Intervista a Padre Mauro

Intervista a Padre Mauro

Per parlare di un mondo di integrazione  

Mauro Armanino nasce nel 1952 a Casarza Ligure. Operaio metalmeccanico e delegato di reparto della FLM, a 24 anni come obiezione al servizio militare militare parte volontario e conosce la Società Missioni Africane, della quale oggi fa parte. Ordinato nell’84, padre Mauro è stato in Argentina, Israele, Costa d’Avorio, Liberia.   Ora vive la sua missione nel centro storico di Genova, tra i migranti, nelle case di accoglienza per rifugiati, nelle carceri, nelle comunità dove alcune ragazze provano a dimenticare la prostituzione.     Quando hai avuto la prima volta a che fare con gli scout?   Li avevo conosciuti in Africa, in Costa d'Avorio, dove erano un corpo sostanzialmente “paramilitare”. In Italia il contatto più diretto lo ebbi quando ero ancora studente di teologia: erano gli anni 80 e seguivo un gruppo scout.   Quale fu la tua prima impressione?   In quegli anni mi sembravano abbandonati. Stavano cercando di riorientarsi dopo la scossa degli anni 69-70, che aveva un po’ stravolto il mondo associativo e cristiano. Li vedevo alla ricerca di un’identità, però molto isolati in questo. Notavo anche l’importanza per loro della condivisione, oltre all’attenzione verso i più piccoli.   Cosa dovrebbe essere per te la proposta di fede?   L'educazione degli occhi, imparare a guardare il mondo con gli occhi di Dio, che sono gli occhi di Gesù Cristo. Gesù ha guardato il mondo dalla periferia, da fuori dalle mura, ha guardato il mondo dagli esclusi. Si è identificato con coloro che non avevano spazio, voce.   Oggi dov'è Dio?   Dicevo qualche settimana fa ai carcerati: Gesù Cristo è da tempo incarcerato. In quel tabernacolo dove noi l'abbiamo posto. Se ci fai caso c'è anche la chiave. Gesù aspetta che qualcuno lo liberi per potere uscire fuori. La tua domanda sta alla base della mia decisione di stare qui. Gesù attraversa e vive nella presenza migrante, nella presenza carceraria, in coloro che stanno soffrendo il tema della schiavitù nella tratta.     Quindi una presenza attiva all’interno della Chiesa…   Attiva e sfidante. L'istituzione sfida il carisma, e il carisma sfida l'istituzione. Dovreste tenere sempre aperta la finestra perché nella casa entri aria nuova. Per me, come diceva don Milani, “la Chiesa è madre”. Mi ha generato alla fede, mi ha offerto tutto questo patrimonio di incontro col mistero. E’ da lei che io vado quando ho necessità di riconciliazione. Nello stesso tempo ne sono responsabile. Un conto è ergersi a giudici dall'esterno, un altro conto è dall'interno essere nello Spirito. Se vogliamo vedere dei cambiamenti dobbiamo lasciarci attraversare dallo Spirito, e cioè da questo dinamismo, da questa esperienza del Vangelo che ci trasforma e diventa elemento destabilizzante all'interno dell'istituzione. Essere all'interno della Chiesa, significa anzi tutto obbedire alla parola di Dio e obbedire allo Spirito. Parafrasando Pietro, messo in carcere e invitato a tacere, è più importante obbedire a Dio piuttosto che agli agli uomini. Direi che questo valga anche all'interno della Chiesa. Con la consapevolezza che non sei tu la verità. Se poi ci saranno incomprensioni (che è quasi inevitabile), persecuzioni (succede anche questo), emarginazioni (succede anche questo)... beh! Penso che questo sia uno scotto da pagare in qualche modo.   Qual'è il ruolo di un cristiano nella società di oggi?   Questo mondo è idolatra. Abbiamo molti dèi: il dio potere, denaro, successo, il dio dell'apparenza. Il cristiano non può che essere un sovversivo, rispetto a questo tipo di realtà. Sovversivo inteso come spina nel fianco, profeticamente parlando, ogni qual volta gli idoli richiedono dei sacrifici. Questo sistema ha la pretesa di essere dio. Com'è stato possibile che molti cristiani che vanno in chiesa sono sostanzialmente razzisti? Magari non è un razzismo formulato, ma lo è: inteso come incapacità di rapportarsi con l'alterità, con l'altro. E’ assurdo che abbiamo generato un cristianesimo compromesso con il potere, incapace di offrire un alternativa lucida e critica a questa società, incapace di dare un nome a questi idoli, ma anzi addirittura convivente con questi idoli. Anche le ultime vicende del piccolo mondo politico italiano, in tutto il loro squallore, fanno evidenziare questo tipo di situazioni. Siamo alla menzogna pura, celebrata e spettacolarizzata. Dovremmo essere talmente lucidi e profetici da essere una sistematica spina nel fianco di questo sistema…   In questo senso cosa credi debba essere oggi la scelta politica...   