Storie partigiane di Niamey

Storie partigiane di Niamey

Per il 25 aprile esperienze tra storie e culture

Il 24 aprile era la festa della Concordia nel Niger. La guerra Tuareg del Nord era finita. I capi della ribellione si sono sistemati bene. Hanno fatto affari e quasi tutti vissero felici e scontenti. Ben pagati per mettere a tacere la rivolta della giustizia che con le armi non si trova mai da nessuna parte. Possiedono beni mobili e immobili come la povertà del paese che ormai non li riguarda più. Sono stati comprati come gli intellettuali e i partigiani dall'impunità che da allora regna sovrana nel paese. Arriva la meningite a ricordare i morti che nessuno conta.

 

Spariscono e poi riappaiono i vaccini a prezzi variabili in alcune farmacie. Chiudono le scuole il giorno prima e poi obbligano a tornare due giorni dopo per districarsi tra le promesse non mantenute. Cresce l'accusa di incompetenza coniugata con la corruzione endemica della sanità. Morti senza notizia perché Ebola fa più effetto di una semplice Meningite. La concordia aveva scelto di migrare verso il mare. Il 25 aprile mio padre aveva terminato la guerra. Era sceso dalle montagne dell'appennino con gli altri partigiani della banda Richetto. Con la ‘Vecchia Centocroci’ che aveva resistito agli inverni e soprattutto ai rastrellamenti dei tedeschi. Con una camicia lavata di fresco e i capelli liberi di chi pensa di incominciare di nuovo era partito a Roma sul tetto del treno. Avevano buttato le armi e lui aveva aperto le mani vuote perché era stato un partigiano disarmato. Lo chiamavano 'Kent' e così i muli lo conoscevano per nome da vicino. Per alcuni giorni non mangiavano e una volta l'avevano dato per morto. Ce l'aveva coi fascisti e i tedeschi persino quando giocavano a pallone. Le partite si vedevano tra il fumo e i bicchieri di vino del dopolavoro socialista. Lì era dove si organizzavano anche le gare ciclistiche dell'associazione ' Martiri Casarzesi'. Erano corse per dilettanti che preparavano l'atteso passaggio del giro d'Italia. L'impunità era già in testa al gruppo. Il 19 aprile sono morti altri migranti e richiedenti asilo. Il mare ha assicurato le onoranze funebre dopo averne cancellato le tracce. 70 gli anni di vana ricostruzione poi gradualmente smantellata da politiche complici dei capitali di stato. Una costituzione rottamata dalle dinastie politiche che si sono succedute e sostenute da vili complicità. L'esproprio della dignità dei poveri aveva coinciso con il tradimento delle autostrade per collegare i mercati. I ricchi coi treni ad alta velocità e i poveri che scendono alla prossima con un pò di fortuna. Si è andato confiscando il patto sociale che reggeva la convivenza cittadina. Don Milani era stato esiliato a Barbiana e la sua ‘Lettera a una Professoressa’ ridotta a fotocopie per accademie. Cominciarono i viaggi turistici nei paesi esotici e le frontiere si chiudevano dall'altra parte. Dal sud al nord è un migrante criminale e dal nord al sud è un turista in cerca di emozioni forti come quelle di Lucio Battisti. Il 23 aprile gli europei riscoprono il Mediterraneo e le navi da pesca militari. Aumentano i fondi per controllare e financo quelli per affondare. Si faranno accordi col Niger e gli altri paesi di passaggio per limitare i transiti e i traffici di eresie. Si manderanno armi a chi di dovere e si apriranno nuovi focolai di barbarie. I morti ammazzati per errore coi droni sono morti responsabili e soprattutto nascoste. C'è modo e modo di sgozzare gli innocenti. Con o senza gli occhi delle propagande sociali. Il silenzio assordante dei politici africani che di questi cimiteri fingono di ignorare l'origine. Sono complici criminali che si sbarazzano di qualche migliaio di giovani a buon mercato. Girano, viaggiano, stringono alleanze coi potenti e finanziano pure le campagne presidenziali in Francia. Non c'è nessun capo di stato africano che abbia espresso rammarico. Nessuno che abbia chiesto perdono e assicurato riparazioni. Nessuno che abbia visitato le famiglie o buttato un fiore. O Bella ciao. Bella ciao. Bella ciao. E tutti quelli che passeranno, o bella ciao, diranno che bel fiore. E’ questo il fiore del partigiano. Morto per la nostra libertà.

mauro armanino, niamey, aprile 015

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