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Il documento del 2 congresso cittadino


 

LEGAMBIENTE Circolo di Corato  

  Documento Congressuale “Costruire una nuova cittadinanza ambientale”  

II Congresso Cittadino Corato, 9 Ottobre 2011      

  Premessa A Vent’anni dalla nascita del circolo di Legambiente a Corato, ed a cinque anni dal nostro primo congresso cittadino, è opportuno ripercorrere, seppur brevemente, gli aspetti che hanno caratterizzato l’azione, e la presenza di Legambiente nella nostra città. Le tante emergenze ambientali che abbiamo di fronte ripropongono, in maniera ancor più forte, la riflessione sulla necessità di affrontare la relazione tra Globale e Locale, che per tanto tempo è stata alla base dell’ambientalismo proposto e praticato dalla nostra associazione ed efficacemente riassunto nella frase “Pensare Globalmente, Agire Localmente”. Del resto Chernobyl, Fukuscima e le due esperienze referendarie seguite, hanno dimostrato chiaramente come l’impatto di grandi disastri ecologici si riflettono anche a livello locale. Il motivo è molto semplice. Si tratta delle grandi contraddizioni che il nostro modello di sviluppo determina, le cui implicazioni si ripercuotono anche qui, vicino a noi. Questo è stato il contesto in cui ci siamo mossi e ci stiamo muovendo, cercando di rappresentare un punto di riferimento per la nostra città, promuovendo forme di partecipazione e di crescita umana, culturale e sociale sempre nell’ottica della tutela del patrimonio e della coscienza ambientale.   1.   Verso una nuova cittadinanza Non possiamo parlare di cittadinanza senza considerare il 150^ anniversario dell’ unificazione dell’Italia. Tale evento deve rappresentare l’occasione per rafforzare i valori repubblicani, confermare le nostre comuni radici e rinnovare il patto costitutivo da cui è nata l’Italia repubblicana. Un patto, quest’ultimo che necessita, tuttavia, di una rilettura in chiave “post-moderna”, ossia pluralista capace di rappresentare la sintesi della grande varietà di culture ormai presenti in Italia, culture, non solo in senso etnico (cioè la presenza di immigrati), ma anche etico (la presenza di culture laiche e religiose, di varie  culture: liberale , solidaristico e così via), in una prospettiva di conciliazione tra identità e valori diversi, diritti e doveri, bisogni e prospettive. La cittadinanza è un tema che richiede un grandissimo investimento complessivo, che non si deve limitare a rappresentare solo le regole di comportamento, ma deve diventare il mezzo ed il fine dell’azione sociale, politica e culturale. Tale processo, che deve sempre di più modellare le azioni pubbliche, deve necessariamente partire dall’analisi della nostra società ormai, secondo la lezione di Baumann, resa liquida dalla crisi profonda dell’identità, o meglio dalla solidità dei valori su cui si è costruito nel tempo la vita stessa e l’identità collettiva di ognuno di noi. Ora in un mondo che, come è stato ribattezzato da Benjamin Barber, è diventato un McWorld, ossia un mondo globale reso omogeneo dai consumi, che ha messo in disparte la cittadinanza, e che sta diventando terra di conquista del tribalismo e del fondamentalismo, mutandosi, quindi, in un JihadWorld, diventa estremamente difficile costruire un percosso aggregante capace di formare una nuova e moderna identità. Dinanzi a questa sfida, esistono tuttavia degli anticorpi per reagire in modo efficace ad un progressivo logoramento di un’etica pubblica oramai ridotta a mera facciata senza alcun contatto con la realtà vera e vissuta. Questi anticorpi, prendendo a modello quanto affermato da Cogan e Derricott (1998) consistono in: a) approccio ai problemi, in qualità di membri di una società globale; b) assunzione di responsabilità; c) comprensione ed apprezzamento delle differenze culturali; d) pensiero critico; e) disponibilità alla soluzione non violenta dei conflitti; f) cambiamento degli stili di vita per la difesa dell'ambiente;  g) sensibilità verso la difesa dei diritti umani; h) partecipazione politica a livello locale, nazionale e internazionale. In questo percorso culturale,  le questioni ambientali e l’ambientalismo ,in generale, possono rappresentare un elemento centrale e fondamentale per ricostruire intorno alla tutela del territorio, alla promozione della bellezza ed alla valorizzazione della cultura una nuova identità collettiva in grado di renderci pienamente cittadini, non solo all’interno di una città, ma del mondo. Il dato che pare particolarmente preoccupante sta nel progressivo affievolirsi del legame sociale, nello sfrangiarsi del tessuto connettivo che rende compatto un corpo sociale: ciò ha a che fare, appunto, con il deperimento della politica, riscontrabile non soltanto nella crisi dei partiti, ma soprattutto nella crescente pervasività della dimensione economica. E’ legittimo domandarsi fino a che punto la coesione sociale può reggere di fronte al crescente produttivismo della società-mercato, in cui la figura del cittadino, visto essenzialmente come homo oeconomicus, tende sempre più a coincidere con quella del consumatore? Non a caso illustri sociologi hanno indicato la distanza, la solitudine, la mancanza di solidarietà e di attaccamento ai valori comuni come alcune delle cause di erosione del legame sociale (Bauman). Il ruolo invasivo e prepotente del mercato fa sì che il contenuto principale della cittadinanza, che dovrebbe essere la ricerca del bene comune, venga posto in assoluto secondo piano. Dinanzi a tutto questo, solo partendo dai territori e dalla loro qualità culturale sarà possibile ricostruire un spirito identitario ricco di storia e capace di futuro.     