abitazioni.   Non per semplice “fede ambientalista”, ma sulla base di studi  epidemiologici e ricerche scientifiche degli ultimi anni  (come  quelli dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e della Lega italiana per la lotta ai tumori) si è sempre più preso coscienza che  la incidenza dell’elettrosmog, in particolare delle basse frequenze (elettrodotti) sulle leucemie infantili e l’aumento di tumori per esposizione a campi con induzione magnetica superiore a 0,4 microtesla è una realtà inequivocabile.   Per questo si chiede con insistenza l’interramento dell’elettrodotto di Corato che trasporta un carico di 150.000 Volt e che ha un impatto elettromagnetico che va oltre i limiti indicati da queste associazioni e dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, che con la Direttiva dell’ 8.3.2005 ha obbligato gli stati membri a non superare la soglia di 0,2 microtesla  nella costruzione dei nuovi elettrodotti.   Tutta la 167 e il Liceo Oriani sono costretti da anni a convivere con la vicinanza inquietante dell’elettrodotto, nonostante che cittadini critici ed amanti di questa città abbiano fatto presente questo problema a tutte le amministrazioni degli ultimi anni.   Più del 18% di quelli che hanno risposto al quesito sono convinti che questo progetto è un banco di prova per l’attuale Amministrazione, che a suo tempo (nel lontano 2003!), quasi compatta, firmò la petizione popolare di interramento dell’elettrodotto che attraversa la 167.   Se a questi si aggiunge il 5% di coloro che affermano che l’intenzione del comune è credibile, e se poi a questi si assomma il 16% di coloro che sono del parere di continuare a sostenere questa iniziativa, si arriva al 38% di persone che esprimono una fiducia critica all’azione del comune.   È un capitale che l’Amministrazione non può sperperare, che può usare come spinta per superare le lungaggini e le complicazioni  burocratiche; capitale di fiducia, di cui può servirsi per mettere a fuoco un problema anche da un punto di vista delicatamente politico.   L’altra faccia della medaglia è la posizione di quasi il 20% delle persone che non concedono alcuna credibilità all’Amministrazione. Ci possiamo chiedere a che cosa sia riportabile questa amara valutazione.   È chiaro che qui i lettori – come molti cittadini d’altronde – avvertono una grande discrepanza tra promesse e fatti. Ed in questo caso la promessa è stata la dichiarata affermazione di priorità che la salute dei cittadini avrebbe avuto agli occhi ed al cuore di questa Amministrazione. Priorità che ancora non ha dato i suoi frutti, mentre si è assistito alla realizzazione di altri progetti cittadini – anche costosi -  che  hanno avuto più il compito di accentuare la visibilità dell’azione dell’Amministrazione che una vera valenza di risanamento e di integrazione del tessuto cittadino.   A questi 20% dobbiamo aggiungere ancora il 26% di coloro che affermano che la intenzione dell’Amministrazione obbedisce ad una pura strategia politica. Dietro a questa lucida valutazione riteniamo che non stia semplicemente un giudizio affrettato di una opposizione che non è in grado di pensare che chi fa determinate scelte politiche diverse, agisce  nel contesto del bene comune.  In questa presa di posizione si percepisce il  timore che decisioni coraggiose come questa, che concerne l’attuazione del principio di precauzione, siano troppo costose all’interno di necessari compromessi politici che una amministrazione è costretta a fare.   Ancora più amara è la lettura dell’operato del comune se si tiene conto di quel 14% di persone che sono del parere che la strategia dell’Amministrazione non è altro che l’inizio della fine delle illusioni di una cittadinanza attiva.   È una conclusione che noi – cittadini dei comitati e quanti hanno a cuore il problema della salute dei propri cari, dei propri figli, dei vicini di casa e dei cittadini di tutto un quartiere – non siamo disposti ad accettare.   È un imperativo oggi ancora valido e di grande produttività sociale, a)      continuare ad essere istanza critica nei riguardi di chi ha responsabilità politica e amministrativa; b)      continuare ad essere  disposti al dialogo attivo e farsi forze d’integrazione nella città in cui si vive, a fianco ai giovani che guardano con occhi critico ai modelli degli adulti.   È un fatto però assodato che i segnali che l’Amministrazione finora ha inviato inducono parecchie persone a pensare “all’inizio della fine”.   Noi ci auguriamo invece che il Comune, che pure ha fatto i primi passi nella direzione giusta, possa ora fare veramente sul serio.   Ce lo auguriamo.       Comitati per la difesa contro l’elettrodotto Via Predestina/Via Massarenti

