Goletta Verde 2014 la Puglia e il suo mare

Goletta Verde 2014 la Puglia e il suo mare
Il resoconto estivo dei corsi d’acqua nella nostra regione


La campagna estiva di Legambiente ha la finalità di considerare lo stato di salute dei nostri corsi d’acqua. La Goletta ha solcato gli oltre 800 chilometri della nostra costa, valutando 187 i depuratori e 12 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo di cui 33 sottoposti a procedimento penale. 37 destinatari di una nuova procedura di infrazione dell'Unione Europea. Sono invece 47 gli interventi di potenziamento e adeguamento per risolvere le criticità sulla depurazione. C'è una

tendenza che protende verso il positivo ed è quello che affiora dai monitoraggi di Goletta Verde in Puglia, ma di certo la condizione non è ancora confortante: 14 i punti risultati “fuorilegge”, nei quali è stata evidenziata una carica batterica al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Acque inquinate da scarichi non depurati adeguatamente con presenze di escherichia coli e enterococchi intestinali che contribuiscono non solo ad inquinare i fiumi e il mare, ma che mettono in pericolo la stessa salute dei cittadini.
Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2013 (ben 2.404 controlli) sulla conformità dei reflui in uscita sono stati riscontrati superamenti rispetto ai limiti tabellari almeno per un parametro monitorato in 39 depuratori tra cui Bari Ovest, Bitonto, Casamassima Vecchio, Cassano delle Murge Vecchio, Corato, Gioia del Colle, Molfetta, Ruvo di Puglia, Andria, Barletta, Trani, Trinitapoli, Cerignola, Foggia, Manfredonia, San Severo, Uggiano La Chiesa. A fronte di queste criticità sono state avviate le procedure di potenziamento in base agli abitanti equivalenti su ben 47 depuratori. Restano poi i 33 impianti sottoposti a procedimento penale che sono Bari Ovest, Molfetta, Corato, Andria, Trani, Gioia del Colle, Santeramo in Colle, Lizzano, Pulsano, Carovigno, S. Vito dei Normanni, S. Michele Salentino, Barletta, Bisceglie, S. Giovanni Rotondo, S. Paolo Civitate, Trinitapoli, Cerignola, Peschici, Pietra Montecorvino, Stornarella, S. Marco in Lamis, Cerignola, Ortanova, S. Severo, Manfredonia, Foggia, Alberona, Margherita di Savoia, Zapponeta, Rodi Garganico, Mattinata, Vieste. Tra i fattori che possono mandare in tilt il servizio di depurazione ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). L’Acquedotto pugliese stima che le irregolarità nel refluo in ingresso riguardano il 41% del totale degli impianti. A tutto questo si aggiungono anche gli scarichi abusivi, non controllati e gli altri illeciti legati all’inquinamento del mare, come dimostrano i numerosi interventi delle Forze dell’ordine. La Puglia, come si evince dal dossier Mare Monstrum 2014 di Legambiente, è la terza regione a livello nazionale per numero di illeciti a danno del mare riscontrati nel 2013, con 1692 infrazioni accertate, pari all’11,7% del totale, 2.045 fra le persone denunciate e arrestate e 702 sequestri effettuati. In Puglia risultano esserci 5 impianti di affinamento funzionanti ovvero Corsano, Gallipoli, Ostuni, San Pancrazio Salentino e Trinitapoli che nel 2013 hanno garantito il riutilizzo di 397.125 mc di acqua a fini irrigui.


Inoltre, proprio alla vigilia della stagione balneare l’Unione Europea ha avviato una nuova procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014). Dopo già due condanne a carico del nostro Paese, che hanno coinvolto anche agglomerati pugliesi (Casamassima, San Vito dei Normanni, Casarano, Porto Cesareo, Supersano, Taviano, Francavilla Fontana, Monteiasi e Trinitapoli), l'attuale procedura di infrazione ne coinvolge 37 su un totale di poco meno di 900. Questi agglomerati risultano non conformi in quanto sulla base delle informazioni presentate dalle autorità Italiane, risulta che una parte del carico generato da tali agglomerati urbani non confluisce al sistema fognario in impianto di trattamento e/o non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario. Secondo la procedura di infrazione i 37 agglomerati pugliesi richiamati dall'Europa coinvolgono i reflui di 2milioni e cinquecento abitanti equivalenti.


Questo il quadro dettagliato dei monitoraggi di Goletta Verde nelle province pugliesi. Quattro i punti analizzati in provincia di Bari, di cui uno giudicato “fortemente inquinato”: quello al porto del capoluogo, allo sbocco del tubo di scarico, radice del molo Pizzoli. Entro i limiti, invece, le analisi per le acque prelevate in località Santo Spirito, sempre a Bari (spiaggia su lungomare Colombo incrocio via Harris), a Molfetta (località Prima Cala, spiaggia ad ovest dello stadio) e alla spiaggia di Lama Monachile a Polignano a Mare. Dei cinque prelievi effettuati in provincia di Taranto, due hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato”, entrambi nella città capoluogo (alla foce del fiume Galeso e nei pressi dello scarico del depuratore in località Marina di Pulsano). Entro i limiti l’altro campionamento effettuato a Taranto (agli scogli lido Bruno), a Castellaneta Marina (spiaggia libera Borgo Pineto) e a Palagiano (foce del fiume Lenne). Otto i prelievi effettuati nel leccese, di cui tre “fuorilegge”. Fortemente inquinato è risultato il campionamento allo sbocco del canale su Lungomare Colombo, altezza via Savona, in località Marina di Leuca di Castrignano del Capo. “Inquinato”, invece, il giudizio per le acque campionate a Tricase (alla foce del canale del Rio a Marina Serra) e a Porto Cesareo (sbocco canale presso via Pontano in località Torre Lapillo). Entro i limiti di legge, infine, gli inquinanti riscontrati allo sbocco del canale presso la spiaggia Scalo di Fuorno, sempre a Porto Cesareo, a Gallipoli (spiaggia fronte via Cantauro, località Rivabella e allo sbocco canale dei Samari, località I Foggi), a Salve (sbocco canale località Torre Pali) e a Corsano (sbocco scarico a torre Specchia).


