Lettere Nigerine

Abbiamo ricevuto una missiva dall'Africa dal nostro amico padre Mauro Armanino.

Nel testo che ci ha inviato, ci parla del suo inserimento nella realtà nigerina.

Ricordiamo che il Niger è confinante con la Libia ed è particolarmente ricco di uranio.

Questo ci dovrebbe far riflettere sulle prossime scelte referendarie.

 Lettere Nigerine                                             

Laafia. Oltre i confini delle frontiere.  

Bomoanga esiste appena e saltuariamente nelle cartine del Niger. La savana secca che assedia Niamey. Termina la città ed iniziano, poco lontano passato il ponte sul fiume, case sparse impastate di fango, paglia e precarietà della passata stagione delle pioggie. Si paga il pedaggio per l'unica strada asfaltata del circondario. Si rivela il luogo di destinazione e la direzione verso la frontiera col vicino Burkina Faso e i camion ricolmi di mercanzia che arrivano dal Togo e dal Benin.   Makalondi invece appare solo perché senza volerlo si trova quasi in fondo alla strada. Passano biciclette cavalcate da esperti navigatori di sabbia e di calore. I bimbi salutano da lontano e aspettano che accada ciò che non era stato loro promesso. I confini sono tutti nelle nostre teste. Nella terra invece si incontrano frontiere. I frontalieri stanno di fronte, sentenziava giustamente Erri de Luca. Fronte a fronte. Come le parole che si rispettano. Laafia è una di queste. A Bomoanga torna ogni volta che si chiede qualcosa e  quando si deve rispondere a qualcuno. Non si sbaglia mai a dirla. Facile a pronunziarsi una volta vinta la paura dei confini. Vuol dire tante cose o forse solo che le cose vanno bene ai campi, alla moglie, ai figli e ai buoi dei paesi tuoi. Laafia.   Che va bene. Che fa bello. Che c'è pace. Che si vive. Che ci sono amici da qualche parte. Che si torna la prossima volta. Che la savana ha le doglie e forse piove. Che la canna da zucchero va innaffiata due volte al giorno dal pozzo scavato accanto. Difficile da coltivare perché ci sono gli animali che brucano e le termiti e l'acqua da trovare ogni volta e un mercato per smerciare le poche canne arrivate a maturazione. In sei, cuciniere compreso, hanno già pensato di smettere. Perché coi contadini è difficile. Sanno come funzionano la terra e le frontiere e le canne da zucchero in savana.   Laafia vuol dire tutte queste cose e molte altre ancora. Che hanno iniziato a scavare più lontano per trovare incaute pagliuzze d'oro. La pronuncia si allunga alla prima vocale e da un senso di pienezza che scompare non appena si gira l'angolo. Cortili a forma di cerchio dove dentro vivono tutti. Animali, cose, bambini, fuochi per cucinare, fumo, recipienti per l'acqua, granai per conservare il miglio e soprattutto lei, l'altra frontiera. Fronte a fronte. I cercatori d'oro scavano in giro e sono giovani e forti. L'oro e l'uranio e il petrolio, quello, sono i cinesi che l'hanno già iniziato a pompare.   Strade appena disegnate che sfiorano la polvere e tratti di laterite che si addestrano per le pioggie. Le piste, mi hanno detto, saranno pure supposizioni da tramandare agli spuntoni di cemento che segnalano i punti percorribili. Nel frattempo passano mandrie e gli alberi si trasformano in foglie con le spine che seccano e si usano per effimere recinzioni e bucare i pneumatici delle rare auto. Si fabbricano mattoni di terra persino per la chiesa e da lontano i bambini finiscono la scuola e tornano a casa per imparare ciò che accade nela vita vita reale.   Laafia sono frontiere leggere che non chiedono documenti e passaporti e carte d'identità e neppure domandano la nazionalità. Regalano un sorriso a chi si avvicina e domandano quando si torna la prossima volta e perché non ci si ferma con loro qualche giorno di più. Sono parole importanti e, guardando meglio la cartina della storia, Bomoanga è ora molto importante. Si direbbe quasi un fiume a sud del futuro.      Mauro Armanino, Niamey, Aprile 2011.

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