Riparliamo di scuola
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- Pubblicato Martedì, 14 Luglio 2015 11:20
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Riparliamo di scuola
Tra provvedimenti e spot
Speravamo in un giusto ripensamento da parte del Parlamento considerando che questa nuova legge sulla scuola viola la Costituzione italiana gli articoli: art. 2/ art. 3/ art. 33/ art. 41/ art. 76/ art. 97. In modo particolare, in altre parole istruirsi è sì un diritto soggettivo di cittadini e cittadine, ma “rendere effettivo questo diritto” non è una faccenda privata, è un dovere della e per la repubblica, che, vincendo i pianti dei ministri del tesoro, deve trovare i mezzi per consentirne l’esercizio (articolo 34, comma quarto).
La scuola della repubblica è uno spazio di condivisione di esperienze sociali che tutti abbiamo fatto o che facciamo. E’ il luogo favorevole per superare le limitazioni della libertà e dell’eguaglianza, per dare delle opportunità della stratificazione sociale, trasformare le diversità in ricchezza culturale comune, avvantaggiare lo sviluppo delle persone, realizzare le premesse per l’effettiva partecipazione attiva alla vita del Paese. Fare cultura e formazione significa costruire forme di cittadinanza. Come ravvisò Piero Calamandrei e ci insegnò don Lorenzo Milani, la scuola non è un pezzo qualunque dello stato, ma è un “organo costituzionale”. È entro questi limiti che la repubblica “detta le norme generali sull’istruzione” (articolo 33, comma secondo). Buone norme per la scuola devono richiamarsi sempre alla sua natura di un delicato, fondamentale ed essenziale organo costituzionale. Quindi, con un’attenzione degna di quel livello istituzionale. Si impara non solo nel corso della formazione scolastica: si apprendere per tutta la vita, perché ogni esperienza è apportatrice di un contenuto. Secondo norme già vigenti, sono le scuole il luogo deputato a far da centro a un sistema di lifelong learning e anche di continuum training, formazione continua. Esse possono e devono diventare “fabbriche della cultura”. Ma nel provvedimento del governo non c’è nulla. Il potenziamento dello studio dell’Arte, della Musica, delle materie linguistiche è uno di punti qualificanti del provvedimento che offre una nuova scuola ai ragazzi, ma si limita a questo. Le competenze nel campo della sostenibilità e dell'ecologia, annunciato dal governo nazionale all’inizio dell’anno solare, spottata come una nuova disciplina, dovrebbe, a questo punto, entrare in tutte le scuole di ogni ordine e grado. L’ecologia è basata su campi trasversali, che diventerebbe una nuova materia per rendere i cittadini più consapevoli nelle complessità delle scelte e degli stili di vita, che darebbe un beneficio socio economico da un guadagno incommensurabile. Avrebbero un minore impatto ambientale vari comportamenti. Non renderebbero necessarie, ad esempio, nuove discariche, un uso consapevole dei mezzi di trasporto ed una scelta più mirata nell ‘ acquisto degli elettrodomestici, o della qualità dei prodotti alimentari per citarne solo alcune situazioni. Ma è necessario stare attenti alle varie forme di revisionismo ambientale. Bisogna stare avveduti da quei soloni che affermano: le ecomafie, l’effetto serra, ad esempio, non esistono che sono visioni degli ambientalisti invasati. Legambiente è contraria al 5 x 1000 5 per mille ai singoli istituti. Così, si accrescono le disuguaglianze fra zone e scuole ricche da un lato e zone e scuole in difficoltà o periferiche dall’altro, che avranno sempre problemi nel reperimento di fondi, visto che lo Stato non fa molti trasferimenti finanziari. Bisognerebbe farlo per la scuola nel suo insieme, da ripartire poi ai singoli istituti con criteri nazionali oggettivi, per obiettivi specifici, bisogni educativi finalizzati, per progettualità attuando la strategia di Lisbona. Alla scuola dell’autonomia, fondata sulla partecipazione democratica, la collaborazione collegiale e la libertà di insegnamento, si contrappongono dissimulati criteri meritocratici, l’assolutismo del dirigente scolastico, il previsto ingresso robusto di sovvenzioni private che puo’ ricevere fino a 100.000,00 € di finanziamento, senza alcuna precauzione a tutela della programmazione didattico-educativa delle singole istituzioni e dell’unitarietà nazionale del sistema. Per quanto riguarda, l’organico funzionale era stato previsto sin dal 1996. Era stata approvata, infatti, la legge delega 662/96 e successivamente erano stati emanati il DPR n. 233/98 - Regolamento recanti norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti - e il DPR n. 251/98. Eppure si tratta di provvedimenti dimenticati per la parte che ci riguardano. Infatti, i Governi successivi non solo non hanno dato attuazione agli organici funzionali, ma hanno tagliato gli organici di diritto, con provvedimenti dichiarati, poi, illegittimi sia dal Tar Lazio, sia dal Consiglio di Stato. Non finisce qui: nel fare un’eccezione al principio generale per cui le assunzioni nel pubblico impiego possono avvenire solo per