2. POLICHE AMBIENTALI   2.a Urbanistica Lo sviluppo continuo delle città ci spinge a considerarle luogo primario della sfida ecologica. È necessario mettere in campo politiche urbane finalizzate a migliorare la qualità delle nostre città, oggi soffocate dall’inquinamento e dal traffico e penalizzate da una crescita edilizia ed urbanistica che molto spesso sacrifica completamente la qualità ambientale. Pertanto, centrale diventa la Pianificazione Urbana che rappresenta il luogo deputato a fare sintesi delle esigenze di miglioramento della qualità della vita con quelle di sviluppo. Su questo fronte abbiamo dato il nostro contributo, anche grazie all’incontro del 6/7/2007, avviando un’ importante discussione pubblica sul tema della partecipazione nelle scelte di pianificazione e chiedendo l’avvio di un metodo concertativo nella pianificazione urbana, in grado di rendere coerenti le scelte da prendere con le esigenze manifestate dati cittadini. Oggi nonostante l’avvio della fase di redazione del nuovo  Piano Urbanistico Generale (PUG), l’iter non si è ancora concluso, lasciando di fatto la città in una fase di interregno regolata dalla pianificazione esistente. Ci sembra che le lungaggini siano il frutto di una chiara scelta, finalizzata a temporeggiare su un tema così importante e nel frattempo utilizzare la precedente pianificazione sicuramente sovradimensionata rispetto alle attuali esigenze abitative della città, continuando ad usufruire di una strumentazione urbanistica di vecchia impostazione, tutta centrata sullo sviluppo delle volumetrie. Peraltro, anche l’individuazione di una nuova zona industriale appartiene alla medesima logica speculativa che nulla ha a che vedere con il miglioramento delle attività economiche e lo sviluppo del territorio. Sarebbe stato più opportuno, investire nell’attuale zona industriale, eliminare le criticità oggi ancora presenti per renderla più efficiente, e non, invece, pianificare nuova cementificazione e tutto quello che ne consegue. Irrisolte restano tutte le problematiche legate alla mobilità ed alla qualità del costruire che certamente non aiutano a tratteggiare un quadro confortante,  ma ci restituiscono l’immagine di una città ancora ostaggio di vecchie logiche e non proiettata verso le nuove sfide della modernità. Da questa situazione se ne esce solo dotandosi di un nuovo PUG, che definisca chiaramente le line di sviluppo per i prossimi anni, che punti sulla riqualificazione dell’esistente, sul miglioramento della qualità urbana in alcuni quartieri della città e sul miglioramento della qualità della vita della nostra comunità.   2.b  Mobilità Il tema della mobilità ha animato, negli ultimi mesi, il dibattito pubblico soprattutto per due questioni fondamentali. La prima riguardante la realizzazione delle piste ciclabili, la seconda relativa alla realizzazione del parcheggio interrato di Piazza Vittorio Emanuele. Partendo da quest’ultimo punto, è del tutto evidente che ci sia necessità di riqualificare quella piazza; ma un conto è riqualificare, risistemare il verde e la pavimentazione, un  altro è realizzare un vero è proprio ecomostro sotterraneo, con pesanti effetti sul costruito circostante. Infatti, non dobbiamo mai dimenticare che Corato poggia su una falda molto superficiale, per cui il rischio inondazione è sempre presente e non può essere trascurato. Oltre alle innegabili ragioni strutturali, vi è un’altra motivazione, come dire preliminare, che ci ha fatto dire no a quella ipotesi: la realizzazione del parcheggio favorirebbe la concentrazione delle auto nel centro cittadino, l’aumento del traffico e il conseguente di innalzamento dei livelli di polveri sottili nell’atmosfera. Peraltro, l’idea della chiusura dell’intero Corso cittadino non ci pare  idonea a controbilanciare l’ipotesi di parcheggio. Innanzitutto perché chiudendo  il Corso si creerebbe,  una congestione di auto nel resto della città della quale non si tiene alcun conto. Inoltre, dare la possibilità ai cittadini di arrivare in centro con la macchina rappresenta un chiaro disincentivo ad utilizzare mezzi di trasporto pubblici o  alternativi, uno su tutti la bici. Tanto dibattuto è stato anche il tema della realizzazione delle piste ciclabili. A questo proposito, ci preme ricordare che, come Circolo, abbiamo voluto assumere un atteggiamento costruttivo. Infatti, abbiamo sempre detto e ribadito, anche in un documento uscito solo qualche mese fa, che le piste ciclabili sono sempre utili, nonostante i limiti strutturali presenti a Corato; il vero errore che depotenzia la portata innovativa della scelta operata dall’Amministrazione è l’aver deciso l’introduzione delle piste ciclabili senza condividere un intervento di quella portata con la cittadinanza, con i commercianti, con le istituzioni scolastiche, al fine di rendere l’intervento non calato dall’altro ma condiviso il più possibile. Come abbiamo più volte ribadito, non è più accettabile che Corato resti ancora priva del Piano Urbano del Traffico (PUT) che regolerebbe questa situazione ed arginerebbe l’improvvisazione con si opera su questioni così importanti per la qualità della vita all’interno della nostra città.  