Trattato di Padre A. Tannoia

 

DELLE API E LORO UTILE E DELLA MANIERA DI BEN GOVERNARLE
di A.M. Tannoja, pubblicato a Napoli nel 1818


 
Dalla edizione ristampata venti anni dopo, citiamo alcune parti che evidenziano le idee che aveva Padre Tannoia sulle api e sull'apicoltura. L’ esposizione del testo  spesso è  disorganica  e le idee, spesso inesatte, rendono la lettura, forse difficoltosa, ma certamente affascinante per i rilievi che presbitero opera nelle sue osservazioni. Comunque, si può notare come il sacerdote abbia avuto pazienza nell’osservare e nel desumere dall’osservazione come un provetto etologo, il comportamento dell’ecosistema delle api. Il passo antologico, che segue,ci può fornire un’idea di come P. Tannoia ha operato con maestria nello studio e nell’analisi del comportamento delle api.

 

C A P. II.
Paradosso dello Swamerdamio volendo la Regina siccome madre di altre regine, così Madre de' Pecchioni, e delle Api.

Non meno degli antichi hanno dato in secco i moderni. Tutti vogliono l'Ape dall'uovo; ma quale sia la gallina, che produca quest'uovO, se struzzA, o turchesca, e quale il gallo, che l'abbia fecondata, non ancora si sa. Varie sono le pensate, e mi rincresce individuarle (b). Quel non vedersi nelle Api atto tale, che indicar possa unione di sesso, a fatto si, che non si convenga come, e da chi si faccia una tal generazione. Quanti sistemi; tanti assurdi. Questo istesso metteva alle strette tra vecchi Greci il cervello di que' barbuti. Aristotele confessA esser la materia troppo intricata, e per quanto rifletto, si vide talmente involto, che non ne prese il capo.


Superba tra tutti i Moderni, anzi bizzarra, è la pensata dello Swamerdamio. Tre specie di mosche abbiamo nell'alveare, Api, Pecchioni, e Regine. Vuole lo Swamerdamio, che le Api sono neutri, cioè né maschi né femmine, che i Pecchioni sono i mariti della Regina, e che questa di per sé generi, e dia fuori ogn'anno tutt'e tre queste tre specie di mosche, cioè Regine, Pecchioni, ed Api, che meno non sono di trenta in quaranta mila.


Paradosso così strano, perché spacciato dallo Swamerdamio, abbruciato si è veduto in Europa da tutte le Accademie. Mr. Reomurio tra gli altri, Mr. Maraldi, adottando l'opinione, illustrarla non han mancato con altre chiose, ed appendici. Ove lo Swamerdamio non conobbe unione di sesso tra i Pecchioni e la Regina, vuole, che le uova di questa fecondate venissero, bagnandosi dai Pecchioni col loro seme. Reomurio si spiega di aver accertato la copula. Io venero le pensate, e tutte le belle scoperte non meno dello Swamerdamio, che di Reomurio, e Maraldi, come luminari maggiori in farci noti i secreti della natura ma perciò, che si appartiene alla generazione delle Api, ed al triplice miscuglio di pecchie, Pecchioni, e Regine, che han fatto, chi è, che non vegga, che Dal verne vanno essi sempre lontani,
Come da scogli il provvido nocchiero.


Che un sì fatto miscuglio sia a dir vero una favola, uomo non vi è, forastiere, che ei sia nel regno de' Filosofi, che a prima vista nol conosca. Sostiene lo Swamerdamio, e con esso chiunque il siegue, che in uno sciame di sette in otto mila Pecchie, una è la matrona, cioè la Regina; e che questa sia destinata a propagar tutt'e tre le specie di mosche.


Con pace di un tant'uomo può sembrar fattibile ad un filosofo, qual egli è, che l'Autor della Natura, provvido anziché no, in tutte le menome sue cose, solo colle Pecchie abbia da essere così parco, che rischiar voglia conservazione, e propagazione d'insetti così utili ad una sola mosca. Se così fosse, come egli pensa, l'ovaja di questa Regina a buon conto esser dovrebbe un mezzo mappamondo, se in una sola covata, com'egli dice, è capace di schiudere fino a sei mila Pecchie, e 18 in venti mila tra lo spazio di poche settimane: o ricorrere dobbiamo Leuwrnnoechio, che sulla punta di una spilla, anche contò cento quarantamila ovicciuole. Paradosso, a parer mio, che neppur cape nel concavo della luna.


