Rifiuti a perdere-seconda parte

Rifiuti a perdere

Sull’onda della ( quasi )emergenza le nostre proposte (seconda parte)

Abbiamo capito che il vero problema per un’amministrazione comunale, è solamente scongiurare l’ecotassa. Questa è l’imposta speciale per lo smaltimento in discarica per penalizzare economicamente l’interramento dei rifiuti e rendere residuale questa opzione nel ciclo integrato di smaltimento dei rifiuti.

 

 

 

Il Parlamento italiano nel 1995, varò una norma che all’interno della legge 549/95, istituì il tributo speciale per lo smaltimento in aree di raccolta di rifiuti (la cosiddetta ecotassa). Questo strumento è stato raramente utilizzato al meglio, ma quando è stato sfruttato in tutte le sue potenzialità i risultati sono stati davvero straordinari, perché è anche incentrato sulla logica di un superamento graduale del sistema di smaltimento tradizionale mediante discariche disincentivandolo. Pertanto, fare politica significa guidare i processi sociali andando verso buone pratiche sostenibili. Abbiamo saputo della possibilità di creare ben quattro nuove discariche qui a Corato. (vedi: http://www.coratolive.it/news/Attualita/344249/news.aspx ). Anche questa notizia finora non è stata ufficialmente smentita. Non solo, nel corso dell’incontro con l’amministrazione comunale l’antivigilia di Natale dello scorso anno, ci proponeva di individuare dei siti per il conferimento dei rifiuti urbani. La nostra delegazione unita rispose che era necessaria superare questa logica e di arrivare, quanto prima, ad un porta a porta spinto, non, com’è impostata finora, a macchia di leopardo ed in modo disomogeneo nella nostra città. Il quadro non è lusinghiero. Se si dovessero attuare simili processi, è automatica anche la nascita di comitati di cittadini delle zone, dove eventualmente venissero individuate le aree destinate a raccolta di rifiuti. La cronaca nazionale, nel corso di questi ultimi anni, ha evidenziato cosa, talvolta, si cela dietro il business delle discariche e quali rischi possono rappresentare sulla tenuta dell’impianto e dei possibili inquinamenti di percolato in falda. Si va verso l’emergenza e la cronaca ci insegna che, in questa fase, si va in deroga a leggi e regolamenti, ed è possibile che si potrebbero insinuare varie e diverse attenzioni. La situazione di portare a Massafra i rifiuti è solo una situazione tampone, che frena l’emergenza, ma non risolve il problema, perché semplicemente lo posticipa. Dai comunicati stampa abbiamo appreso di una task force o un gruppo di lavoro tematico, senza che siano indicati: chi sono i componenti, che competenze specifiche hanno in questo ambito, eventuali compensi ecc. Il tutto all’insegna della massima trasparenza. I cittadini e le associazioni, nonché le stesse reti sociali, presenti nella nostra città, potrebbero essere il volano dei cambiamenti, dei piccoli gesti, della partecipazione, sono stati esclusi. Ricordiamo a questo punto, per esempio, Legambiente, l’associazione ambientalista in Italia ha un comitato tecnico scientifico che potrebbe supportare questa situazione. Non solo il presidente regionale della nostra associazione è il nostro concittadino Francesco Tarantini, che suggerirebbe degli esperti indipendenti e veramente capaci. Questa potrebbe essere l’occasione per l’amministrazione cittadina per gestire questa necessità in un modo nuovo e potrebbe essere motivo di vanto e da esempio per altre amministrazioni, diversamente se verrà gestita come tutte le emergenze degli ultimi anni i risultati sono sotto gli occhi di tutti, spreco di denaro pubblico, vertenze legali aperte e problemi non risolti. I cittadini ci hanno segnalato come è partita la raccolta differenziata porta a porta nelle aree tra il corso e l’estramurale: l’improvvisa scomparsa dei cassonetti con un manifestino che spiegava che partiva la raccolta differenziata spinta in un quella zona, la distribuzione dei contenitori dei vari materiali, senza spiegare come andava fatta, se non consegnando un pieghevole generico sui giorni e i materiali raccolti quotidianamente… Legambiente, da anni, lo propone e lo ripropone un modello che nel tempo, ci possa portare gradualmente ad un percorso di rifiuti zero. Tutto questo è possibile, ma è necessario attivare urgentemente questo processo senza inutili e dannosi rinvii, che posticipano la risoluzione della questione ed, in deroga, è possibile muoversi meglio per continuare vecchi processi superati dalla tecnologia, dalla scienza e dalle leggi in vigore. L’ultima dimostrazione involutiva nel settore dei rifiuti è del governo nazionale sull’incenerimento dei rifiuti in attuazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia che prevede 12 nuovi inceneritori in Italia (3 nel nord Italia, 4 nel centro, 3 nel Sud e 2 in Sicilia) che si aggiungerebbero a quelli già attivi, di cui non si prevede lontanamente lo spegnimento, neanche di quelli evidentemente “decotti” e quindi da dismettere (e ce ne sono diversi). Per la gioia delle lobby delle multiutilities… Questa è l’ultima trovata dello Sblocca Italia, dopo quello sulla “buona scuola”(? !) del Governo Renzi……

Concretamente dal prossimo mese faremo due azioni, per il ruolo e la funzione sociale di un’associazione, insieme ad altre realtà sociali laiche e cattoliche, proprio in questo ambito: la conferenza il 17 settembre che avrà tra i relatori Padre Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, area tristemente conosciuta per essere stata chiamata Terra dei fuochi, Francesco Bartucci, geologo del comitato scientifico di Legambiente Puglia ed altri; in seguito, Puliamo il Mondo, evento a livello mondiale che si tiene anche qui a Corato, da oltre venticinque anni. I processi sociali vanno integrati con le varie agenzie sociali ed educative sul territorio per ottenere dei risultati, che possano portare degli effetti concreti.

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