La scelta di mettere al centro coloro che sono emarginati. In questo clima di privatizzazioni e di vite spese inutilmente è possibile ridare il senso del bene comune,  con un'educazione alla responsabilità. Non è facile, considero molto importante in questo ambito la formazione. Fare si che si riprenda a pensare. Non prendere la realtà come un dato scontato, educarci a un atteggiamento seriamente critico. Senza barricarsi dietro il nostro punto di vista. Quando ci siamo incontrati, a giugno, con un gruppo di scout, abbiamo visto un documentario che racconta un po' le vicende dei migranti. Molte dei ragazzi e ragazze che erano lì, sono rimasti stupiti. Non erano affatto a conoscenza di queste cose, dicevano: "Ma è vero che l'Italia fa queste cose?". Ciò che è invisibile e sopportabile, può diventare insopportabile una volta reso visibile. Nei suoi diari, per citare un personaggio abusato e non simpatico a molti, Che Guevara diceva a suo figlio: “Vorrei che tu ti sapessi sempre indignare per tutte le ingiustizie che incontrerai". Mi pare molto bello questo. Da una comune indignazione nasce un comune coinvolgimento. Spendendoci in prima persona.   Come credi che vada affrontato il servizio?   Il tipo di servizio che facciamo dovrebbe trasformarci. Se non ci trasforma vuol dire che è giusto un palliativo, che spesso non fa che mantenere tranquilla la nostra coscienza. Il servizio non può non toccare il nostro stile di vita. Alcune condizioni dovrebbero toccare il modo con cui gestiamo il tempo, gestiamo i soldi, facciamo delle scelte all'università o nelle amicizie. Poi ci sono atteggiamenti interiori ed esteriori. L'umiltà: non sentirsi salvatori di nessuno, aver la consapevolezza che il nostro servire è un privilegio. La conoscenza il più possibile seria della realtà in cui si andrà ad operare, la continuità. Poi bisognerebbe smetterla fare servizio “dall’alto”, in modo paternalista, aristocratico. I poveri andrebbero rimessi al centro, dargli la voce e il giusto spazio. Facciamoci una domanda: “Quale spazio c’è, per i migranti, nelle nostre comunità?”   Come renderci presenti negli ambiti che hai citato?   Nell'ambiente carcerario, i contatti possibili sono con le associazioni che lavorano al loro interno. Sant'Egidio, la Compagnia della Misericordia, gli Amici di Zaccheo. Nell’ambito dei migranti, quì in via delle Vigne c'è il Centro delle Culture, poi c'è l'Auxilium, presso cui io sono volontario al Centro Accoglienza Extracomunitari in Di Negro.   Per finire…   Oserei riprendere come metafora anche per voi quello che Paulo Freire diceva parlando dei maestri e degli educatori: “Quando stai andando a scuola interrogati su di te, e se pensi ancora di trasformare il mondo. Perché se così non fosse torna a casa: non avresti niente da dire ai tuoi ragazzi.” Trasformare la società è la nostra vocazione. Per dirla con Tonino Bello: “Non dobbiamo essere i notai dello status quo, ma i profeti dell' aurora”. In questo senso dovreste sempre tenere a mente un costante interrogativo voi : “C'è in me questo desiderio di trasformare la società e di renderla più umana, di umanizzarla?”    Foto allegate: Manifestazione con fogli bianchi. Storie ‘cancellate’! .   Il circolo Legambiente di Corato sostiene la realizzazione di  pozzi in Niger nella zona  Gourmancé (sud-ovest). Puoi sosostenere l'iniziativa attraverso bonifico bancario sul conto di SMA SOLIDALE ONLUS, Cod. IBAN: IT57 A061 7501 4170 0000 1838 280, presso la Banca CARIGE Agenzia 117, via Timavo 92/R GENOVA indicando nella causale "per progetto Pozzi in Niger, cod S010". Info:  www.missioni-africane.org    

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