Per l'opposto, a che fine in uno sciame di sette in ottomila Pecchie esservi, com'egli afferma lo Swamerdamio, da cento e più stalloni per lo concubito di una donna? Dico cento, ma sorpassano i mille. Se per conservare, e propagar la specie, basta potrebbe, non dico un sol maschio, ma un numero più limitato. Non è questa un'altra stravaganza, tutt'opposta alla prima? Chiamando in soccorso la natura, piuttosto i maschi meno esser dovrebbero delle femmine, che le femmine meno de'maschi. Ad un buon numero di galline uno, o al più due galli bastano, ed a molte vacche un toro è sufficiente a dilatarne la razza. Prescindiamo da questo, e veniamo un pò più alle strette.


Una delle due, mel favorisca in grazia lo Swamerdamio, o i Pecchioni, e la Regina sono dell'istessa specie, o nò. Se lo sono, i loro cacchioni esser dovrebbero costantemente simili ad essi ; ciò parte Pecchioni, e parte Regine. E' legge costante di natura, che ogni simile produca il suo simile:
Sic canibus catulos similes, sic matribus haedos (a) e l'Ariosto
Da vacca nascer cerva non vedesti,
Né mai colomba l'Aquila.......


Queste leggi se non furono giammai alterate sin dal principio del mondo, così non si altereranno in appresso. Da chi dunque nasceranno le Pecchie, se queste, anche per detto dello Swamerdamio, sono un certo che diverso dalla natura de' Pecchioni, e delle Regine?


O vogliasi dire, che i Pecchioni, e la Regina non sono della medesima specie; ed in questo caso altro che Api bastarde produrre non dovrebbero; cioè un certo che distinto da essi, come avvenir suole dall'accoppiamento di un cavallo, con un'asina, o di un asino con una cavalla. Noi veggiamo, che, per legge di Natura giammai alterata nascono da questi i muli, e non altri.


L'argomento è cornuto, si sbarazzi, se può lo Swamerdamio. Nel caso nostro dell'accoppiamento de' Pecchioni con la Regina, tre specie vengonsi prodotte; cioè Api bastarde, come egli le chiama, che non sono né maschi, né femmine; i portati della propria specie, cioè le Regine; e i Pecchioni, che padri saranno delle Api, e mariti della nata Regina. Può darsi cosa più sconcia nella natura, e più indegna per un filosofo? Chi è dunque, che concorre alla generazione de' Pecchioncini, e delle nate Regine, se i Pecchioni, e la Regina non sono simili tra loro? A buon conto, o le Pecchie non sono parti della Regina, e de' Pecchioni, o i Pecchioni, e la Regina procreati vengano da altro ramo d'insetti, tutto diverso e disperato. Questa patente contraddizione non fu bastantemente vedere, che il triplice miscuglio Swamerdamico più tosto è invenzione da Poeta, che ritrovato da Filosofo? E che fa tutto il liuto discordare,
Quando una corda coll'altra non suona.


Non sò, se questo mio riflesso sia raziocinio, o patente dimostrazione. Sò, che si sviluppa lo Swamerdamio, e dice, che la Regina per un certo che soprannaturale, (ma non so, se diabolico, o divino), unendosi coi Pecchioni generi nel suo ventre Pecchie, Pecchioni, e Regine. Due ovidutti egli scoprì nell'utero della Regina, uno di uova di Pecchie, l'altro di Pecchioni. Come facciamo per quello della sua specie? Vale a dire, che non le depone, che per secesso. Sarebbe in imbarazzo lo Swamerdamio. Mr. Reomurio, perché più fortunato di esso, si vanta di avere scoperto con la lente più acuta un terzo oviduttolo per le Regine. Ecco questa mosca tutt'un tempo madre, figlia, e sposa. Chi è mai tra Filosofi, che sognato si sia, o potrà giammai sognarsi, che da un concubito di due dissimili, o simili che siano, produr possa la natura tre dissimili viventi, specificamente disparati, come sarebbe un tordo, un merlo, ed un faggiano?


