Corato ed il nuovo Piano Urbanistico Generale
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- Pubblicato Lunedì, 04 Giugno 2007 00:00
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Fonti: - Relazioni contenute nel “Documento programmatico preliminare” redatto nel 2002 dal Dipartimento di Architettura e Urbanistica - PRG vigente adottato con Del. C.C. n.5/31.03.1976 e approvato con Del.G.R. n.5637 del 01.10.1979 - documento regionale di assetto generale (drag) indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione dei piani urbanistici generali (pug) del 9-11-06 - Piano urbanistico territoriale tematico per il Paesaggio (Putt/P) della Regione Puglia, vigente dall’11 gennaio 2001 - D.P.P. del dicembre 2006 redatto dal prof. G. Fuzio 1. - Cenni storici ed urbanistici della citta Corato inizia la sua storia, prima dell’anno mille, nella forma di un casale. Intorno alla prima metà dell’anno 1000. Il nuovo signore di Corato, piuttosto che fondare e quindi costruire ex-novo la città, la riorganizza, tendendo a conferire una nuova struttura “a castello” allo spazio costruito esistente. Ne risulta la creazione di un centro fortificato costituito da edifici organizzati in lunghi isolati a schiera, inizialmente piuttosto radi, ma destinati ad infittirsi nelle epoche successive. La cinta muraria era costituita da quattro torri angolari con altrettante porte di accesso, e dal castello, che alcuni storici locali (Fiore, 1984) individuano nella zona di Piazza Sedile, all’incirca nel luogo occupato oggi dal Palazzo Gioia e dal palazzo della ex Pretura. A questo stesso periodo si fa risalire la fondazione della Chiesa di Santa Maria Maggiore (Chiesa Matrice), la quale però, a causa dei notevoli rimaneggiamenti non conserva di quest’epoca nessuna traccia. Nel corso del XIV secolo, a causa dell’incremento demografico, si ha un’espansione ad ovest della città, al di là della cinta muraria con la creazione del quartiere Santa Rita. È interessante notare, oltre la città compatta, la presenza di edifici religiosi isolati, attorno a cui si concentreranno le successive espansioni della città, come per esempio la chiesa e il convento di San Cataldo (attuali chiesa dell’Incoronata e palazzo del Municipio). Il processo di ampliamento oltre le mura ha inizio a partire del XVII secolo, con la costruzione della chiesa di San Giuseppe e delle piazze antistanti (le attuali piazze Bolivar e Plebiscito). Nello stesso secolo, la costruzione di palazzo Capano ad est della città avvia il delinearsi dell’anello circolare dello stradone, completato poi nelle epoche successive con la costruzione di importanti palazzi nobiliari, che si configura come un estramurale al di là delle antiche mura delle quali rimane oggi la torre Gisotti. Nei primi decenni del 1600 l’espansione si spinge anche oltre lo stradone e iniziano a prendere una forma definitiva le prime grandi piazze moderne: quella antistante la chiesa di san Giuseppe, la già citata piazza Plebiscito e la piazza Fanfulla, oggi piazza Vittorio Emanuele. Nel corso del XVIII secolo inizia l’espansione della città anche verso sud-est, cioè dalla parte della chiesa di San Giuseppe, oltre la quale si costruiscono la chiesa e il convento dei Cappuccini e l’antistante piazza triangolare (l’attuale piazza Venezuela), mentre nel lato sud inizia a delinearsi la piazza Cimadomo (l’attuale piazza Indipendenza). Ma, nonostante questa graduale espansione a sud-ovest (espansione che raggiunge la chiesetta di San Vito fuori le mura, in questo e nel secolo successivo, le piazze che costituiscono il centro motore della vita cittadina sono ancora concentrate nella parte antica e sono essenzialmente due, piazza San Francesco (chiazz’a granne) e piazza Sedile (chiazze du Sègge). Dal Registro Platea del 1791 si rileva che le mura della città sono ancora parzialmente esistenti. Iniziati, però i lavori per selciare lo stradone, si mette mano all’abbattimento delle antiche mura, incominciando da Santa Maria Greca sino ad arrivare alla porta delle Monache. Nel 1868 il Comune di Corato, tra i primi ad avvalersi della legge n° 2359 del 1865, si dota di un primo regolamento edilizio, assegnando all’ing. Rosalba l’incarico di redigere un piano per il riassetto e l’ampliamento della città. Dalla pianta quotata del 1868, realizzata per la redazione del piano Regolatore, è possibile leggere l’impianto della città orami ben delineato: il cuore della città vecchia con le costruzioni più antiche, è racchiuso dall’ampio anello dello stradone, sul quale si affacciano gli edifici sette-ottocenteschi più importanti; a sud-est e nord-ovest a si aprono le due grandi piazze, piazza Plebiscito e piazza Vittorio