Legambiente, circolo di Corato: le prospettive del futuro

Gli ultimi mesi hanno rappresentato un momento di riflessione all’interno del circolo locale per rielaborare un rinnovato percorso da condividere all’interno dell’associazione ed anche nella stessa città. La Legambiente cittadina ha  celebrato lo scorso ottobre l’ultimo congresso cittadino e con esso ha verificato una nuova strategia per poter essere più vicina alla città senza dover perdere la propria identità e la propria cultura associativa.   Negli ultimi anni è notevolmente aumentata, in Italia, l'attenzione per il fenomeno dell'attivismo civico, che si esprime in una molteplicità di esperienze e di forme (volontariato, associazionismo, movimenti, imprese sociali, iniziative di riforma professionale). Nella nostra società, sotto i nostri occhi stanno avvenendo dei processi in corso, come ad esempio, la riforma del welfare, la liberalizzazione dei servizi, il federalismo che attribuiscono nuove e crescenti responsabilità a questo mondo composto da cittadini impegnati nella dimensione quotidiana della vita pubblica per la tutela dei diritti, per la cura e lo sviluppo dei beni comuni.   A questa nuova attenzione e a queste nuove responsabilità, però, non trova riscontro un adeguato sistema di conoscenze e di strumenti a disposizione della cittadinanza attiva e dei cittadini  per operare o utili a chi è interessato a comprenderla meglio, per collaborare o per interloquire con essa. I volontari sono chiamati a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. La dimensione dell’essere è per il volontario ancora più importante di quella del fare.   I volontari nell’esercitare il diritto-dovere di cittadinanza costituiscono un patrimonio umano, culturale ed ambientale da promuovere e da valorizzare, sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni che li impegnano. Pertanto, esse devono rispettarne lo spirito, le modalità operative, l’autonomia organizzativa e la creatività. I volontari di Legambiente svolgono i loro compiti con competenza, responsabilità, valorizzazione del lavoro di équipe e dell’ accettazione di una verifica costante del proprio operato.   Essi garantiscono, nei limiti della propria disponibilità, continuità di impegno e portano a compimento le azioni e le campagne intraprese in piena libertà. I volontari riconoscono, rispettano e difendono la dignità delle persone e dell’ ambiente che incontrano e si impegnano a mantenere una totale riservatezza rispetto alle informazioni ed alle situazioni di cui vengono a conoscenza. Nella relazione di aiuto essi attuano un accompagnamento riservato e discreto, non impositivo, reciprocamente arricchente, disponibile ad affiancare l’altro senza volerlo condizionare o sostituirvisi.   I volontari valorizzano la capacità di ciascuno di essere attivo e responsabile protagonista della propria storia, seguendo i fini che hanno i loro capisaldi nel rispetto delle diversità, nella promozione di un futuro sostenibile, di attività umane che facciano dell’ ecologia un perno fondamentale.   Secondo dati recenti ISTAT riguardanti l’ambito del volontariato, si nota il forte radicamento delle organizzazioni nelle regioni settentrionali, anche se negli anni aumentano in misura relativamente più accentuata le unità presenti nel Mezzogiorno; la prevalenza relativa di piccole dimensioni organizzative, sia in termini di volontari attivi che di risorse economiche disponibili; la maggiore presenza, tra i volontari, di uomini, di persone in età compresa tra i 30 e i 54 anni, diplomate e occupate; la concentrazione relativa di unità nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, anche se cresce nel tempo il numero di quelle che operano in settori meno “tradizionali”; la crescita del numero di organizzazioni che hanno utenti diretti e, conseguentemente, l’aumento del numero di coloro che si rivolgono ad esse per soddisfare le loro esigenze.   Il circolo cittadino è in linea nella presenza dei volontari con i dati nazionali. Questo aspetto può preoccupare la prospettiva dell’associazionismo, visto che attualmente non ci sarebbe una adeguata integrazione di fasce di età e di una congrua presenza del sesso femminile. Il sondaggio è stata una consultazione non statistica per sapere su quali campi di azione i cittadini solleciterebbero “il cigno” coratino. Le azioni e le attività di una associazione di volontariato sono tutte importanti per la crescita di una cittadinanza attiva e culturalmente consapevole delle scelte più adeguate per l’ecosistema urbano.   I visitatori del sito al quesito “Secondo te, quali possono essere le attività ambientali a cui la Legambiente, circolo di Corato, si può maggiormente dedicare?” si sono espressi nel seguente modo:   Le varie campagne di sensibilizzazione (es. Puliamo il Mondo, la Festa dell'Albero...)  17.8%  L'elettrosmog  17.8%  I rifiuti e la raccolta differenziata  16.0%  Azione socioculturale (Es. convegni, conferenze, dibattiti...)  14.2%  Attività nel campo della comunicazione (es. Sito Internet)  12.5%  Programmazione di attività sostenibili (es. agricoltura biologica, tutele della flora e della fauna...)  10.7%  Denuncie di abusi ambientali  10.7%      Giuseppe Faretra  