Vaglia la scoperta di Mr Reomurio. Per lo meno concedermi si deve, che questa mosca regnante abbia di certo il folletto in corpo. In ogni arnia veggonsi, come è noto, distintamente covate, in alveoli diversi le uova de' Pecchioni da quelle delle Api, e quelle della Regina da quelle delle Api, e de' Pecchioni. In buon senso la Regina, se sorpresa se vede dalle doglie del parto, conoscer deve di qual genere sia il portato, che ha in corpo, e portarsi a deporlo nelle rispettive cune. Mr. Reomurio stima, affinché non si allucini nella scelta, che diasi in essa un sentimento più fino tratto dalla differenza de' volumi, e delle figure. Meglio avrebbe detto, che goda anch'essa le prerogative della Principessa di Lisbona, che conoscer soleva nel ventre delle donne incinte se il feto schiuder doveva a maschio, o a femmina.


Se poi tutto un tempo si sgrava in confuso di tutti e tre i generi, esaminar deve quale delle ova schiuder debba a Pecchione, quale ad Ape, e quale a Regina. Mr. Lieger, e Mr. Reomurio, che forse sgravandosi la Regina fecero da mammana, giurano tutti e due, che questa con sommo avvedimento dipartitamente va deponendo le uova ne' rispettivi alveoli. Troppo imbarazzo per una pregnante! Mr. Neadem per l'opposto avendo anch'esso assistito al parto, esente la Regina da si fatte sollecitudini. Vuole, che questa deponga indifferentemente nelle cellette comuni tutt'e tre le specie delle uova, e che le Api operarie le distribuiscono ad una ad una nelle rispettive cune, chi schiuder debba a Pecchione, chi ad Ape, e chi a Regina. Questa scoperta di Mr. Neadem è più plausibile; ed è dovere, che una Sovrana abbia a suo servizio damicelle, e cameriste.


Sono questi esperimenti, o sogni? Tuttociò non fa patentemente vedere, se non si vuol far torto alla Filosofia, in quale svista fu lo Swamerdamio, ed in quale inganno Reomurio, e i loro seguaci? E pure Filosofi di vaglia hanno fabbricato su di ciò, e tutta via stanno fabbricando i più superbi edificj. Meraviglia mi fa che tutti spacciano esperimenti. Meglio si direbbe, e non esito affermarlo, esser tutti sogni? Anche al Tasso (a) facevan senso queste prodigiose generazioni:
Ma quando mai (e' dice) da' mansueti agnelli
Nacquer le tigri, e da' bei cigni i corvi?
E colui:
Sicque leo non gignit ecuum, nec falco columbam
Imbellem procreat, nec lupus acer ovem
E' anche con me Mr. Simone (b). " Benché noi, ei dice, siamo debitori di ciò, che hanno scritto con molta erudizione (egli intende lo Swamerdamio, Reomurio, e Maraldi,) tuttavia le loro diligenze, e curiose ricerche sufficienti non sono a renderci a fondo istruiti; ne è possibile arrenderci alle loro ragioni apparentemente plausibili, ma solo verisimili, appoggiate a deboli congetture. Il loro dubio, ed incertezza punto non sono capaci a farci pensare, come essi pensano, e soggettarci alle loro decisioni. L'Abate Spallanzani chiama ingannatrici apparenze l'unione asserita de' Pecchioni colla Regina osservata da Mr. Reomurio."


"Molte cose," scrive Mr. Hartof, "che il Signor Reomurio ha lasciato su questo proposito, non si possono ammettere senza restrizzione, sembrandomi tutte favolose". (c)


"Io non so, chi ha detto il primo, così l'Autore delle questioni sull'Enciclopedia, facendo giustizia a Mr. Simone, che le Api abbiano un Re. Non è certamente un Repubblicano a chi questa idea è venuta in testa; nemmeno so, chi diedegli dopo una Regina in vece del Re; né chi fu il primo, che suppose, che questa Regina era una Messalina, che aveva un serraglio prodigioso; e che passava la sua vita a far l'amore, a partorire, ed a fare quarantamille uova per anno. Si è andato più avanti. Si è preteso, che produca tre differenti specie, Regine, schiavi chiamati Pecchioni, e servi chiamati lavoratrici, ciò, che non è d'accordo colle leggi ordinarie della natura.... Mr. Simone, ei dice, rimandò alle mille ed una notte, ed all'istoria della Regina di Achem la pretesa Regina delle Api con il suo serraglio." Se se ne voglia di vantaggio, io non so.

 

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