Ancora una volta, quindi, tornano i temi della pianificazione e della partecipazione, i due pilastri fondamentali su cui si deve reggere l’azione amministrativa. Noi, da parte nostra, abbiamo  cercato di unire le varie anime che si sono attivate in questi mesi, promuovendo una serie di incontri per discutere con i cittadini, raccogliendo anche delle importanti esperienze e redigendo  infine un vero e proprio documento. Alcuni hanno  preferito attaccarci senza neppure un preventivo confronto con noi, strumentalizzando la nostra posizione per polemiche di basso profilo alle quali ci siamo sottratti. Noi continueremo comunque ad occuparci di mobilità, cercando, come abbiamo sempre fatto, di dare il nostro utile e costruttivo contributo.   2.c Elettrosmog Le vicende legate alle problematiche relative all’inquinamento elettromagnetico continuano, dopo molti anni, ad essere al centro delle problematiche ambientali della nostra città. I due nodi irrisolti continuano a rimanere tali, visto che sia le antenne di Monte Ripanno, sia l’Elettrodotto di Via Masserenti/Via Prenestina, sono ancora lì, senza che si intraveda una reale soluzione. Per quanto riguarda Monte Ripanno in questi anni non si è riusciti a trovare un accordo con le emittenti ancora presenti, al fine di procedere e concludere il processo di delocalizzazione che, seppur con qualche limite, ha garantito una consistente riduzione dei livelli di esposizione alle onde elettromagnetiche. Ora bisogna solo finire il lavoro. Tuttavia, ci preme sottolineare che, da ormai circa 10 anni, è tutto fermo senza che ci sia stata una presa di posizione forte dell’Amministrazione che, a nostro modo di vedere, non ha avviato né un percorso amministrativo, né politico di concertazione con le varie emittenti al fine di procedere alla bonifica completa e definitivo del sito. Ancora più complicata è divenuta la questione riguardante l’elettrodotto. Ricostruiamo brevemente la vicenda: dopo la redazione da parte di Enel-Terna del progetto di interramento della linea, costato alle casse comunali ben 24.000 Euro, l’Amministrazione comunale unilateralmente ha deciso di sottoscrivere a fine 2008 un accordo con Terna, con l’intento di delocalizzare la linea in un’area definita “cuscinetto”, con costi interamente a carico di quest’ultima. Su tale accordo, che sembrò allora essere risolutivo per l’annosa vertenza, ci siamo sempre espressi con alcuni distinguo relativamente al fatto che il nuovo tracciato non dovesse in alcun modo ledere e mettere a rischio né i residenti né le attività agricole e produttive che insistono in quella area. Del resto noi avevamo sempre prospettato come risolutivo per i residenti di Via Massarenti e Via Prenestina, l’interramento della linea o lungo la complanare o lungo il tracciato esistente. Questa è sempre stata la nostra posizione. A seguito della presentazione del progetto da parte di Terna, la vertenza per l’interramento ha dovuto confrontarsi con questa nuova realtà. Noi in questo caso abbiamo scelto di aspettare l’esito della procedura amministrativa prima di prendere una posizione definitiva. Infatti, non bisogna dimenticare che la procedura di VIA è finalizzata proprio a valutare complessivamente il progetto, analizzandone tutti gli aspetti, compreso quello relativo alla salute, per cui oggettivamente è in grado di dare tutte le garanzie del caso. Ora, il nuovo progetto è in fase di chiusura del procedimento di VIA che dovrà decidere sulla fattibilità dello spostamento ovvero se rigettare la richiesta dando parere negativo alla realizzazione dell’opera. In questa fase abbiamo assunto un atteggiamento costruttivo e di mediazione cercando di operare all’interno della legalità non assumendo mai posizione ideologiche e demagogiche, ma orientando la nostra azione a minimizzare il rischio richiedendo ed ottenendo modifiche importanti al progetto come la realizzazione di una linea compatta e l’utilizzo dei nuovi tralicci meno impattanti sul piano paesaggistico. A questo punto, anche a seguito de rilievi prospettati dall’Autorità di Bacino per quanto riguarda il rischio idrogeologico, non possiamo fare altro che aspettare l’esito della procedura di VIA, senza del quale ogni azione non solo è inutile, ma rischia per certi versi di peggiorare la situazione. Noi su questo tema siamo sempre stati aperti al dialogo ed al confronto perché siamo convinti di avere una posizione chiara, orientata al raggiungimento di un obiettivo importante: tutelare quei cittadini che hanno vissuto decenni sotto i tralicci dell’elettrodotto. Questo nostro atteggiamento è stato oggetto di forti critiche e di attacchi sconsiderati, tuttavia siamo convinti che l’ambientalismo non si fa con l’ideologia ma con i dati scientifici su cui si costruiscono le posizioni, e non perseguendo solo  gli  interessi privati e personali.   