Emanuele, attorno alle quali si rilevano i primi ampliamenti “extra-moenia”. Il Piano dell’ing. Rosalba, il primo realizzato in Puglia, prevede un grande anello viario più esterno in forma decagonale (l’attuale estramurale), con gli spigoli che si allargano a formare piazze o svincoli-nodo tra le strade urbane e quelle di collegamento col territorio e i comuni limitrofi. L’operazione del disegno di questo piano, operazione che impone alla città un disegno ideale e astratto, disgiunto dalla identità contadina della città, costituisce le basi per la progressiva affermazione di una forte identità urbana, che radicandosi nell’immaginario collettivo vede in questa forma un elemento strutturante di particolare rilevanza. Piano Rosalba 1868 Una volta definitosi l’ampliamento della città con le nuove costruzioni oltre lo stradone, si delinea la necessità, sul finire dell’Ottocento, di praticare un taglio all’interno del nucleo antico per permettere una migliore circolazione e un migliore collegamento fra i quartieri con l’attraversamento veloce di questa parte della città. Quella dello sventramento è una pratica abbastanza diffusa nell’Italia post-unitaria e a Corato impone sul nucleo antico, senza alcun rispetto del tessuto storico, la lunga ferita di via Duomo, che iniziata nel 1886 viene portata a termine negli anni 20 del Novecento. Questa operazione oltre a deturpare l’aspetto di alcuni edifici, ne snatura le modalità di fruizione, inserendo in un paesaggio prevalentemente pedonale la viabilità carrabile; e se da un lato allevia la pressione demografica, dall’altro innesca un graduale processo di abbandono e degrado. Nel 1922 Corato è soggetta a numerosi crolli causati da dissesti di natura idrogeologica soprattutto nel centro storico: ai crolli totali si aggiunge la demolizione forzata di edifici, alcuni di particolare valore storico-architettonico, parzialmente danneggiati (la Chiesa del Monte di Pietà, il Palazzo Nuovo ed altri edifici in piazza del Popolo, oggi piazza Di Vagno, e molti edifici del rione Abbazia). La sezione autonoma del Genio Civile affronta la situazione d’emergenza che si viene a creare, realizzando baracche per i senza tetto, costruendo pozzi assorbenti e gallerie emungenti e drenanti ed effettuando trivellazioni. Lungo l’estramurale e in alcune zone periferiche vengono costruiti agglomerati di baracche per le famiglie senzatetto. Uno di questi spazi occupati dalle baracche (ad est di via Gravina) sarà poi trasformato in parco attrezzato andandosi ad aggiungere al sistema degli spazi pubblici presenti nella città. Agli inizi del XX secolo arriva a Corato la Ferrovia Bari-Barletta, sostituita nel 1960 dalla nuova Ferrovia elettrificata Bari-Nord. Nello stesso periodo si sviluppa rapidamente la viabilità grazie alla costruzione di nuove strade e superstrade, tra cui la Strada Statale 98 destinata allo scorrimento veloce del traffico provinciale. Pianta del Nuovo Piano di ampliamento (1954) Nel 1954 l’Ufficio tecnico del Comune redige un nuovo piano di ampliamento (mai attuato) in cui è evidente il tentativo di modificare la forma ellittica della città. Contestualmente, nel tentativo di sbloccare la situazione di crescente degrado del centro antico, con l’approvazione di un apposito decreto ministeriale si dispone il trasferimento degli abitanti di questa parte della città in un nuovo quartiere (il Rione Belvedere) realizzato dalle UNRRACASAS in periferia, verso sud-est. PRG dell’ing. Zocca (anno 1957) Nel 1957 il Consiglio Comunale adotta il PRG, redatto dall’arch. Zocca. Particolarmente nefasto per le sorti del centro urbano si rivela l’art. 2 delle norme tecniche di attuazione di questo piano che consentono una altezza massima degli edifici pari a 28 m (ossia l’equivalente di sette piani) anche nella parte più antica. Alcuni palazzi storici, in modo particolare quelli prospicienti lo stradone vengono abbattuti e rimpiazzati da edifici moderni più alti. Dalla fine degli anni Sessanta la storia urbanistica di Corato è caratterizzata dalla figura dell’architetto Pane, e del suo aiutante l’architetto Civita, i quali redigono prima il programma di fabbricazione (approvato nel 1967), che prevede il piano di zona 167, realizzata a sud della città nei pressi della Statale 98 sull’antico tracciato della via Appia-Traiana, con un regolamento edilizio tuttora vigente, e poi il nuovo PRG (approvato dal Consiglio Comunale nel 1979). Il P.R.G. “Pane” attualmente vigente Con il nuovo piano regolatore, la città si adegua alle norme previste dal DM n. 1444/1968 individuando le zone omogenee e una dotazione di standard : - “Nucleo antico A”, due maglie, racchiuse nel primo anello viario, di superficie complessiva