L'esito del sondaggio sui parcheggi

L’ecosistema urbano di una città di ormai cinquantamila abitanti è un insieme complesso di un reticolo di esigenze che coinvolgono i cittadini, le istituzioni e le imprese.

La viabilità è un contesto importante per permettere un'adeguata movimentazione di persone e cose. Il gran movimento di autovetture con, talvolta, scelte non compatibili implica un'equa distribuzione di aree di parcheggio necessarie per far sostare i veicoli a motore. Per far ciò, viene in genere disciplinata mediante la previsione di idonei spazi a ciò riservati e l'obbligo di utilizzo degli stessi, per evitare che un eventuale abbandono disordinato e casuale dei veicoli possa produrre un rallentamento o addirittura l’arresto della circolazione. L’urbanistica ha dovuto elaborare appositi canoni previsionali per preordinare nelle nuove zone di fabbricazione siano stabilite a parcheggio determinate quote degli spazi scoperti e coperti.   In proposito, la norma che più dettagliatamente ha concorso a tali progettazioni è la legge Tognoli. I parcheggi possono essere organizzati ad incastro oppure a lisca di pesce. La modalità a lisca di pesce è quella più efficiente, quella che a parità di spazio permette di riuscire ad avere il maggior numero di parcheggi.   Diverse aree sono state destinate a parcheggio in questi ultimi anni,ma l’esigenza di mobilità dei veicoli a motore, purtroppo è molto alta; la città di Corato ha circa venticinque mila autovetture con un rapporto di quasi una autovettura ogni due abitanti. E’ una media altissima e ciò dovrebbe far riflettere tutti, in uso più oculato dei veicoli a motore, l 'uso della bicicletta e dei mezzi pubblici, valutando la promozione e la diffusione di questi mezzi di trasporto, specie nel centro urbano verso i quartieri più periferici.   Al sondaggio: Secondo te, ci sono abbastanza parcheggi per le automobili a Corato? I visitatori del nostro sito hanno risposto nel seguente modo:   Sono insufficienti/Ne servirebbero di più 64.6%  Non so 19.7%  Si 15.7%

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