2.d. Il Parco dell’Alta Murgia, l’agricoltura e lo sviluppo La funzione primaria delle aree protette è di favorire la conservazione della natura, della biodiversità, dei processi ecologici. La vocazione dei parchi italiani è quella di essere laboratorio culturale, fatto di esperienze locali e di rinnovati orgogli territoriali, dove la presenza umana non rappresenta un ostacolo ma invece, ne costituisce il valore aggiunto. Per questo, bisogna rendere protagoniste le comunità locali, le forze sociali e le attività produttive a più alta qualità ambientale (agricoltura di qualità, turismo sostenibile,fattorie didattiche, beni culturali, saperi tradizionali) coinvolgendole in questo processo di valorizzazione, tutela e scoperta del territorio, nonché orientando la gestione delle aree protette verso obiettivi di sviluppo sostenibile. L’istituzione del Parco Nazionale rurale dell’Alta Murgia  rappresenta per il nostro territorio una grande occasione di sviluppo economico e sociale. I protagonisti di questo sviluppo devono essere da un lato gli agricoltori, ai quali spetta il compito di salvaguardare l’ecosistema rurale e le colture tipiche della nostra zona, dall’altro le comunità locali, (Comuni e Comunità montane) le quali hanno il compito di mettere in atto politiche e sinergie capaci di fare ed essere sistema. Oggi, le aree protette in vivono un momento di difficoltà per la scarsità delle risorse che hanno a disposizione ma anche per l’incapacità dei territori di considerare le aree protette come fattori di sviluppo e di crescita non solo economica ma soprattutto ambientale e sociale. Per quanto riguarda il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, solo pochi giorni fa si è chiusa la vicenda del commissariamento con l’indicazione del nuovo presidente, l’auspicio e che i nuovi organi direttivi siano in grado di costruire una cultura del Parco facendosi portavoce dell’identità di questo territorio a tutti i livelli.   2.e Energia L’energia è oggi uno dei problemi primari per tutto il nostro Paese. La bocciatura referendaria al piano energetico del Governo di ritorno al nucleare, dimostra l’assenza di una politica energetica nazionale e di investimenti per sostenere una vera efficienza energetica degli impianti civili ed industriali. Peraltro molto farraginosa e confusa è anche la strategia di finanziamento delle rinnovabili per i quali oggi vige un 4^ Conto Energia che tante difficoltà ha creato agli operatori del settore. Siamo ormai giunti ad una situazione di collasso da cui potremmo uscire solo attraverso scelte di politica energetica forti e decise capaci di intervenire sul modello di sviluppo economico. In questo processo le comunità locali possono, ed anzi devono, mettere a punto politiche energetiche virtuose puntando sull’utilizzo delle rinnovabili, in primis il fotovoltaico ed il solare termico, la geotermia ,quindi incentivare le politiche di risparmio ed efficienza energetica. In questa prospettiva importante è stata l’adesione del Comune di Corato al Patto dei Sindaci, l’organismo europeo che impegna le amministrazioni comunali a raggiungere, attraverso l’avvio di politiche virtuose gli obiettivi previsti europei del 20-20-20 (20% di produzione energetica da fonti rinnovabili, 20% di risparmio energetico, 20% di riduzione di gas serra). L’auspicio e che si avvii un meccanismo virtuoso tale da rendere la nostra città all’avanguardia anche su questo fronte.   2.f Rifiuti Sui rifiuti, in questi anni si sono fatti alcuni timidi passi in avanti, senza che però si sia creata una vera svolta. È chiaro che i Comuni non possono agire autonomamente in tema di gestione dei rifiuti. L’esperienza dei Comuni Ricicloni (che da 4 anni ha anche l’edizione pugliese)  dimostra che i Comuni, se vogliono,  possono raggiungere ottimi risultati: basti pensare al piccolo comune di Monteparano (Ta) che ha raggiunto in questi anni percentuali oltre il 70% di RD, o all’ ATO BR2 che ha attivato, per i nove comuni che la costituiscono, un servizio di raccolta in grado di garantire percentuali di oltre il 60%. Questi risultati si possono raggiungere se si attuano almeno tre azioni: a) Riorganizzazione del modello di raccolta puntando sulla raccolta differenziata spinta, su tuta la città magari partendo con vari step per i diversi quartieri della città (come hanno fatto a Salerno che in due hanno ha raggiunto il 70% di RD);  b) Emissione dell’ordinanza sulla RD, multando chi non fa esattamente la differenziata; c) realizzazione del passaggio dalla Tassa (TARSU) alla Tariffa (TIA) legata alla produzione dei rifiuti. In cantiere c’è una novità, che si spera possa dare dei contributi utili: la nascita di un nuovo soggetto pubblico privato che dovrebbe gestire il servizio di raccolta al livello di 4 Comuni (Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Corato), riuscendo così a garantire performance migliori e si spera anche una riduzione dei costi a carico dei contribuenti.   3. Legambiente: Partecipazione e Comunicazione. Non ci può essere cittadinanza se non c’è partecipazione. Con questa convinzione abbiamo incentrato tutto il nostro agire associativo nella necessità di stimolare, coinvolgere ed appunto far partecipare sempre di più le realtà associative e sociali della nostra città. Per questo nelle campagne che in questi anni abbiamo organizzato ci siamo sempre aperti alle varie realtà associative, sociali che operano sul nostro territorio.  