di 7,7 ettari circa; - “Zona completamente insediata B1”, di superficie complessiva di 80 ettari; - “Zona in via di completamento B2” per complessivi 81 ettari; - “Zona di espansione C”, articolata in C167 con superficie fondiaria 43 ettari ed “C” con superficie fondiaria di 34 ettari; - “Zona destinata a estensiva rada Cr”, con superficie territoriale di 291 ettari; - “Zona D-industriale”, articolata in maglie distinte in due tipi, “D- industriale” e “Di- ind.insalubri” con rispettivamente 125 e 41 ettari di superficie territoriale; - “Dc- attività commerciali ed artigianali”, con superficie territoriale di 17 ettari; - Zona per attrezzature “F”, di superficie complessiva pari a 6+108 ettari; a cui si aggiungono ha 7,50 per la zona Cimitereriale e 19,60 ha per la zona ospedaliera. - Zona produttiva agricola (E); Il centro antico viene delimitato in zona A, separando così le sue sorti dal resto della città storica-ottocentesca (la fascia compresa fra le due strade anulari), individuata come zona B, ossia area di completamento. Il blocco di qualsiasi possibilità di intervento nel centro storico più antico ne ha determinato il graduale abbandono e il conseguente degrado, mentre la parziale possibilità di intervento nella zona B se da un lato ha salvato quest’area dal seguire lo stesso destino della zona A, ha anche reso possibile lo stravolgimento del suo tessuto storico. Dalla metà del secolo scorso, grazie al dinamismo della classe imprenditoriale cittadina, si accentua lo sviluppo dell’industria, con la nascita di nuovi insediamenti, che vanno a rafforzare il settore dell’agroalimentare, cui si aggiungono aziende per la lavorazione dei marmi, e negli ultimi decenni piccole industrie metalmeccaniche, officine meccaniche e aziende operanti nel settore dell’abbigliamento. Questo forte impulso si tradurrà poi, nei decenni successivi, nella creazione spontanea di nuove zone industriali, anche al di fuori di quelle previste dal PRG: in modo particolare lo sviluppo si concentra a ridosso della Statale 98, grazie alla migliore accessibilità e visibilità di questa zona. Nel corso del secolo appena passato, la nascita di nuovi quartieri oltre il limite del secondo anello (in zona C, zona di espansione), disegnati da singoli piani di lottizzazione, assieme alla realizzazione di nuove piazze (piazza XXIV Maggio e piazza Salvo D’Acquisto), tradiscono l’idea unitaria e organica che sottintendeva il disegno creato alla fine dell’Ottocento dal piano Rosalba. Queste realizzazioni creano una situazione caotica estranea alle zone A e B e allo stesso tempo paradossalmente rafforzano quell’idea stessa, legando l’identità del cittadino non alla città nella sua interezza, ma proprio a quelle zone interne al perimetro dell’estramurale da cui tanto si discostano. 2. - Le nuove leggi Urbanistiche Negli ultimi anni si è registrato un processo di revisione sostanziale delle leggi urbanistiche in diverse regioni italiane. La Regione Puglia con la legge n.20/2001 sostituisce i PRG (Piani regolatori generali) con i PUG (i piani urbanistici generali). Il PUG si fonda una nuova coscienza delle risorse territoriali, su una maggiore partecipazione dei cittadini al governo del territorio, sulla necessità di una più efficace cooperazione tra i diversi livelli e soggetti istituzionali e su una concreta programmazione degli interventi. Tali Leggi Regionali si pongono pertanto lo scopo di attuare il governo del territorio secondo i seguenti principi: v "sostenibilità ambientale" La qualità ambientale è assunta come riferimento e obiettivo primario del governo del territorio, in modo da regolare il consumo delle risorse naturali a disposizione, assicurandone la ricostituzione. v "sussidiarietà" Principio per il quale sono attribuiti i compiti e le funzioni amministrative, all’autorità territorialmente e funzionalmente più vicina ai cittadini interessati; v "cooperazione - concertazione" Principio necessario a garantire alla pianificazione percorsi decisionali più semplici, rappresentativi e coerenti con l’insieme delle scelte territoriali, di specifica competenza di ciascun livello e soggetto istituzionale. v "efficacia" forme e modalità che favoriscano la fattibilità e la gestione delle previsioni pianificatorie; v “perequazione urbanistica” Principio che persegue l’equa distribuzione, tra i proprietari degli immobili interessati dagli interventi, dei diritti edificatori riconosciuti dalla pianificazione urbanistica e degli oneri derivanti dalla realizzazione delle dotazioni territoriali. Per la legge regionale 20/2001, propedeutico al PUG, è il Documento Programmatrico Preliminare (D.P.P.) che costituisce l’atto fondativo dello stesso PUG e che