concorso (per questo le assunzioni sono concentrate in un solo anno), si richiede a coloro che saranno assunti a partire del 1° settembre 2015 di accettare: - di essere nominati in altra provincia o in altra regione rispetto a quelle di appartenenza senza garanzie sul rientro (richiesta di mobilità dopo 3 anni); - di insegnare su una materia affine o essere assegnati all’organico in posizione funzionale a una scuola o rete di scuole. Si prevedeva infatti entro 31 dicembre 2014 il censimento di ciascuno dei 148.100 aventi diritto e il recepimento della loro disponibilità ad essere assunti, che non si è fatta. È una stabilizzazione che riguarda solo i precari storici (con un’età media di 41 anni) e procrastina, senza certezze sul quando e sul come, l’ingresso di giovani docenti che pure servirebbero alla scuola: gli insegnanti italiani infatti sono anche i più vecchi d’Europa (dopo i tagli Gelmini il 50% ha più di 50 anni e l’11% più di 60). Come si è già detto, quando si parla di un prossimo concorso, non sono per nulla chiari i posti che saranno a disposizione per le nuove assunzioni; tutto è soggetto al numero degli assunti nel 2015 e alla situazione che si determinerà nelle varie graduatorie (GAE, idonei concorso 2012, TFA, PAS). Barack Obama all’inizio della crisi economica circa sette anni fa , incrementò l’investimento nella cultura e nella scuola, l’Italia invece taglia generando una vera e propria recessione. Per quanto riguarda il ruolo e la funzione docente ricordiamo inoltre che già adesso il dirigente scolastico ha la possibilità di allontanare dal proprio istituto una persona che risulta poco consona al lavoro educante. Se il docente viene valutato dagli alunni, dai genitori e dai colleghi come potrà avere la libertà di mettere un provvedimento disciplinare, una valutazione oggettiva del profitto, di denunciare atti di bullismo in classe o violenze subite dai minori, come potrà fare presente al dirigente che un collega ha comportamento non corretto in classe, in che modo venga garantita la tanto decantata meritocrazia se il docente è costretto a mettere la sufficienza al bullo che molesta gli altri in classe. Le falle del provvedimento sono tante e vistose. Sono state tagliate ore di scuola e di laboratorio, in favore dell’alternanza scuola-lavoro (dal 35 al 40% del monte ore scolastico) permetterà l’unione tra territorio ed istruzione, e nelle aree dove non ci sono attività economiche? Pertanto, i ragazzi che frequenteranno gli istituti tecnici lavoreranno gratuitamente per le aziende territoriali 400 ore l’anno, i liceali 200 ore nel triennio, poiché il governo ha determinato che le scuole dovranno reperire soldi non dallo Stato, ma dal territorio, è stato loro suggerito di mandare (come forza lavoro a basso costo o gratuita) gli studenti a lavorare nelle aziende, queste pagheranno le relative scuole di provenienza ed, in più, scongiureranno di assumere personale qualificato, al quale dovrebbero pagare almeno il minimo sindacale (i tirocini universitari e la futura alternanza scuola-lavoro sono o gratuiti o retribuiti circa 1,20 euro l’ora). L’alternanza scuola lavoro priva lo studente di vari diritti: diritto al solo studio, diritto ad essere valutato unicamente per il percorso scolastico, diritto ad essere valutato con crediti formativi extrascolastici unicamente per l’esame di stato (diritti previsti dalla costituzione). Ci dispiace che la scuola dell’infanzia non viene presa in considerazione, non c’è ancora il passaggio all’obbligatorietà. Purtroppo, a colpi di fiducia e contro il volere di tutti, ad iniziare da chi nella scuola ci vive tutti i giorni, è un effetto controproducente che presto tornerà a presentare un conto non indifferente allo Stato italiano tra ricorsi e perdita di consensi. Perché, invece, non si ricorda che siamo diventati ultimi in Europa per numero di allievi che lasciano i banchi prematuramente dopo a seguito delle politiche dei tagli ad oltranza imposti negli ultimi setto-otto anni, sia rispetto al numero di scuole accorpate, sia al numero di ore di lezioni settimanali, sia in riferimento alla cancellazione di oltre 200mila posti del personale della scuola, attraverso la Legge 133/2008. Tutte persone, in carne e ossa, lasciate senza lavoro o con la speranza di scampoli di lavoro mediante i progetti “diritti a scuola”. Il nostro Paese riserva alla crescita e alla cultura dei sui giovani appena il 4,6% del Prodotto interno lordo. La graduatoria è guidata dalla Danimarca (7,9% di “Spesa pubblica per l’istruzione in % sul Pil”), ma fanno meglio di noi anche tutti Paesi più vicini all’Italia, come Regno Unito (6,4%), Paesi Bassi (6,2%), Francia (6,1%), Portogallo (5,5%) e Germania (5,1%). Bisogna fare di più, con criteri scientifici e con criterio, per questo motivo crediamo sia opportuno ascoltare costantemente gli operatori che si confrontano con le problematiche e le difficoltà quotidiane e come associazione rinnoviamo la solidarietà ad ogni forma di ogni forma di partecipazione che possa migliorare una legge che ha diverse falle.