Siamo convinti che lo scambio, il dialogo la partecipazione condivisa siano elementi centrali dell’azione associativa. Del resto, parlare di ambiente non ha senso se non si parte dalla condivisione di alcuni valori fondamentali. L’abbiamo fatto in numerose occasioni dalle ultime due edizione di Puliamo il Mondo, alle due edizioni di Parchi Puliti, sino alle iniziative organizzate con la Società Missioni Africane, ed alle varie attività che abbiamo cercato sempre di condividere con tutti. Accanto a questo, c’è stato un forte impegno sotto i profilo della comunicazione  non solo con la presenza del sito internet del circolo,  ora con i profili Facebook e Twitter, ma soprattutto con l’attività di comunicazione. Infatti, da ottobre 2006 ad oggi sono stati redatti oltre 60 comunicati stampa, in pratica più di un comunicato al mese, su tutti i temi che hanno riguardato le nostre attività e le problematiche che abbiamo affrontato in questi anni e che hanno interessato le questioni più disparate.   4. Rapporto con le Istituzioni Per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni locali, se da un lato riusciamo a collaborare su alcune iniziative (vedi Puliamo il Mondo), dall’altro dobbiamo sottolineare i silenzi sulle varie denunce di abusi (vedi,per esempio, le denunce relativi allo stato dei cipressi lungo il viale del cimitero). E’ accaduto poi che alcune nostre proposte (vedi la nostra pubblica indicazione di Giuliana Loiodice per la direzione artistica del Teatro Comunale) sono state fatte proprie dall’Amministrazione comunale senza che ci sia stata, in qualche modo, riconosciuta la paternità dell’idea. Peraltro,  anche i  vari strumenti di partecipazione democratica, istituiti dal Comune, come  la Consulta della  Cultura, presentano  grandi limiti: ritardo  nelle convocazioni ed una pianificazione delle attività culturali in ricerca costante di organicità e coesione. Per non parlare della Consulta ambientale, di cui tuttora ignoriamo i motivi della mancata istituzione.   5. L’ambientalismo sociale L’ambientalismo deve conquistare l'agenda della politica. E’ una sfida più ambiziosa e difficile di quelle che abbiamo conosciuto in passato. Ma se l’ambientalismo non vuol diventare velleitario, dobbiamo trasformare la convinzione razionale della necessità di un futuro sostenibile nella desiderabilità individuale e sociale della visione ambientalista. E’ questo il compito, l’obiettivo con cui si deve misurare Legambiente nei prossimi anni. La seconda sfida dell’ambientalismo è antropologica e culturale. L’ambientalismo non può eludere i grandi problemi dell’era contemporanea, a partire dal peso sociale che ha oggi assunto la scienza anche per i suoi intrecci con le dimensioni dell’etica, ed insieme deve saper cogliere i cambiamenti antropologici che si stanno diffondendo per dare una risposta adeguata alla crisi di fiducia, alle nuove paure, ai bisogni immateriali, nella difesa dei beni comuni, come ad esempio: uso sostenibile del suolo, energia, aria, acqua, biodiversità, sono tutti beni ambientali che devono essere regolati con rigore e nella consapevolezza che sono beni esauribili e fragili. Nel nostro piccolo abbiamo dato voce, a culture ed esperienze di pace e di sviluppo sostenibile attraverso gli  incontri con i missionari della SMA (Società Missioni Africane) e  con le esperienze vive e concrete di Padre Mauro Armanino, Padre Gianpiero Rulfi, Padre Vito Girotto e Padre Gigi Maccalli. Sensibilizzando sulle questioni del sud del mondo, ma anche su cosa si può fare con piccoli gesti nei confronti dell’ambiente, dell’uomo, della sua storia personale e di uno sviluppo sostenibile, siamo stati una cassa di risonanza piccola, ma allo stesso tempo constante, convinti che se si vuole costruire la pace bisogna coniugarla con la dignità umana e con il rispetto delle differenze. Inoltre, con i numerosi banchetti fatti ci siamo avvicinati ai cittadini, abbiamo dialogato e ci siamo confrontati, attivando così una partecipazione dal basso, dando occasione a molti concittadini di manifestare le proprie opinioni.   6. Legambiente ed il suo futuro. L’impegno dei prossimi anni deve essere quello di aprire le porte della nostra associazione che sempre di più deve diventare inclusiva, deve cioè essere in grado di rappresentare le diversità e le esigenze dei nostri cittadini. L’esperienza referendaria ha dimostrato che esiste la voglia di partecipazione da parte dei giovani e più in generale dei cittadini. Dobbiamo aprirci e costruire insieme una nuova stagione per la nostra città. È importante in questa fase di passaggio, recuperare dal passato le esperienze e le energie migliori, e riuscire a guardare ai prossimi impegni con fiducia e sempre con la voglia di essere protagonisti. Con questo atteggiamento vogliamo e dobbiamo cogliere le istanze, le passioni e la voglia di cambiamento di questo territorio, informando sempre il nostro impegno ai valori ormai storici di Legambiente, per cercare di costruire un mondo sostenibile attraverso il sostegno e la partecipazione di tutti, ed elaborare una visione ambientalista che sappia davvero essere proiettata verso il futuro.     Per approfondimenti: BARBER B.R., Guerra santa contro Mcmondo. Neoliberismo e fondamentalismo si spartiscono il pianeta, Nuova Pratiche Editrice, Milano 1998. BAUMAN Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari 1999. DERRICOTT R., Citizenship for the 21st century: an international perspective on education;Routledge, London 1998.   www.legambientecorato.it   www.legambientepuglia.it   www.legambiente.it   Se vuoi leggere il comunicato del congresso apri il seguente link: http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/591-giuseppe-de-leo-nuovo-presidente    

