Leggendo la crisi economica
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- Pubblicato Lunedì, 07 Novembre 2011 00:00
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Leggendo la crisi economica
L’incontro con il professor Luciano Canova,docente di economia sperimentale e della felicità Nel corso del Forum Internazionale di Greenaccord,destinato a giornalisti che si occupano di ambiente, dal titolo People Building the future:Media,democrazia e sostenibilità, ho incontrato il professor Luciano Canova. In quel contesto,ha tenuto una relazione sul tema:”I limiti dell’economia ortodossa nelle scelte di politica ambientale”. Nel corso dell’esposizione sono stati considerati come diversi assiomi economici che fanno parte della letteratura:questi sono stati capovolti dalle varie situazioni storico sociali che si sono venute a creare specialmente negli ultimi anni. Pertanto, la crisi economica ha “messo a nudo” , i punti deboli del nostro sistema. A questo punto, è necessario che gli organismi internazionali preposti elaborino nuovi sistemi di valutazione dei paradigmi economici. Una cosa è certa: la crisi configurerà un nuovo modello che ridisegnerà anche i nostri costumi e le nostre abitudini. Il professor Luciano Canova è un giovane docente di economia ed economia sperimentale alla Scuola Mattei di Enicorporateuniversity, si occupa di economia sperimentale e della felicità. Di ritorno, in Italia ,dopo due anni di esperienza alla Paris School of Economics, nell’unità Microsimula (valutazione delle politiche pubbliche), ha conseguito il dottorato in Modelli Quantitativi per la Politica Economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e, in precedenza, un Master of Arts in Development Economics alla University of Sussex. E’ anche autore del volume “Una gabbia andò a cercare un uccello –L’ambiente e il suo valore”, (Libri Scheiwiller, Gruppo Sole 24H), collabora,tra l’altro, con http://lavoce.info. Vedendo l’attualità socioeconomica in atto, gli abbiamo posto dei quesiti, per avere una maggiore chiarezza dei processi in atto. -Ci può spiegare in modo semplice e chiaro come è iniziata la crisi economica in atto? La crisi e' cominciata nel 2008 e ha un'origine finanziaria. Il fallimento della Lehman Brothers si e' trasferito a catena su altri istituti finanziari e, in seguito, sull'economia reale. Il fallimento della banca fu dovuto ai cosiddetti mutui subprime: le banche concedevano crediti rischiosissimi a soggetti con alta probabilità di non ripagare il debito. Questo avveniva perché esistevano ed esistono titoli tossici (i credit default swap) che assicurano le banche contro investimenti rischiosi. La finanza si e' farcita nel tempo di questi titoli altamente nocivi, che mostrano un primo colossale problema: eliminare il rischio dall'attività bancaria riduce i margini di attenzione con cui una banca promuove i suoi investimenti. E sgancia l'attività economica dalla realtà. Con tutte le conseguenze nocive che sono sotto gli occhi di tutti. - Quale può essere il ruolo dell'economia sociale "nell'ammorbidire" la crisi ? Per esempio, ed e' già un'impresa improba, promuovendo proprio un'idea di rapporti tra economia e società reali, per l'appunto, con attenzione preventiva verso le bolle e il liberismo selvaggio. Legalità, regolamentazione, rule of law: e' tempo di lasciare spazio all'etica e alle istituzioni. Appare sempre più come una necessita'. . Come può aiutare la green economy nel rilancio dell'economia ? Lo mostrano le immagini dell'alluvione alle Cinque Terre di questi giorni. Come sempre, il post e' un crogiuolo di "quel villaggio non doveva essere costruito li'", "il rispetto del vincolo ambientale e' venuto meno per l'allentarsi della legislazione", etc. Il cambiamento climatico e' un fatto scientifico che pone un nuovo problema: l'aumento della frequenza degli eventi estremi si traduce in un incremento dell'imprevedibilità. E dove c'è imprevedibilità, c'è necessita' di etica ambientale e adozione del principio di prudenza. Così che, ex ante, si ragioni su un nuovo modello di sviluppo che consenta, piu' che di anticipare la catastrofe, di pensare oltre la stessa. La green economy coniuga innovazione e rispetto del limite. - Come si può favorire una crescita economica sostenibile ? Inevitabilmente facendo riferimento ad una qualche teoria di giustizia. Gli accordi internazionali, sempre più, dovranno mettere al centro la questione distributiva: su questo e' inutile nascondersi dietro a un dito. Non si può pretendere dalla potenza cinese un intervento a favore dell'eurozona per sostenerne il debito, senza cedere in cambio qualcosa (leggi: potere decisionale nelle grandi istituzioni internazionali, come l'FMI). Crescita sostenibile significa appunto più opportunità e risorse per chi non le ha avute finora, con la consapevolezza che una crescita smodata, nel medio periodo, mette in gioco questa volta la sopravvivenza dell'intero pianeta. - E' più conveniente effettuare una manutenzione periodica del territorio o pagare il costo delle periodiche calamità naturali ? Come detto prima, le catastrofi sono imprevedibili e, data la loro bassa probabilità di verifica, tendono a produrre comportamenti disattenti, quando non controproducenti. L'urgenza ambientale si affronta con l'etica e la pratica quotidiana del rispetto che producono cultura. - Quale indicatore,secondo Lei,potrebbe superare il PIL verso un sistema economico più equo ? Non sono un fanatico degli indicatori, anche se ne esistono tanti e da tanto tempo: l'indice di Sviluppo Umano, basato sull'approccio di Amartya Sen; il Better Life Index promosso dall'Ocse. Entrambi aggregano molte dimensioni del benessere per dare una misurazione più completa e rotonda della ricchezza.Per quanto mi riguarda, il Pil e' un indicatore importante, purché vi si riconosca solo la natura e la funzione che ha: quella di una statistica di contabilità nazionale che da' un'informazione sintetica della produzione di un'economia.Oltre a ciò, pero', c'è il dominio della politica e della comunità, che devono integrare i numeri con una visione multidimensionale del benessere, che tenga conto della felicita' e della realizzazione di una vita degna. Giuseppe Faretra