in base all’art.11 comma 1^ LR 20/’01 deve contenere gli obiettivi e i criteri di impostazione individuati con la partecipazione attiva della cittadinanza. Dunque, attraverso il DPP si individuano gli indirizzi e gli elementi strutturali su cui basare lo sviluppo e le politiche future della città. Il D.P.P deve essere caratterizzato da : - conoscenze - obiettivi - strategie La estrinsecazione di questi contenuti deve essere approfondita e giustificata, anche se aperta e suscettibile di modifiche ed approfondimenti attraverso un processo partecipativo che sostanzi la pianificazione dal basso. Adottato il D.P.P., la fase successiva consiste nella traduzione tecnica dei suoi contenuti attraverso la redazione del P.U.G.. Altro strumento di cui bisogna tener conto è il DRAG ( documento regionale di assetto generale) attraverso i suoi indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione dei PUG. 3. - Corato e il PUG La necessità da parte del Comune di Corato di dotarsi di un nuovo strumento urbanistico che sostituisse il vigente P.R.G., considerato ormai superato, ha portato nell’anno 2002 alla redazione di un primo D.P.P. a cura del Politecnico di Bari, mai adottato. Successivamente nel dicembre 2006, la giunta Comunale ha licenziato un nuovo D.P.P. redatto, questa volta dall’ing. Giovanni Fuzio. L’elaborazione di tale documento è avvenuta senza tener conto della fase preliminare della pianificazione partecipata che un documento di questo tipo inevitabilmente richiede come previsto dalla L.R. 20/2001. Perché la pianificazione partecipata è così importante? Essendo diventate le realtà urbane molto complesse, i nuovi strumenti di pianificazione urbanistica diversamente dai vecchi hanno bisogno del contributo di tutti gli attori e del supporto di quadri conoscitivi del territorio il più possibile condivisi. Gli strumenti di vecchia generazione (PRG) erano esclusivamente piani di espansione calati dall’alto basati su analisi quantitative finalizzate alla definizione del “fabbisogno”. La conoscenza, invece dovrebbe essere costruita, con la principale finalità di comprendere il territorio nei suoi elementi costitutivi, nelle sue caratteristiche identitarie, nei suoi valori e nelle sue problematicità. Una conoscenza dunque attenta agli aspetti qualitativi, oltre che a quelli quantitativi. In questa logica il pianificatore diventa una guida tecnica che traduce le esigenze della collettività. Sulla base di queste considerazioni, il nostro DPP non rispecchia la complessità della realtà urbana di Corato. Infatti, nei tre incontri organizzati dall’amministrazione comunale, successivi alla delibera con la quale si licenziava il DPP, uno rivolto alle categorie professionali (ingegneri, architetti, geometri, geologi, ecc..) uno aperto alle scuole e alle associazioni culturali, e uno per la cittadinanza, gli interventi sono stati unanimi nel non condividere l’approccio e i contenuti dello stesso. La partecipazione deve contemplare l’informazione attraverso forme partecipative ritenute idonee al coinvolgimento della comunità locale quali: “incontri tematici con le categorie socio-economiche (industria e artigianato, commercio, ristorazione e ricettività turistica agricoltura, ecc.) e professionali (ingegneri, architetti, geometri, geologi, agronomi, naturalisti, sociologi, psicologi ambientali, ecc), l’associazionismo (culturale, sociale, ambientale, ecc.), organizzazioni di laboratori presso scuole e luoghi della socialità, forum, sportelli del piano, incontri pubblici, altre forme di comunicazione adatte ai contesti locali”, così come indicato nel DRAG. Occorre, inoltre, un adeguato quadro conoscitivo, il più possibile condiviso, dello stato del territorio, dei vincoli derivanti da leggi e atti amministrativi, dei nessi di relazione che la stessa città ha stabilito nel tempo e che oggi ha con i territori circostanti e dei contenuti degli altri strumenti di pianificazione sovraordinati quali Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) promosso dai Comuni del Patto Territoriale per l’Occupazione Nord barese Ofantino, Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT), Piano di Assetto idrogeologico (PAI). Purtroppo questo non avviene attraverso la lettura del documento “DPP”- Fuzio che riporta solo un elenco di norme e di dati statistici ma che non dà il minimo contributo alla conoscenza del territorio e nulla dice circa gli obiettivi ed i criteri di impostazione del P.U.G.. Corato Aprile 2007 Ing Vincenzo Petrone - delegato Associazione Ingegneri Arch. Avella Franco - delegato Associazione Architetti Geol. Dino Balducci - delegato Associazione Geologi Geom. Leonardo Diaferia - delegato Associazione Geometri