Un banchetto per valorizzare la nostra citta

 

Un banchetto per valorizzare la nostra città

Il circolo sarà presente su Via Duomo     Questa sera 14 luglio dalle ore 19,30 fino alle 22, 00 il nostro circolo sarà presente su Via Duomo per sensibilizzare la cittadinanza su una serie di questioni locali. Lo scopo primario è per interloquire con la cittadinanza sulle varie tematiche ambientali cittadine. Sarà possibile ricevere una serie di informazioni pratiche ed operative sulle maggiori questioni ambientali : sul risparmio energetico e su varie tematiche. Nonostante il periodo estivo il nostro circolo è aperto alle maggiori questioni che caratterizzano il nostro territorio. Vi aspettiamo!

La nostra Posizione senza equivoci e reticenze

La nostra Posizione senza equivoci e reticenze  

  Nei giorni scorsi è tornato alla ribalta il tema delle piste ciclabili, a seguito della mozione promossa in Consiglio Comunale dalle opposizioni e respinta dalla maggioranza. Riteniamo opportuno offrire uno strumento di discussione, al fine di ribadire in modo chiaro la nostra posizione, condividendo anche alcune delle migliori esperienze europee ed italiane. La prima precisazione da fare è che l’utilità delle piste ciclabili è indiscutibile. Del resto, il 73% dei cittadini europei ritiene giusto ed opportuno riservare alla bicicletta un trattamento preferenziale rispetto all’automobile. Fissato preliminarmente questo punto, la questione si sposta sul capire come si fanno le piste ciclabili. Innanzitutto, il primo aspetto da considerare, nel momento in cui si procede con un intervento di questo genere, è il coinvolgimento dei cittadini. Sotto questo profilo, è indubbio che la realizzazione delle piste a Corato è nata con un vizio per così dire genetico. Infatti l’Amministrazione ha deciso unilateralmente di procedere con la realizzazione delle piste ciclabili senza avviare nessun tipo di consultazione e confronto con la città su un tema assolutamente prioritario e che incide direttamente sugli stili di vita dei cittadini. A tale intervento sono seguite, a nostro modo di vedere, delle reazioni scomposte, proposte piuttosto discutibili, sostenute da una discussione sterile e incapace di affrontare correttamente la questione. E’ necessario avviare un dibattito serio, partendo dall’analisi dei benefici legati all’uso della bicicletta: • il beneficio economico (conseguente alla diminuzione della quota di bilancio delle famiglie dedicata all'automobile, riduzione delle ore perse negli ingorghi, riduzione dei costi della salute grazie ad un’attività fisica regolare ecc.); • il beneficio politico (dovuto alla riduzione della dipendenza energetica, risparmio di risorse non rinnovabili ecc.); • il beneficio sociale (democratizzazione della mobilità, maggiore autonomia e accessibilità di tutte le attrezzature sia per i giovani che per gli anziani); • il beneficio ecologico (determinante sia effetti locali a breve termine, sia effetti globali a lungo termine). Queste prime considerazioni sono utili per comprendere il livello di complessità che insiste sul tema della mobilità ciclistica, una complessità che necessità di un governo e di una corretta pianificazione. Per questo riteniamo opportuno e necessario che si cominci finalmente a parlare di PUT e di PUG, strumenti quest’ultimi senza dei quali ogni iniziava rischia di essere parziale e poco efficace. Solo inserendo le piste ciclabili in un piano della mobilità organico, che tenga conto per esempio dei percorsi casa-scuola per gli studenti, dei percorsi casa-lavoro per la zona industriale o per i dipendenti pubblici (e si potrebbe continuare), si può davvero incentivare l’utilizzo della bicicletta; in caso contrario, si rischia di fare interventi di facciata che non portano nessun miglioramento sotto il profilo della mobilità, creando solo oggettivi disagi. Fondamentale ci appare anche il confronto con i commercianti. A questo proposito, suggeriamo la lettura di uno studio realizzato in Germania, presso la città di Munster, che affronta proprio il tema del rapporto tra mobilità ciclistica ed attività commerciali, sconfessando nei fatti l’equazione «vitalità delle imprese commerciali = accesso in automobile». L’analisi ha preso come riferimento le abitudini dei clienti di tre supermercati o minimarket il cui assortimento è sufficiente per effettuare una «grande spesa» una volta alla settimana o una volta ogni 15 giorni e di un grande magazzino a reparti multipli (vestiti, boutique, articoli di lusso ecc.). I risultati hanno dimostrato che:   • gli automobilisti non sono migliori clienti dei ciclisti, dei pedoni o degli utenti dei trasporti pubblici. I ciclisti acquistano quantità minori per visita e si recano quindi più regolarmente al negozio (11 volte al mese in media contro sette volte in media per gli automobilisti) e sono quindi esposti più spesso alla tentazione di acquisti di beni e di servizi. • Nella zona commerciale della città gli automobilisti sono minoritari (25% - 40% della clientela a seconda che sia durante la settimana o il sabato). • Appena il 25% degli automobilisti esce da un negozio con due o più sacchetti di spesa (il 17% i ciclisti). Lo studio evidenzia chiaramente come non è assolutamente dannoso procedere con la realizzazione delle piste ciclabili, per cui anche le posizioni espresse dai commerciati per fermare in qualche modo questa sperimentazioni appaiono inopportune. Diverso è il problema dello scarico e carico delle merci che ovviamente va affrontato, ma tuttavia questo non può e non deve tradursi in una opposizione pregiudiziale alle piste ciclabili, bensì deve diventare la leva per chiedere di concertare gli interventi proprio per governali e pianificarli nel rispetto dei bisogni di ciascuno. Tutto questo conferma ancora una volta che, prima di procedere con la realizzazione delle piste nella nostra città, bisognava avviare una seria fase di concertazione con i settori produttivi ed economici della città al fine di pianificare scelte coerenti con gli obiettivi di riduzione del traffico e sviluppo della mobilità ciclabile, nell’ottica in definitiva di fare scelte con qualcuno, più che contro qualcuno. Una corretta pianificazione, sarebbe partita per esempio dagli incentivi sull’acquisto delle biciclette, dall’organizzazione di iniziative finalizzate ad invogliare studenti e lavoratori a prendere la bici, aumentare le Zone a Traffico Limitato (ZTL), rendendo così più difficoltoso l’utilizzo dell’auto privata, in pratica creare le condizioni per far sì che nascesse il bisogno della bicicletta. A questo proposito, importante è l’esperienza della città di Ferrara che, nonostante le sue 100.000 biciclette su 133.000 abitanti e con il 30% degli spostamenti che avviene in bicicletta, continua però i suoi sforzi per mantenere e addirittura aumentare l'uso della bicicletta e ridurre quello dell'automobile. Per raggiungere gli obiettivi fissati, sono stati attivati molteplici strumenti, a partire dalla politica delle ZTL con il centro di 5ha a zona pedonale,ma accessibile ai ciclisti ed un’area di altri 50ha aperta al traffico