Matteo Renato Imbriani
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- Pubblicato Mercoledì, 21 Settembre 2005 00:00
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Matteo Renato Imbriani: un uomo, un politico e il territorio Corato ricorda lo statista ad un secolo dalla sua scomparsa.
E’ difficile descrivere in poche righe, la complessità della figura di Matteo Renato Imbriani in un periodo storico politico, distante da noi, intricato per la realizzazione di uno stato unitario che viveva momenti di organizzazione di uno stato giovane che portava con sé carenze di strutture organizzative dovute dall’eterogeneità delle varie realtà regionali. Figlio di Paolo Emilio,professore di Diritto naturale e Diritto delle genti all’università di Pisa,senatore e Carlotta Poerio, nacque a Napoli il 28 novembre 1843; nel 1859, a meno di diciassette anni, alunno dell'Accademia militare di Torino, partì volontario per la guerra di liberazione; promosso luogotenente da Garibaldi, a Milazzo, nella campagna del '60, fu ferito a Castel Morrone. Quando, dieci anni dopo, morì in combattimento suo fratello Giorgio 1848-1871 (N.d.R. una sua foto è conservata nella casa di Garibaldi a Caprera, a testimonianza di una comunanza forte di fede e di ideali)ardente mazziniano, Imbriani si convertì al pensiero repubblicano di Mazzini e si dimise dall'esercito. Sposò Irene Scodnik (1850-1940) . La sua figura faceva subito colpo e contribuì, sicuramente, alla sua popolarità, non meno del suo amore per la verità, della sete di giustizia, della sua comprensione al dolore a alla sofferenza dei poveri. E così, nel 1889, fu eletto nel collegio Trani- Corato –Ruvo alla Camera con duemila voti di preferenza. All'indomani delle elezioni, Matteo Renato Imbriani presentò, alla Camera, la prima proposta di legge per l'Acquedotto Pugliese; la proposta era molto limitata in quanto il contributo dello Stato era previsto solo per un quinto della spesa totale, il resto dell’importo dell’opera era a carico delle Province(all’epoca erano tre: Bari, Foggia e Lecce) e dei Comuni. Sostenne con risoluzione questa presentazione; la sua frase: "Vengo dalla Puglia assetata d'acqua e di giustizia" divenne lo slogan della battaglia per la realizzazione dell'Acquedotto Pugliese che doveva raccogliere l’acqua dal fiume Sele; lo Stato aveva il dovere morale di creare questa struttura primaria alla Puglia. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, la presentazione non fu presa in considerazione e ci vollero ancora tanti anni di duro lavoro e tanti ritardi prima che arrivasse l'acqua. Ma, il grande merito di Imbriani, fu quello di aver considerato i problemi della Puglia, soprattutto quello dell'Acquedotto, non più come problema locale, ma come un caso nazionale. La causa dell'Acquedotto era, quindi, una questione di stato; si erano superati i contrasti per la concessione tra l'ingegnere Zampari, la Provincia di Bari e quelle di Foggia e Lecce, perché era lo Stato che doveva intervenire direttamente. L'Acquedotto Pugliese non era opera da Consiglio provinciale, era la maggiore e la primaria impresa dell'epoca e doveva essere deliberata dal Parlamento. Inoltre,si deve a Matteo Renato Imbriani la creazione della posizione irredentista( a lui si deve la creazione di questo vocabolo), basterà ricordare il successo che ottennero ripetutamente le manifestazioni irredentiste nel corso degli ultimi decenni dell’800, per la firma della Triplice Alleanza, per l’esecuzione di Oberdan,per citare solo alcuni eventi storici. Alberto Mario nel suo netto rifiuto dell’irredentismo aveva peccato di eccessivo realismo, trascurando del tutto il profondo radicamento emotivo che l’irredentismo, con la sua fortissima carica simbolica di creazione di una nuova identità nazionale nelle diversità regionali, il suo culto della patria, ed il presentarsi come continuazione della tradizione mazziniana e garibaldina, aveva nei militanti dell’Estrema Sinistra dell’epoca. Matteo Renato Imbriani, divenne così una figura preminente tra gli intellettuali meridionali, il più convinto sostenitore dell'opera della rete idrica e di un’Italia, unita nelle sue varie parti. Quando la sua vita fu in grave pericolo a causa di un ictus, che lo colpì durante uno dei suoi accesi comizi, si commosse tutta l'Italia; i giornali lo celebravano, rievocando momenti ed episodi della sua vita e della sua attività di parlamentare e di uomo di cultura. Per alcuni anni rimase immobilizzato. Morì il 12 settembre del 1901. Il feretro fu portato a spalla dai garibaldini tra una folla immensa, dai balconi piovvero fiori. A Corato, in onore di quest'uomo, che con passione si dedicò al bene pubblico ed amò la città, fu realizzata una statua,sono dedicate delle strade a lui, al padre ed al fratello. Donò alla città di Corato la sua biblioteca personale, grazie alla sua donazione, fu istituita la biblioteca comunale ed alcuni busti recentemente restaurati dall’Istituto Statale d’Arte. Il 23 luglio del 1905, per volere del sindaco Vincenzo Ripoli, fu costruito a memoria dello statista un monumento situato a Largo Plebiscito nella zona , in cui dimorava nel corso del suo sostare(esattamente accanto alla chiesa di San Giuseppe) a Corato e da Palazzo Gioia,da cui teneva i suoi comizi. Per l'occasione fu anche stampata una cartolina commemorativa, in modo che, potesse tenere, in modo, quasi indelebile, la memoria dello statista. La biblioteca personale di Matteo Renato Imbriani ha classici della letteratura europea in inglese e prevalentemente in francese(Era la lingua diplomatica per eccellenza nell’Ottocento) e vari testi di grammatica francese (Voleva studiarlo ed approfondirlo?).