Situazione più critica nel brindisino, dove tre dei cinque campionamenti hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato”: a Brindisi (allo sbocco del canale Giancola), a Torchiarolo (alla foce del canale Infocaciucci, in località Lendinuso) e a Ostuni (nei pressi dello sbocco del depuratore in via dei Pioppi, in località Villanova). Entro i limiti le analisi a Ostuni/Carovigno (spiaggia in località Lamaforca, al confine fra i due comuni) e a Carovigno (foce canale Reale, località Torre Guaceto). Criticità riscontrate anche nella provincia di Barletta-Andria-Trani dove degli otto campionamenti effettuati cinque sono risultati “fuorilegge”: a Trani (scarico sotto la villa comunale Lungomare Colombo), a Barletta (foce del canale Ciappetta Camaggio, località Ariscianne e allo sbocco dello scarico altezza lungomare/via di Cuonzo, località litoranea di Ponente), a Margherita di Savoia (alla foce del fiume Ofanto). “Inquinato”, invece, il giudizio per il prelievo a Margherita di Savoia (foce Aloisa). Entro i limiti le analisi a Bisceglie (località Salsello, spiaggia lungomare incrocio via Dell’Olio), a Trani (spiaggia Matinelle) e a Margherita di Savoia (foce Carmosina).


Nell’appuntamento di Domenica 27 luglio di Margherita di Savoia dei monitoraggi di Goletta Verde ha partecipato anche una delegazione del circolo di Corato. Nel Centro visita ATISALE si è tenuta una Tavola rotonda su: “Zona umida e salina: un’opportunità per Margherita di Savoia”. Sono intervenuti: Paolo Marrano, Sindaco Margherita di Savoia, ha esordito dichiarando che” l’arrivo di Goletta Verde è stato temuto perché fotografa la situazione del mare. Ma la situazione della foce Aloisa e dell’Ofanto implica l’impegno di tutte le istituzioni preposte nel fare il proprio dovere”. Di seguito a testa bassa il primo cittadino della cittadina salinara ha attaccato tutti coloro che affermano che “il mare è sporco o che lo sia anche la città: sono notizie false ed infamanti di alcune testate-ha concluso –quando parlo della mia città dico sempre che il mio paese è stretto tra mare e sale”.  Ruggero Ronzulli, Presidente Circolo Legambiente Margherita di Savoia ha colto l’occasione per proporre l’istituzione di un CEA (Centro di Educazione Ambientale),ha terminato il suo intervento dicendo che:”è necessario fare sistema per rete e sistema”.  Ciro Zeno, Responsabile Ambiente ATISALE ha spiegato l’importanza ecologica dell’ecosistema salina mettendo in rilievo:” l’estrema sostenibilità territoriale: l’interazione economica, ambientale e sociale valorizza il territorio ricco di grandi ed uniche peculiarità nel biosistema del bacino del Mediterraneo”.  Sebastiano Venneri, Responsabile Mare Legambiente Nazionale. ha mostrato con dati alla mano come è possibile coniugare sviluppo ambientale e turistico in un modello che fornisce presenze in una struttura di progettazione che, considerando a realtà salinara:”L’enogastronomia può diventare la porta per far conoscere un territorio veramente unico e spettacolare”. Antonio Capacchione, Presidente SIB Puglia (Sindacato Italiano Balneari), che solamente a Margherita di Savoia unisce 74 lidi, ha evidenziato l’importanza nel tempo dei lidi che forniscono servizi ai turisti.  Ruggero Matera, Comandante Corpo Forestale dello Stato Margherita di Savoia, parlando dei compiti peculiari del Corpo Forestale nel campo della tutela ambientale, della qualità dei prodotti agricoli ed alimentari ha mostrato come l’ecosistema della salina sia estremamente dinamica ed in buona salute. L’incontro è stato coordinato da Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia.


Entro i limiti anche l’unico prelievo effettuato in provincia di Foggia, nel comune di Vico del Gargano (località San Menaio, spiaggia altezza via San Menna).
Sono stati inoltre effettuati dei campionamenti in prossimità di alcune condotte di depuratori per verificare lo stato dei tratti di mare interessati. Dei tre campioni prelevati, a Rodi Garganico (Fg) presso la spiaggia Lido Ponente di Casa dei Templari, a Polignano a Mare (Ba) in località Lungomare Colombo e a Santa Cesarea Terme (Le) in località Malo Passo, nessuno ha fatto riscontrare cariche batteriche superiori ai limiti di legge.
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione» spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche». A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Puglia il COOU ha raccolto 8.471 tonnellate di olio usato - 2.980 in provincia di Bari, 2.582 a Taranto, 1.204 a Lecce, 1.092 a Foggia e 613 a Brindisi - evitandone così lo sversamento nell’ambiente.


L’ufficio stampa Legambiente Puglia e Corato

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