automobilistico, ma con molteplici restrizioni. Importanti sono anche gli interventi sui grandi assi di circolazione e il numero di zone residenziali dove ciclisti e pedoni hanno la precedenza sul traffico automobilistico. Abbiamo riportato l’esperienza di Ferrara, che rappresenta certamente un modello da seguire, per evidenziare come la strada verso la costruzione di una mobilità sostenibile sia lunga e richieda un impegno costante e continuo, che coinvolge interamente i vari aspetti della città. Per raggiungere questi obiettivi, altro strumento importante è l’avvio di una vera campagna di comunicazione sull’uso della bicicletta: prendere la decisione politica di ridurre lo spazio destinato all'automobile (sia per il traffico sia per i parcheggi) per creare sistemazioni ciclabili richiede un certo tatto, spiegazioni alla popolazione e una realizzazione graduale. Solo attraverso una comunicazione continua, incessante e mirata accompagna da altri interventi è possibile ottenere risultati soddisfacenti, in caso contrario si resta solo nella logica di iniziative pubblicitarie. In fine, l’ultimo aspetto da considerare per una corretta ed efficace pianificazione è quello legato ai costi. Il costo degli investimenti può essere molto variabile. La realizzazione di strutture per la mobilità ciclistica è infinitamente meno costosa di quella destinata agli altri mezzi di trasporto. Inoltre, in numerose esperienze, si è potuto constatare che i già bassi costi della bicicletta sono ulteriormente ridotti se si pensa ai ciclisti fin dalla fase di progettazione delle sistemazioni o di modifiche della rete stradale. Le sistemazioni onerose sono rare (sono soprattutto le piste ciclabili e i semafori a comandi speciali). Il costo degli altri aspetti di una politica ciclistica (soprattutto educazione e informazione) può anche essere molto variabile a seconda dei metodi seguiti. Ad esempio, nello Stato dell'Oregon (Stati Uniti) e in altri Stati e città, una legislazione impone alle città di dedicare alla bicicletta almeno l'1% delle sovvenzioni statali per la viabilità. Questa percentuale minima delle spese permette già di rispondere ad un buon numero di necessità, tenuto conto del prezzo molto moderato della maggior parte delle sistemazioni specificamente destinate ai ciclisti. Un'altra base possibile di calcolo è l'analisi dei bilanci reali approvati da diverse città tedesche: l'ordine di grandezza del bilancio globale necessario può essere calcolato sulla base di 5 € per abitante, all'anno e per 5-7 anni (a seconda delle dimensioni della città), per varare una politica globale pro bicicletta (rete, informazione, promozione). Anche quest’ultimo elemento dimostra che un approccio pragmatico necessita di un’organizzazione e di una politica favorevoli alla bicicletta, implicando la collaborazione tra molti settori, dell'amministrazione (urbanistica, lavori pubblici, trasporti pubblici, operatori della conoscenza e della comunicazione, polizia) e, idealmente, la collaborazione del settore privato (commercianti, imprese, ciclisti) e sociale (associazioni e gruppi). In conclusione, quindi, nonostante le criticità espresse, certamente l’intervento realizzato dall’Amministrazione, seppur improvvido, ha avuto il merito, di avviare una discussione su questo tema e di incentivare, seppur in modo limitato e sconclusionato, l’utilizzo della bicicletta. Noi, sin dall’inizio, abbiamo assunto una posizione critica, abbiamo fatto alcuni incontri per cercare di invitare i cittadini ad esprimersi. Abbiamo provato a ricomporre le posizioni contrarie che si sono subito sollevate, organizzando anche una serie di incontri presso la nostra sede http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/523-piste-ciclabili--a-che-punto-e%E2%80%99-la-sperimentazione, consapevoli che, se da un lato le piste vanno costruite e difese, dall’altro bisogna chiederne la radicale rivisitazione al fine di renderle davvero funzionali alle esigenze dei cittadini e non limitate ad essere utilizzate per la passeggiata domenicale. Inoltre in tempi non sospetti prima dell’attività dell’amministrazione comunale avevamo proposto un sondaggio sul nostro sito http://www.legambientecorato.it/Sondaggio/risultati.asp?id=7. Inoltre, sul sito già da oltre sei anni fa avevamo parlato dell’uso consapevole della bicicletta http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/138-andare-in-bicicletta--istruzioni-per-l%E2%80%99uso, nonché anche dal seguente articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno e di alcune lettere degli studenti della scuola Media di Secondo grado Giovanni XXIII che nel 2007 richiedevano tra l’altro le piste ciclabili: http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/196-lettere-al-sindaco-di-corato e http://www.legambientecorato.it/index.php/notizie/174-rassegna-stampa-della-gazzetta-del-mezzogiorno . Ora, anche in risposta alla proposta delle opposizioni di chiedere l’abolizione delle piste ciclabili ed alla maggioranza che le ha difese, chiediamo di superare questa sterile discussione, cercando invece di concentrarsi su una  nuova idea di mobilità per Corato, sugli strumenti da adoperare e sugli investimenti si vogliono mettere in campo. Sono queste le questioni di cui si deve discutere e non certamente di posizioni strumentali che dimostrano una certa miopia nell’affrontare il tema della mobilità, che richiede una capacità di governace matura e responsabile, che non si limita a prese di posizione “pubblicitarie”, improduttive ed utili solo alla visibilità, davvero di basso profilo, di qualcuno.       Per aiutare i nostri interlocutori ad una conoscenza culturale e non ideologica  sul tema vi  giriamo una ricca documentazione:   Siti Internet:   1. Buona prassi in materia di gestione urbana e di sviluppo sostenibile: http://Europa.eu.int/comm/urban 2. Trasporti locali: www.eltis.org 3. La Federazione europea dei ciclisti propone anche un sito Internet: www.dcf.dk/ecf/   Riviste e pubblicazioni La European Cyclist Federation (ECF) pubblica un foglio di informazione, «European Cyclist»su prese di posizione e riassunti di studi «Bicycle Research Report» (cfr. indirizzo più avanti).   Opere di riferimento 1. «Best Practice to Promote Cycling and Walking», 1998 (310 pagg.) 2. Adonis (Analysis and Development Of New Insight into Substitution of short car trips by cycling and walking), progetto di ricerca del programma RST Trasporti dell'UE. Danish Road Directorate, 3. «Sign up for the bike», 1993-1996 Manuale per la progettazione di infrastrutture ciclabili (320 pagg.) 4. «National Cycling Strategy», 1996 Motivazioni e contenuti di una politica di promozione della bicicletta Department of Transport, DITM Division, 5. «The National Cycle Network — Guidelines and Practical Details», 1997 (180 pagg.) 6. «Aménagement d’espaces réservés aux cyclistes et aux cyclomotoristes» (16 pagg.) Département fédéral de justice et de police Bureau suisse de prévention des accidents 7. «Empfehlungen für Radverkehrsanlagen», 1995 (90 pagg.) 8. Ministero federale tedesco dei Trasporti FGSV Verlag Konrad-Adenauer.

Sacchetti biodegradabili

 

Sacchetti biodegradabili.

Attenzione alla pubblicita' ingannevole!    

Il 4 febbraio 2010 Legambiente aveva segnalato all’Autorità che sul mercato nazionale si stavano diffondendo dei sacchetti in plastica tradizionale che grazie all’aggiunta di un additivo chimico, l’ECM Masterbatch Pellet, venivano presentati dall’azienda Italcom come biodegradabili e compostabili in modo generico e del tutto ingannevole, inducendo in errore i Comuni italiani, gli esercizi commerciali e le catene della Grande distribuzione organizzata alle prese con l’entrata in vigore del bando degli shopper tradizionali previsto dalla legge finanziaria 2007 e avvenuto l'1 gennaio 2011.Nei giorni scorsi, l’Autorità ha definito ingannevole la pubblicità di Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik, ne ha vietato l’ulteriore diffusione e ha previsto anche multe di 40mila euro per la prima azienda e 20mila per le altre due.“Finalmente è stata fatta chiarezza e siamo molto soddisfatti dell’esito di questo pronunciamento, sicuramente innovativo per il nostro Paese - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Continueremo a vigilare per evitare che la nuova stagione di grande innovazione inaugurata con il bando ai sacchetti di plastica tradizionale usa e getta possa permettere ai furbi di fare affari ai danni dell’ambiente, ingannando le amministrazioni e le aziende che vogliono invece adeguarsi alla normativa vigente”.L'attenzione di Legambiente al problema rimane alta e per far sì che la situazione sia il più possibile monitorata chiede l'impegno di noi tutti: produttori, commercianti e consumatori.Ha così aperto un blog perché sia possibile scambiare informazioni e impressioni su cosa sta accadendo in tutta Italia, non solo nei supermercati, ma anche e soprattutto nei negozi sotto casa, nei mercati in piazza. Tutti possono scrivere e commentare liberamente su: http://viviconstileorg.blogspot.com/   SACCHETICO cea, Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, e Novamont, azienda italiana leader nel settore delle bioplastiche, hanno siglato una partnership per diffondere i prodotti in Mater-Bi® tra i produttori biologici.Sacchetico® rappresenta un ulteriore strumento per produttori agricoli ed operatori dei negozi specializzati, già molto attenti ed attivi nella sostenibilità ambientale, per sensibilizzare i clienti a nuovi comportamenti ecosostenibili ed ecocompatibili attraverso la distribuzione di sacchetti biodegradabili e compostabili, che possono essere riutilizzati per la raccolta differenziata dell’organico e riducono l’impatto ambientale.Sacchetico è un articolo promozionale, che sarà messo in commercio grazie al contributo di Icea e Novamont, con uno sconto del 45% sul prezzo di listino.Nei giorni scorsi Novamont ha inoltre attivato il numero verde 800 933394 per tutte le richieste inerenti i nuovi shopper biodegradabili.Una soluzione, ideata in collaborazione con Sisifo Italia, per rispondere tempestivamente ed esaustivamente a tutte le domande di tipo tecnico, commerciale o semplicemente informativo relative ai nuovi sacchetti biodegradabili in commercio.Il servizio, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18, consentirà quindi di soddisfare tutte le numerose richieste provenienti da privati ed aziende, soprattutto dopo la messa al bando dal 1 gennaio 2011 dei tradizionali sacchetti di plastica.    

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